The Apprentice, il regista Ali Abbasi: "Non riesco ancora a capire il flop ai box office"

Ali Abbasi, in una recente intervista, ha ammesso che non ha ancora capito l'accoglienza negativa riservata ai box office al film The Apprentice.

Una foto del film The Apprentice

Ali Abbasi, regista del film con protagonista Sebastian Stan, ha ammesso che non riesce ancora a capire il motivo per cui The Apprentice non abbia ottenuto migliori risultati ai box office.
Il progetto che racconta la storia di Donald Trump, recentemente rieletto presidente degli Stati Uniti, aveva tra i suoi interpreti anche Jeremy Strong nella parte di Roy Cohn, Maria Bakalova che ha interpretato Ivana Trump, e Martin Donovan nei panni di Fred Trump.

Il flop di The Apprentice

Intervistato da The Playlist, Ali Abbasi ha spiegato: "Sono deluso e sconvolto dall'accoglienza riservata a The Apprentice negli Stati Uniti. Ciò che mi sconvolge realmente è che il film sia considerato controverso. L'ho detto molte volte, non lo capisco ancora".
Il regista ha quindi aggiunto: "Stai facendo i conti con qualcuno che è tipo la voce del Controverso a Livello Mondiale, Donald Trump. Non so cosa ci sia di controverso nel film".

The Apprentice Ali Abbasi Sebastian Stan Maria Bakalova Cannes 2024
Abbasi con le star di The Apprentice

Nonostante abbia incassato solo 12 milioni di dollari ai box office di tutto il mondo, The Apprentice ha ottenuto percentuali di recensioni positive molto alte su Rotten Tomatoes, dove i pareri a favore del progetto cinematografico da parte della critica sono a quota 83% e quelli degli spettatori sono pari all'84% delle opinioni condivise sul sito.

The Apprentice e Roy Cohn: l'anima nera dell'America di Trump

I possibili motivi del flop

The Apprentice è stato distribuito nelle sale poco prima delle elezioni presidenziali ed è stato attaccato dai supporter del miliardario, che ne hanno criticato il ritratto non positivo offerto dalla storia proposta sul grande schermo. Secondo alcuni esperti, inoltre, il film avrebbe pagato le conseguenze dell'esposizione mediatica del miliardario nelle settimane che hanno preceduto le elezioni, sostenendo che gli spettatori non fossero particolarmente interessati ad assistere al racconto della sua giovinezza.