Massimo Troisi nasce nel 1953 a San Giorgio a Cremano, cittadina in provincia di Napoli che dedicherà alla sua memoria un Premio letterario e in suo onore una piazza che porta ancora oggi il suo nome. Un nome che i napoletani non hanno mai dimenticato, quello di Massimo: simbolo non solo di una comicità spontanea e semplice di cui la sua originale cinematografia fu impregnata ma anche una rigenerazione giovanilistica e solare di vecchie tradizioni napoletane, spesso da lui schernite con simpatica ironia, e di omaggi a due figure mitologiche del teatro e del cinema come Eduardo De Filippo e Totò.
Figlio di un macchinista ferroviario e di Elena Andinolfi, Massimo crebbe in una famiglia molto numerosa e l'atmosfera di un ambiente stretto ma accogliente si ritroverà in molti dei suoi film. Il suo amore per il cinema nasce dopo aver visto al cinema Roma, città aperta, il film del grande Roberto Rossellini che lo emozionò. Tuttavia la strada del cinema la percorre più tardi, dopo essersi diplomato come geometra e dopo aver vinto un premio locale di poesia ispirata alla figura di Pier Paolo Pasolini, uno degli autori che più apprezzava allora. Inizia nel 1969 a recitare in un teatro parrocchiale insieme ad alcuni amici tra i quali Lello Arena che gli farà da spalla accompagnandolo nell'arco di tutta la sua carriera.
Nel '72 lascia l'Italia per un intervento al cuore che subirà in America e per il quale verrà organizzata una colletta. Tornato riprende l'attività recitativa nel Centro Teatro Spazio, dove interpreta alcune recite tipiche della tradizione teatrale partenopea. Due anni più tardi fa coppia con Vincenzo Purcaro, che assumerà il nome d'arte Enzo Decaro e nel 1976 il duo diventa trio con l'ingresso di Arena: i Saraceni, che presto diventeranno La smorfia, ottengono enorme successo non solo nei teatri locali tanto da esibirsi a breve anche con interventi radiofonici e con sketch televisivi che li rendono riconoscibili e famosi.
Il primo film che segna il suo esordio alla regia, di cui è anche sceneggiatore e attore protagonista, è Ricomincio da tre: la commedia porta subito gli spettatori in un mondo fatto di una mimica nevrotica e di una serie di situazioni tipiche del teatro pirandelliano in cui l'immobilità lega i personaggi alle sue esistenze e di fronte alla quale l'unica fuga possibile è il riso un po' amaro, che le musiche di Pino Daniele, altro suo collaboratore fisso, sottolineano con pathos empatico. Il film viene subito apprezzato: ottiene due Nastri d'Argento (miglior regia esordiente e miglior soggetto) e due David di Donatello (miglior film e miglior attore) e si attesta al secondo posto nella classifica della stagione 1980-1981.
L'anno dopo dirige uno speciale televisivo per RaiTre Morto Troisi, viva Troisi!, con Marco Messeri, Lello Arena, Carlo Verdone e Roberto Benigni.
Lo stesso anno torna a recitare per il grande schermo, ancora insieme a Lello Arena, in No grazie, il caffè mi rende nervoso, in cui compare tra gli altri il sassofonista James Senese nella parte di se stesso.
Il 1983 è l'anno di Scusate il ritardo, nel quale Troisi inizia a delineare un "problematico" rapporto con le donne. L'anno dopo ripete il successo con Non ci resta che piangere, in cui al suo fianco compare Roberto Benigni, ma il film, basato su notevoli citazioni letterarie, storiche e cinematografiche, dotato delle fantasiose invenzioni e delle buffe gag del duo così bizzarramente assortito non piace alla critica.
Nel 1986 Troisi ha un piccolo ruolo nel film diretto da Cinzia Th. Torrini, Hotel Colonial. Ma sarà un altro regista a valorizzare le sue corde: Ettore Scola, che lo affiancherà a Marcello Mastroianni in Splendor (1988) e in Che ora è? (1989), per il quale verrà premiato con la Coppa Volpi, ex aequo con Mastroianni, alla Mostra del Cinema di Venezia e a Ornella Muti ne Il viaggio di Capitan Fracassa (1990), in cui interpreterà il suo amato Pulcinella.
Intanto non aveva smesso il ruolo di regista: nell'87 aveva infatti girato Le vie del Signore sono finite, nel quale recitava con un altro amico di sempre, Marco Messeri. Il film vinse il Nastro d'Argento per la Migliore Sceneggiatura.
Nel 1991 dirige Pensavo fosse amore, invece era un calesse, con Francesca Neri.
Poco dopo Massimo è costretto a tornare negli Stati Uniti per nuovi controlli cardiaci: lì apprende che deve sottoporsi con urgenza a un trapianto, ma, ostinato come sempre, decide di non rimandare le riprese del suo nuovo film. Proprio nel '94 recita la sua ultima parte, diretto da Michael Radford, ne Il postino, film che racconta la vita del poeta Neruda, interpretato magistralmente da Philippe Noiret, e la sua amicizia con un anonimo postino di Procida. Troisi termina a stento quest'ultimo film, nelle cui ultime scene una controfigura ha dovuto sostituirlo: 12 ore dopo la fine delle riprese viene colto da un attacco cardiaco nel sonno, a soli 41 anni.
Il film, candidato a cinque Premi Oscar (tra cui, per la quarta volta, Miglior Attore) vince solo quello per la Migliore Colonna Sonora (scritta da Luis Bacalov).
1996 Candidatura Miglior attore protagonista per Il postino
1996 Candidatura Miglior sceneggiatura non originale per Il postino
1995 Candidatura Miglior attore protagonista per Il postino
1990 Candidatura Miglior attore protagonista per Che ora è?
1981 Premio Miglior film per Ricomincio da tre
1981 Premio Miglior attore protagonista per Ricomincio da tre
1988 Premio Miglior sceneggiatura per Le vie del Signore sono finite
1981 Premio Miglior attore esordiente per Ricomincio da tre
1981 Premio Miglior regista esordiente per Ricomincio da tre
1981 Premio Miglior soggetto originale per Ricomincio da tre
2023 Recitazione
1994 Recitazione, Sceneggiatura
1992 Recitazione, Regia, Sceneggiatura, Soggetto
1990 Recitazione
FILM 1982
Recitazione, Regia, Sceneggiatura, Soggetto
Genere: Comico, Commedia
Adoro Totò e la sua capacità di improvvisazione, per me lui è lo Steve Jobs della comicità. Eduardo è un drammaturgo immenso che scriveva cose eccezionali. Troisi è il comico dei sentimenti perciò credo che tutti e tre mi abbiano …
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