Nato a Toronto, figlio di un giornalista e di un'insegnante di pianoforte, si iscrive all'Università di Toronto in scienze per poi laurearsi invece in letteratura inglese. Definito "sovrano dell'horror venereo", "amante del sangue", già a dodici anni scriveva piccoli racconti horror.
Dopo aver realizzato quattro cortometraggi - tra cui Transfer (1966) e From the Drain (1967) - esordisce al lungometraggio con lo sperimentale Stereo (1969), flusso ininterrotto di immagini accompagnate da una sola voce narrante, in cui Cronenberg affronta già alcuni temi tipici della sua poetica, come l'interesse per il genere horror e sci-fi e le riflessioni sul rapporto tra la mente e il corpo. Segue un'altra opera indipendente, Crimes of the future (1970), fino alla prima produzione importante nel 1975 con Il demone sotto la pelle, che rappresenta al contempo un omaggio ai B-movies del passato (nel film compare, fra l'altro, l'icona del cinema horror anni Sessanta e Settanta come Barbara Steele), quanto il suo primo tentativo compiuto di esplorare il tema del corpo, caratteristico di tutta la sua futura filmografia. Sono dello stesso tenore anche titoli immediatamente successivi, come Rabid, sete di sangue (1977) e Brood - La covata malefica (1979), horror a basso costo, dove torna in maniera ossessiva la presenza di esperimenti medici che deformano il corpo, causando la mutazione della carne e dell'identità umana.
Le teorizzazioni di Cronenberg si fanno più compiute negli anni Ottanta con il dittico Scanners (1981) e Videodrome (1983), con un memorabile James Woods, dove il tema della mutazione dell'individuo viene analizzata in rapporto alle nuove tecnologia, e associata anche a un'aspra critica della società dei media e della spettacolarizzazione di massa.
L'autore si avvicina, ma solo relativamente, a prodotti dalla maggiore impronta hollywoodiana con i due film successivi di fantascienza: La zona morta (1983), con un allucinato Chistopher Walken, nel quale Cronenberg sviscera il soggetto originale tratto da un romanzo di Stephen King per riproporre tutta la sua visione critica del sistema; e il film di culto La mosca (1986), remake di un classico degli anni Cinquanta, dove si affida allo scienziato Jeff Goldblum per documentare ancora la deriva del corpo umano mutante, stravolto dall'abuso della scienza e della tecnologia.
Sono gli anni in cui Cronenberg porta alla piena maturazione la sua poetica unica e visionaria, con titoli che rappresentano in qualche modo la "summa" del suo cinema: Inseparabili, del 1988 (che segna anche l'inizio del sodalizio con il suo abituale direttore della fotografia Peter Suschitzky), straordinaria riflessione sul tema del doppio, ancora una volta incardinata nella dimensione corporea, e affidata a uno sbalorditivo Jeremy Irons nel ruolo di due gemelli ginecologi; e il visionario Il pasto nudo (1991), criptica traduzione visiva del romanzo sperimentale di William Burroughs, con un monumentale Peter Weller. Il tema dell'ambiguità e della mutevolezza del corpo si cala in un contesto più esplicitamente sessuale nello spiazzante M. Butterfly, personalissima rivisitazione dell'opera di Puccini, in cui il regista torna a servirsi di un immenso Irons.
La metà degli anni Novanta coincide con un maggiore interesse nei confronti delle distorsioni della tecnologia come dimostrano il controverso e torbido Crash (1996), Premio Speciale a Cannes, uno dei più emblematici manifesti della poetica della "nuova carne", che celebra la fusione (anche erotica) tra uomo e macchina; e l'allucinatorio eXistenz (1999), Premio per il contributo artistico al Festival di Berlino, in cui l'ambito di indagine si estende ai territori della realtà virtuale e della costruzione digitale del corporeità.
Le atmosfere kafkiane e i labirintici meandri della mente dominano, invece, in Spider (2002), tratto dal romanzo di Patrick McGrath e fondato sull'interpretazione inquieta di Ralph Fiennes nei panni di uno schizofrenico.
Le successive opere realizzate nel nuovo millennio rappresentano senz'altro una svolta, almeno parziale, nella poetica di Cronenberg, che ha realizzato alcuni progetti per conto di grosse major e pare avere abbracciato uno stile più classico e lineare. Così è per il dittico costituito da A History of Violence (2005) - trasposizione di un graphic novel di John Wagner - e La promessa dell'assassino (Eastern Promises) (2007), nei quali il regista ha scelto come suo nuovo attore feticcio lo scabro e ruvido Viggo Mortensen. Si tratta in entrambi i casi di una rielaborazione del genere noir, incentrati sul significato e sul valore della violenza, in cui, nonostante la classicità della confezione, continua a emergere il tipico immaginario corporeo del regista.
David Cronenberg si è sposato due volte: la prima con Margaret Hindson (1970-1971), da cui ha avuto la figlia Cassandra - che è spesso aiuto regista dei suoi film - e la seconda con la produttrice e regista Caroline Zeifman, con cui ha messo al mondo altri due figli, Caitlin e Brandon, anch'essi impiegati nel mondo dello spettacolo.
Il regista ama comparire in alcuni cameo nelle sue opere, ma ha recitato come attore anche in altri film, tra cui Tutto in una notte, Da morire, Extreme Measures - Soluzioni estreme e Resurrection.
2018 Premio Leone d'oro alla carriera
2006 Candidatura Miglior film straniero per A History of Violence
2005 Premio Premio Billy Wilder per eccellenza alla regia
2008 Candidatura Miglior film straniero per La promessa dell'assassino
1990 Candidatura Miglior sceneggiatore per Inseparabili
1987 Candidatura Miglior regista per La mosca
1984 Candidatura Miglior regista per La zona morta
2007 Candidatura Miglior Regista per La promessa dell'assassino
2007 Candidatura Migliore regia per La promessa dell'assassino
2011 Premio Tribute Award
2023 Recitazione
2022 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2014 Regia
2012 Regia, Sceneggiatura
Il mio dentista l'altro giorno mi ha detto: ho già abbastanza problemi nella mia vita, perchè dovrei vedere i tuoi film?
Quando faccio arte, non ho assolutamente responsabilità sociali di alcun tipo: è come sognare.
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