In questa annata in cui è mancata la grandissima affermazione in termini di quantità di nomination (The Departed - Il bene e il male, il vincitore, che ha anche catturato il maggior numero di statuette, ne ha ricevute quattro, di cui solo una tecnica, quella per il montaggio), ogni premio nelle categorie tecniche ha fatto storia a sé. Salta all'occhio il risultato ottenuto da Il labirinto del fauno, che ha fatto di Guillermo Del Toro, che pure se ne è tornato a casa a mani vuote, mancando l'Oscar per il miglior film straniero, quello dei tre amigos messicani cui è andata di gran lunga meglio la scorsa notte (Babel ha vinto solo per la colonna sonora, I figli degli uomini è rimasto al palo). Per il film di Del Toro sono arrivati il premio per le scenografie, per il trucco e per la fotografia. Se indubbiamente il film eccelle in tutti questi dipartimenti, spiace un po' vedere l'ultimo Oscar della lista, quello per la fotografia, non finire in mano a Emmanuel Lubezki, che forse lo avrebbe meritato un po' di più per il formidabile lavoro profuso ne I figli degli uomini.
Il premio per i migliori costumi va a una magnifica veterana italiana, Milena Canonero: portano la sua firma i fastosi abiti di scena di Marie Antoinette, che sono l'unico aspetto del film di Sofia Coppola che l'AMPAS abbia deciso di celebrare. Ma anche i plurinominati Babel e Lettere da Iwo Jima si devono accontentare di una sola statuetta: per il film di Alejandro González Iñárritu c'è l'Oscar per la colonna sonora (la seconda vittoria in due anni per Gustavo Santaolalla), mentre per quello di Clint Eastwood il premio per il miglio montaggio sonoro, uno degli autori del quale, Alan Robert Murray, è il figlio di un reduce della battaglia di Iwo Jima.
Va un poco meglio a Dreamgirls, che, conquistando la statuetta per il miglior sound, arriva a quota due (l'altra è quella di Jennifer Hudson). Il più pesante dei premi tecnici, quello per il montaggio (anche quest'anno si conferma la tradizione che vuole il vincitore finale conquistare anche l'Oscar per l'editing) è andato come detto a The Departed, e quindi all'inarrivabile Thelma Schoonmaker: è il suo terzo, ma forse ne avrebbe meritato anche qualcuno in più.