Secondo Carlo Verdone, regista del film, Troppo Forte è una pellicola riuscita a metà, in parte anche a causa della peculiare performance di Alberto Sordi. Quest'ultimo volle marcare il ruolo con una parlantina simile a quella di Ollio, che richiamava anche il personaggio di Mario Pio, ovvero la creazione dell'attore che più aveva contribuito al suo successo, ottenuto tramite la radio nel secondo dopoguerra.
Questa scelta in parte pregiudicò l'opinione di Verdone nei confronti della sua opera: "Io devo molto a Sordi, ho la massima stima di lui ma credo che in quel film abbia sbilanciato l'intero racconto [...] ha buttato un po' in farsa quello che era uno sguardo ironico già abbastanza forte per conto suo sul mondo dei coatti romani."
"Ha dato un tono farsesco che non si sposava con i personaggi che avevo scelto e con il tono di regia che avevo deciso. [...] è un film riuscito a metà perché siamo andati su binari diversi: Sordi è andato da una parte e io ho proseguito sull'altra." Ha concluso Verdone.
Troppo forte parla di una Roma preda di "un'estate torrida, desolata, deserta..." e questa, a quanto pare, fu una precisa e voluta scelta stilistica di Verdone. L'attore romano voleva trasmettere agli spettatori "l'idea di una realtà squallida, calda, opprimente", questo fu possibile grazie ad un particolare metodo di riprese: "niente camera fissa e primi piani, ma inquadrature mobili, tagli all'americana".