È nato in uno dei tipici paesini americani nei quali sono ambientati i suoi film, ma ha passato la giovinezza traslocando da uno stato all'altro, perché suo padre, ricercatore scientifico, veniva trasferito spesso. Ha frequentato molti istituti d'arte, e dopo i ventuno anni s'è sposato con Peggy Lentz e ha dato alla luce la sua prima figlia, Jennifer (che da grande dirigerà un film controverso e chiacchieratissimo come Boxing Helena).
Durante gli anni in cui frequenta l'istituto d'arte in una zona particolarmente violenta e malfamata di Philadelphia, Lynch incomincia a sviluppare gli elementi inquietanti e stranianti del suo stile, ispirato all'arte avanguardistica e sperimentale e in particolare ai dipinti di Francis Bacon. Quando è ancora all'accademia realizza Il suo primo cortometraggio, Six Figures Getting Sick, che viene premiato nel concorso di fine anno. I corti seguenti, The Alphabet e The Grandmother, continuano a essere caratterizzati da un'impostazione astratta che appartiene più alla video-arte.
Questo humus fermenterà nel suo lungometraggio d'esordio Eraserhead - La mente che cancella (1977), inizialmente finanziato dall'American Film Institute, ma realizzato soltanto sei anni dopo, a causa di problemi finanziari che lo costringono persino a vendere la casa. Girato interamente in bianco e nero, e ispirato alle esperienze inquietanti maturate durante il soggiorno a Philadelphia, è un'opera onirica e sconvolgente, che ha suscitato i commenti entusiastici di registi come Stanley Kubrick e George Lucas.
Alla disperata ricerca di fondi per finanziare il suo nuovo progetto, Lynch li trova inaspettatamente nel re della commedia demenziale Mel Brooks: il risultato è un'altra opera intensa, girata in un bianco e nero espressionista, The Elephant Man (1980), tratto dalla vera storia dell'uomo deforme John Merrick, vissuto in epoca vittoriana, di cui decide di prendersi cura un compassionevole medico, interpretato da Anthony Hopkins. Il film, umanissimo e straziante, viene candidato a ben otto premi Oscar, tra cui quello per miglior film, regia e attore protagonista.
Dopo il passo falso del kolossal di fantascienza Dune (1984), tratto dall'omonimo romanzo di Frank Herbert, funestato da problemi con la produzione di Dino De Laurentiis, il regista decide di abbandonare la strada del cinema commerciale, per gettarsi a capofitto nelle proprie ossessioni personali. Ne esce fuori un capolavoro: Velluto blu (1986), abbacinante incursione nel cinema noir, viaggio nelle ossessioni più torbide dell'inconscio, reso eccezionale anche dalle interpretazioni di Isabella Rossellini, nei panni della femme fatele e di uno psicopatico Dennis Hopper, nonché della colonna sonora straniante firmata da Angelo Badalamenti, che sarà il marchio di fabbrica della futura filmografia di Lynch.
Inizia uno dei periodi creativamente più fervidi per il regista, che nelle successive opere matura una visione unica, sviluppando temi e suggestioni ricorrenti, legati alla psicanalisi, all'elaborazione del genere noir, al surrealismo, all'arte d'avanguardia. Lynch dà vita a un immaginario personalissimo, una sorta di unicum che si espande progressivamente nel corso della sua filmografia, con titoli intimamente collegati tra loro. Tassello fondamentale è però anche una serie televisiva, divenuta uno dei più straordinari fenomeni popolari dell'epoca, I segreti di Twin Peaks (1990-1991), prodotta da Mark Frost per la ABC.
Ambientato in una sperduta cittadina di montagna (come quelle in cui è nato il regista), la serie inizialmente si sviluppa come la più classica delle strutture della detective story, con protagonista l'agente FBI Dale Cooper, chiamato a indagare sull'omicidio di un'adolescente; tanto è che il tormentone diffusosi tra gli spettatori italiani è stato lo slogan pubblicitario "Chi ha ucciso Laura Palmer?". Ma, in seguito, gli episodi deviano in una direzione grottesca e visionaria, con l'inserimento di elementi soprannaturali e surrealisti (il celebre nano che appare a Cooper), fino a un epilogo decisamente criptico. Viene anche realizzato un prequel in forma di lungometraggio, incentrato sugli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer, Fuoco cammina con me (1992), che però si rivela un flop, mentre Lynch e il produttore Mark Frost realizzano un'altra serie, On the Air, che invece non ebbe successo e fu cancellata dalla programmazione televisiva.
