Francesco Rosi nasce il 15 novembre 1922 a Napoli. Inizia la sua carriera durante la seconda guerra mondiale, quando lavora come illustratore di libri per bambini e collabora con Radio Napoli, dove conosce gli sceneggiatori Raffaele La Capra e Giuseppe Patroni Griffi, e l'attore Aldo Giuffré, insieme ai quali collaborerà spesso in futuro. Lavora poi brevemente nel teatro come assistente di Ettore Giannini. In questo periodo stringe amicizia con Giorgio Napolitano, attuale Presidente della Repubblica.
Inizia a lavorare nel cinema grazie a Luchino Visconti, che lo vuole come assistente alla regia per i film La terra trema, del '48, e Senso, del '53. Di questa collaborazione rimarrà una traccia in tutto il suo cinema per quanto riguarda la trattazione del mito, dei rituali e della potenza dell'irrazionale nei territori italiani. Lavora poi alla sceneggiatura di Bellissima (1951), sempre di Visconti, e di Processo alla città (1952), di Luigi Zampa, per poi passare dietro la macchina per terminare il film Camicie rosse, dopo l'abbandono di Goffredo Alessandrini - regista che era stato vicino al regime prima della guerra, e che non si è mai ripreso dopo il periodo dei 'telefoni bianchi'.
Dopo una lunga gavetta, nel '58 riesce finalmente a dirigere il suo primo lungometraggio, La sfida. Già da questo primo film si possono ritrovare i tratti distintivi del suo cinema: si sentono le influenze neorealiste e del noir americano, in più, essendo ispirato ad un fatto di cronaca napoletana contemporaneo, riesce a creare una forza drammatica data dalla riconoscibilità dei personaggi per il pubblico. L'anno successivo dirige Alberto Sordi in I magliari, del quale cura la sceneggiatura insieme a Suso Cecchi D'Amico e Patroni Griffi. In questo film perfeziona la sua padronanza degli insegnamenti neorealisti, e consolida il territorio del Sud Italia come luogo preferito per ambientare le sue storie. Per chi fosse interessato, il film è stato restaurato nel 2009 dalla Cineteca di Bologna e dal Museo del Cinema di Torino.
Il successo arriva però nel 1962, quando Rosi, nuovamente insieme alla sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico - e Mario Serandrei al montaggio - scrive e dirige Salvatore Giuliano, sulla vicenda che ha portato il bandito siciliano alla morte nel luglio del 1950. Questo film è una tappa importante nella carriera di Rosi, poiché inaugura il filone dei film inchiesta, che segnerà il resto della sua carriera. Per film-inchiesta s'intende la trattazione di temi di cronaca contemporanea, ma anche l'utilizzo di materiali provenienti da varie sorgenti, o costruiti con schemi differenti - intervista, cronaca da telegiornale, ecc. - e una certa scomposizione spazio temporale che rende le vicende non lineari e in parte aperte. Grazie al successo di questo film l'anno successivo Rosi torna alla regia con Le mani sulla città, denuncia coraggiosa sulle collusioni tra stato e imprese edilizie a Napoli. Nel film recita Rod Steiger, e la pellicola vince un Leone d'Oro al Festival di Venezia del '63. Questi due film saranno i punti di riferimento per il cinema politico italiano successivo. Con Le mani sulla città inizia inoltre il sodalizio con Pasqualino De Santis, qua ancora accreditato come Operatore, che da Il momento della verità (1965) in poi diventerà Direttore della Fotografia in tutti i progetti di Rosi.
Nel '67 abbandona momentaneamente il genere per occuparsi di una storia più rilassata e fantastica, C'era una volta..., nel quale recitano Sophia Loren e Omar Sharif, il quale sostituisce Marcello Mastroianni, cui era stata affidata inizialmente la parte. Il film non ottiene un grosso successo, quindi Rosi torna al suo genere dirigendo Uomini contro, del '70, sul disastroso attacco delle truppe italiane contro gli austriaci durante la Prima Guerra Mondiale. Da notare la collaborazione alla sceneggiatura di Tonino Guerra, col quale Rosi stringe un sodalizio negli anni successivi. Nel '71 raggiunge nuovamente il successo con Il caso Mattei, sulla morte del presidente dell'Eni in un incidente aereo sospetto del '60. Nel film recita Gian Maria Volontè, spesso protagonista dei film inchiesta di quegli anni. La pellicola è presentata a Cannes nel '72, dove Rosi vince una Palma d'Oro, a pari merito con Elio Petri per La classe operaia va in paradiso, altro film politico - anche questo con Gian Maria Volontè.
