La recente uscita di To Be Hero X, un anime finemente realizzato in collaborazione tra alcuni studi di animazione cinese e Aniplex, ha rappresentato molto più di una semplice premiere: è diventata una vera e propria sfida per l'industria anime giapponese.
To Be Hero X: un risveglio epocale dell'industria anime
Presentato in modo spettacolare, To Be Hero X segue un franchise antalogico già avviato, To Be Hero, ma solo di recente fa parlare di sé: con To Be Hero X ripercorre i criteri di un dònghuà, ovvero lo stile di animazione cinese, nonostante sia stato creato insieme ad autori giapponesi e al massiccio studio d'animazione Aniplex (Kill la Kill, Full Metal Alchemist).

La tecnica mista di animazione 2D e 3D, che ricorda il celebre Arcane, ha attirato l'attenzione di spettatori e critica, non solo per le sue sequenze mozzafiato ma anche per il messaggio che veicola, spingendo molti a domandarsi se questo è il risultato ad abbracciare nuove visioni e tecnologie, forse avrebbe senso continuare su questa strada. La serie riesce a fondere una narrazione avvincente con un'estetica ricercata, trasmettendo un senso di urgenza per rinnovare un settore che, nonostante la sua fama globale, spesso fatica a rispondere alle aspettative di un pubblico sempre più esigente e internazionale.
To Be Hero X ha dato prova di essere la dimostrazione che l'industria anime può evolversi senza perdere la sua anima, pur attingendo da tradizioni che da sempre la contraddistinguono. Ora gli addetti al lavoro stanno già valutando la possibilità di una sinergia tra rispetto per le radici culturali dell'animazione giapponese, ma anche innovazione tecnologica. Anche se viene da fuori.