What We Do In The Shadows, la sit-com mockumentary creata da Jemaine Clement, si concluderà con la fine della sesta stagione lunedì prossimo. Lo show è basato sull'omonimo film di Clement e Taika Waititi, che segue un trio di vampiri mentre si imbattono in una serie di stranezze e tentano a malincuore di conquistare gli Stati Uniti.
Waititi, che ha co-scritto, co-diretto e interpretato il film originale, ha recentemente concesso un'intervista a Entertainment Weekly per parlare della conclusione dell'amato show in onda su FX (in Italia è disponibile su Disney+).
Riconoscendo di essere orgoglioso del successo che ha ottenuto, Waititi, che è produttore esecutivo della serie, ritiene che lo show abbia fatto il suo tempo e si sta ora concentrando su altri progetti: "È durato fin troppo, ma ne sono orgoglioso", ha dichiarato Waititi. "Mentre giravamo il film avevo detto a Jemaine [Clement]: 'Mi sembra un'idea di cinque minuti che stiamo allungando in un film'. Poi abbiamo fatto sei stagioni della stessa idea".
Il regista ha poi ricordato le difficoltà per ottenere il via libera per la versione cinematografica: "Quel film è stato rifiutato da ogni studio a cui io e Jemaine l'abbiamo proposto, perché abbiamo detto: 'Costerà un milione di dollari', e ogni studio ha risposto: 'Non sappiamo nemmeno come fare un film per una cifra così bassa'", ha raccontato Waititi.
What We Do in the Shadows: tutto pronto per il gran finale nel trailer della sesta e ultima stagione
"Così ci hanno chiesto: 'Chi c'è nel film? Chi ci sarà?'. E noi volevamo prendere Johnny, e loro pensavano parlassimo di Johnny Depp, ma in realtà intendevamo il nostro amico Johnny Brugh. È un architetto del paesaggio. Si occupa di paesaggistica ad Auckland".
Waititi, che ha fatto un cameo in diversi episodi di What We Do in the Shadows, ha confessato sfacciatamente che il suo aspetto preferito della serie è stato il suo approccio relativamente poco impegnativo: "Il mio ricordo preferito è stato quello di non dover mettere i denti da vampiro e di farlo fare ad altre persone", ha detto. "Questa è stata probabilmente la cosa che mi è piaciuta di più. E anche il fatto che questi ragazzi erano forse più divertenti di noi".