Ma in questi anni ad assorbire gran parte delle energie dell'autore è un altro lungometraggio, Cuore selvaggio (1990), ennesima rielaborazione degli stilemi del noir, contaminato ancora una volta da suggestioni soprannaturali e oniriche e interpretato da Nicolas Cage e dall'attrice feticcio Laura Dern, che viene premiato con la Palma d'Oro a Cannes. Dello stesso tenore, ovvero a metà strada tra il crime movie e la deriva sperimentale, è l'intricato Strade perdute (1997), con protagonisti Bill Pullman e Patricia Arquette, che affronta ancora una volta il tema psicanalitico del doppio. Dopo un opera così ingarbugliata, la cui struttura narrativa a incastro è stata paragonata a quella di un "Nastro di Möbius", il regista spiazza tutti e realizza il suo film dall'intreccio più semplice, essenziale, e lineare - apparentemente tra i più distanti della sua poetica, Una storia vera (1999): di nuovo un road movie, ma stavolta dal tono intimo e crepuscolare, con protagonista l'anziano Richard Farnsworth, che attraversa l'America su di un tosaerba per trovare il fratello in fin di vita.
Alla fine degli anni Novanta la ABC contatta di nuovo Lynch per realizzare un'altra serie televisiva, ma il pilot realizzato dall'autore non viene accettato dai dirigenti della rete. Il regista adatta il girato per realizzare un nuovo lungometraggio, Mulholland Drive (2001), acclamato dai fan e premiato con la Palma d'oro per la miglior regia al Festival di Cannes. Sorta di affascinante summa del cinema dell'autore, il film riprende dal precedente Strade perdute le atmosfere dark e la struttura del racconto a "Nastro di Möbius", incastrando l'una dentro l'altra due storie con protagoniste le eccezionali Naomi Watts e Laura Harring.
In seguito Lynch si dedica ad alcuni progetti minori, interessato in particolare a sperimentare le nuove potenzialità del digitale e della distribuzione on line, attraverso il suo sito DavidLynch.com: la grottesca web-serie Rabbits, con protagonisti degli inquietanti conigli giganti, e la serie di corti Darkened Room e Dumb Land. Si tratta del banco di prova per la sua opera seguente, in cui per la prima volta il regista esplora i confini del cinema digitale. Ne esce fuori il monumentale e fluviale Inland Empire - L'impero della mente (2006), dove ritrova alcuni interpreti feticcio come Laura Dern e Justin Theroux per spingersi questa volta oltre il limite del cinema narrativo e approdare nella video-arte astratta. Questo enigmatico esperimento - che ha suscitato vivaci dibattiti e reazioni contrastanti da parte della critica - è stato presentato al Festival di Venezia, dove Lynch è stato anche insignito del Leone d'oro alla carriera.
Lynch ha anche altri interessi oltre al cinema: suona, disegna vignette comiche, dipinge (una sua mostra è stata presentata anche al MOMA di New York), realizza composizioni dinamiche con elementi come formiche vive o carne putrefatta e spesso disegna anche le abitazioni e le scenografie dei suoi film. Un artista geniale, ma indubbiamente eccentrico: le edizioni in DVD dei suoi film non sono divise in "capitoli" per sua esplicita richiesta, e questa e altre sue stranezze hanno ormai creato un personaggio mitico, tra i più particolari della storia del cinema, nonostante gli attori che hanno lavorato con lui abbiano sempre riferito di essersi trovati molto bene e a proprio agio.
2002 Candidatura Miglior regia per Mulholland Drive
1987 Candidatura Miglior regia per Velluto Blu
1981 Candidatura Miglior regia per The Elephant Man
1981 Candidatura Miglior sceneggiatura non originale per The Elephant Man
2002 Candidatura Miglior sceneggiatura per Mulholland Drive
2002 Candidatura Migliore regia per Mulholland Drive
1987 Candidatura Miglior sceneggiatura per Velluto Blu
1981 Candidatura Miglior regista per The Elephant Man
2001 Premio Miglior regia per Mulholland Drive
1990 Premio Palma d'oro per Cuore selvaggio
2017 Recitazione
2015 Recitazione
2014 Regia, Recitazione
2009 Produzione
SERIETV 1990
Soggetto, Produzione, Sceneggiatura, Regia, Recitazione
Genere: Drammatico, Fantastico, Crime, Commedia, Horror
FILM 2006
Regia, Montaggio, Produzione, Sceneggiatura, Soggetto
Genere: Drammatico, Thriller
Avrei voluto veder accadere cose nella mia vita. Sapevo che niente era come sembrava, ma non riuscivo a trovarne una prova.
Il regista di Mulholland Drive ha specificato che non annuncerà mai definitivamente il proprio ritiro.
David Lynch ha rivelato in una nuova intervista che gli è stato diagnosticato un enfisema, il regista non può più uscire o stare sul set.
Una cospicua donazione fatta dal regista di Pulp Fiction e da altri grandi registi come Lynch avrebbe salvato lo storico cinema
Il regista di Mulholland Drive fa mea culpa e ammette il flop dell'adattamento di Frank Herbert del 1984.
Alla fine, il regista ha svelato come promesso il suo tanto atteso ritorno e la sua nuova collaborazione artistica