Nipote di un capo indiano e figlio di un giudice della Corte Suprema, Sam Peckinpah è stata una delle presenze più inquiete e indomabili di Hollywood: personalità ribelle e anarchica, per non dire dissennata, ha condotto una vita spericolata sia dal punto di vista personale che professionale: incurante delle convenzioni del cinema e delle regole delle major americane, modificò sostanzialmente il modo di girare il western e il thriller.
Entrato sin da giovane a stretto contatto con la violenza della Seconda Guerra Mondiale, laureatosi alla Fresno State University, dopo una breve carriera di interprete cinematografico, esordisce come regista per la televisione, dedicandosi subito al suo genere d'elezione, il western. Il passaggio al grande schermo avviene grazie all'amico, nonché maestro, Don Siegel, per il quale ha anche collaborato (non accreditato) alla sceneggiatura del cult fantascientifico L'invasione degli Ultracorpi, comparendo anche come interprete assieme alla moglie di allora, l'attrice Marie Selland (da cui divorzierà nel 1960).
L'anno seguente firma la sua prima regia per il cinema, La morte cavalca a Rio Bravo: naturalmente un western, ma dall'impostazione ancora molto tradizionale, in quanto pesantemente rimaneggiato dalla produzione (tanto che il regista lo ha rinnegato). Nel 1962 Sfida nell'alta sierra mostra già la portata rivoluzionaria e deflagrante del lavoro di Peckinpah, decisamente troppo sovversivo per essere accettato dalle major, come dimostrano i tagli subiti qualche anno dopo da Sierra Charriba, funestato anche dai continui litigi sul set con il protagonista Charlton Heston, e che causò all'autore un periodo di forzato esilio dal cinema.
Modificando le coordinate del cinema d'azione, il regista, sfidò continuamente la censura, proponendo di volta in volta storie cruente, caratterizzate da un forte realismo, dove la crudeltà la fa da padrona. I suoi protagonisti sono i vinti, personaggi solitari, tormentati e vendicativi. Il western diventa così un genere tutt'altro che epico, nel quale si sceglie di rappresentare la realtà umana impotente e triste di fronte a eventi drammatici e incontrollabili. È in questo periodo che Peckinpah realizza il suo capolavoro, Il mucchio selvaggio (1969), western crepuscolare e simbolico; caratterizzato da uno stile registico e da un montaggio ipercinetico (il film contiene ben 3643 inquadrature) arditi e sperimentali, dove l'utilizzo innovativo del ralenty sarà fonte di ispirazione per numerosi epigoni. Seguono l'ironico e demistificante La ballata di Cable Hogue (1970), e l'ineluttabile violenza di Cane di paglia (1971), con Dustin Hoffman, che cala la visione cinica e spietata del regista in atmosfere contemporanee.
Nel 1972 Peckinpah intraprende un sodalizio con Steve McQueen, che lo vorrà nel western lirico L'ultimo buscadero e nel thriller Getaway! tratto da un romanzo cult di Jim Thompson (e sceneggiato da Walter Hill), in cui un poliziotto e un ex galeotto insieme progettano una pericolosa rapina. Il ritorno al western crepuscolare avviene con Pat Garrett e Billy The Kid (1973), interpretato da James Coburn e Kris Kristofferson, e da un inedito Bob Dylan, e con il sanguinario Voglio la testa di Garcia (1974).
Logorato dalle abitudini di vita estreme e dallo smodato consumo di droga e alcol, entrato ormai in uno stato mentale al limite della follia, l'anarchico Peckinpah sperimenta nuovi generi, come l'eccentrico action Killer Elite; l'annichilente film di guerra La croce di ferro; l'insolito western contemporaneo Convoy - Trincea d'asfalto, di nuovo con l'altro suo attore feticcio, Kristofferson, e lo spionistico Osterman Weekend (1983), film testamento ancora una volta funestato da litigi con la produzione. Lo spericolato Sam Peckinpah morì l'anno dopo, stroncato da un infarto.
1970 Candidatura Miglior sceneggiatura originale per Il mucchio selvaggio
1978 Recitazione
1977 Regia
1973 Regia
1972 Regia
Il mucchio selvaggio, Getaway, il rapinatore solitario, Cane di paglia e le altre opere immortali del regista ribelle andranno a comporre la retrospettiva della 68° edizione del festival.
Nell'ambito del 56esimo Festival di Berlino, l'attore inglese e il regista polacco saranno insigniti di un premio alla carriera.