La nuova serie tv Sky Original, Romulus, fa parlare di sé... in protolatino. Durante la nostra intervista, Andrea Arcangeli e il resto del cast ci hanno svelato come possa essere stato avventuroso parlare in questa lingua così antica.
Abbiamo visto i primi due episodi di Romulus con il cast della serie - ricordiamo che Romulus va in onda su Sky e in streaming su NOW TV ogni venerdì, in prima serata, dal 6 novembre - e abbiamo parlato anche delle motivazioni che hanno spinto il regista, Matteo Rovere, a scegliere di far recitare i suoi attori in lingua originale (originale per davvero): infatti Romulus è stata originariamente recitata in protolatino e successivamente ridoppiata. Così, tra le curiosità interessanti che sono emerse dagli interventi degli attori e del regista, c'è un'antropologica rivelazione: quanto può essere difficile recitare in una lingua semi sconosciuta in una serie tv?
"Abbiamo dovuto chiedere l'intervento a numerosi antropologi, linguisti e archeologi per il protolatino", ha detto Rovere. "Insomma, stiamo pur sempre parlando di una lingua di cui, ancora oggi, si sa ancora poco. Ma visto che partivamo dall'intenzione di realizzare una serie che fosse più fedele possibile a quel mondo, pur lasciando spazio alla fantasia, allora ci siamo fatti aiutare dagli esperti del settore."
Andrea Arcangeli, che nella serie interpreta Yemos, ha aggiunto la sua esperienza, svelando quanto possa essere stato audace (ma anche faticosa) la scelta di calarsi a tal punto nel mondo di Romulus:
"È proprio una caratteristica della serie, far sì che noi attori fossimo i primi a essere completamente convinti del ruolo che stavamo interpretando", ha detto Arcangeli. "Dovevamo credere ciecamente in quello che stavamo facendo, anche io mi chiedevo costantemente se in quegli abiti da guerriero riuscissi a essere credibile o sembrassi soltanto un ragazzo di Pescara con indosso una tunica. Credo che ci siamo riusciti, ma non è stato per niente facile. I doppiatori che ci hanno ridoppiato in italiano hanno fatto un lavoro davvero eccellente e impressionante, le loro voci calzavano davvero a pennello sopra le nostre che parlavamo in protolatino. Ma noi ci dovevamo scontrare non solo col fatto di cercare di emozionare attraverso questa lingua sconosciuta, ma anche cercare di non ridere. C'erano alcune allitterazioni che, confesso, ci hanno messo a dura prova. Per esempio, quando a un certo punto dovevamo dire "latte e frutta". Sapete come si dice? Ecco, si dice "Lakkaka poma". Provate a rimanere seri nel dirlo."