Tre metri sopra il cielo torna in TV, stasera su La5 alle 21:10, riportando un po' della magia (ora nostalgia) che contagiò, nel 2004, una generazione intera di ragazzini, quella dei famosi "lucchetti dell'amore" di Ponte Milvio, usanza che trae origine proprio dal film che definitivamente lanciato la carriera di Riccardo Scamarcio.
Primo film del regista Luca Lucini, tratto dall'omonimo romanzo di Federico Moccia, Tre metri sopra il cielo è la storia di due ragazzi, Roberta "Babi" Gervasi (Katy Saunders) e Stefano "Step" Mancini (Riccardo Scamarcio). Provengono da due realtà completamente diverse: lei ha 18 anni, è una studentessa ambiziosa, ha un buon rapporto con i suoi genitori e ha tanti amici tra cui Pallina, quella a cui è più legata e a cui confida tutto. Step ha 19 anni è un tipo turbolento, che passa il tempo tra corse di moto clandestine e piccoli furti, i suoi amici sono tutti teppisti, anche Pollo, con cui ha un rapporto molto stretto. Babi e Step si incontrano per caso e nonostante le differenze si innamorano.
Nulla di originale, sia chiaro, tanto dalla storia quanto dalla regia, che un po' si ispira un po' scimmiotta i teen movie americani classici. Eppure è stato quel magico miscuglio di "già visto e già sentito", insieme alla colonna sonora piena di tormentoni, da Sere Nere di Tiziano Ferro a E se ne va de Le Vibrazioni, a regalare una fortuna quasi inimmaginabile al film. Chiamatelo, se vi va, potere dell'essere riconoscibili più che innovativi, con quella storia d'amore che pesca a piene mani sulla superficie di capolavori immortali come Romeo e Giulietta e di mode che furono, come Il tempo delle mele. Eppure, a dispetto della scarsa originalità, Tre metri sopra il cielo ha avuto vita molto lunga anche dopo i suoi 100 minuti, con un sequel del 2007, Ho voglia di te, ancora tratto da un romanzo di Moccia, e addirittura con un remake spagnolo, Tres metros sobre el cielo, di tale successo da replicare anche il sequel, Tengo ganas de ti.