Durante gli anni di piombo la critica cinematografica di sinistra - capitanata da Goffredo Fofi sulla rivista Ombre Rosse - si schiererà sempre di più contro i lavori di Rosi - come contro Petri, Montaldo, Damiani - considerati non abbastanza a 'sinistra'. Rosi, del resto, pur condividendo la preoccupazione per la direzione dell'Italia e uno spirito si sinistra, ha sempre mantenuto una certa distanza da un cinema politico apertamente legato ai movimenti post sessantottini. Il '73 è la volta di Lucky Luciano, incentrato sulla figura del boss della mala italoamericana a New York, rispedito in Italia nel '46 come indesiderabile. Protagonista del film nuovamente Gian Maria Volontè, affiancato da Rod Steiger. La sceneggiatura è scritta da Tonino Guerra. Nel '76 dirige invece Cadaveri eccellenti, vincitore di due David di Donatello, nel quale appare l'attore svedese Max Von Sydow. Nel '79 è prodotto da RAI2 per l'adattamento di Cristo si è fermato a Eboli, dal romanzo omonimo di Carlo Levi, interpretato sempre da Volontè. Il film ha un notevole successo.
Nel '81 dirige Philippe Noiret, Michele Placido e Vittorio Mezzogiorno in Tre fratelli, il quale riceve una nomination agli Academy Awards come Miglior film straniero, che però non porta a casa. Abbandona poi brevemente l'inchiesta per dirigere l'adattamento della Carmen, scritto sempre con Guerra, che viene interpretata dal tenore Placido Domingo. In questi anni lavora poi all'adattamento del romanzo di Primo Levi La tregua, progetto che però abbandona a causa del suicidio dello scrittore, avvenuto nel '87. Dirige invece Cronaca di una morte annunciata, tratto dal romanzo di Gabriel Garcìa Màrquez, girato in Venezuela, con nel cast Rupert Everett, Gian Maria Volontè, Ornella Muti e Lucia Bosè. Dirige poi il thriller Dimenticare Palermo (1990), con James Belushi, Mimi Rogers, Vittorio Gassman, Philippe Noiret e Giancarlo Giannini. Questi due film non ottengono il successo sperato, e terminano idealmente la carriera del regista.
L'ultimo progetto che Rosi porta a termine è La tregua, ripreso in mano a dieci anni dalla scomparsa di Primo Levi, nel 1997. Protagonista del film è l'attore statunitense John Turturro, e la pellicola ottiene un ottimo successo. Dopo questo film Rosi abbandona la regia cinematografica, per tornare al teatro, con il quale aveva iniziato. Nel 2008 Paolo Sorrentino ha voluto ringraziarlo nei crediti del film Il divo, vincitore del Prix du Jury a Cannes in quello stesso anno.
1972 Premio Grand Prix du Festival International du Film per Il caso Mattei
2012 Premio Leone d'oro alla carriera
2008 Premio Orso d'oro alla carriera
2006 Premio David del 50° anniversario
1997 Premio Miglior film per La tregua
1997 Premio Miglior regista per La tregua
1997 Candidatura Miglior sceneggiatura per La tregua
1985 Premio Miglior regista per Carmen
1985 Premio Miglior film per Carmen
1985 Premio Premio Alitalia per Carmen
2016 Recitazione
1997 Regia, Sceneggiatura
1990 Regia, Sceneggiatura
1987 Regia, Sceneggiatura
Il grande maestro recentemente scomparso è stato dimenticato nella notte degli Oscar. Ma ora uno dei suoi capolavori più celebrati è arrivato in alta definizione, un'edizione di alta qualità tecnica e soddisfacente nei contenuti speciali.
La Berlinale inserisce in programma la pellicola diretta da Rosi nel 1970, liberamente ispirata al romanzo di Emilio Lussu Un anno sull'Altipiano.
Nell'imponente archivio foto di set, manifesti originali e documenti inediti come appunti e schizzi di lavorazione
I film di Francesco Rosi hanno rappresentato un acuto strumento di indagine sui lati più ambigui della società e della politica italiane: rendiamo omaggio alla carriera del compianto regista napoletano con un'analisi di quattro capisaldi del suo rigoroso cinema di denuncia.
Oggi e domani Sky Cinema rende omaggio al grande maestro del cinema appena scomparso.