L'eredità di John Lennon e Yoko Ono durante i 18 mesi trascorsi negli Stati Uniti al Greenwich Village viene immortalata nel nuovo documentario One to One: John and Yoko.
Il film, diretto da Kevin Macdonald, è ambientato nella New York del 1971 e del 1972, mentre Lennon si prepara per il suo concerto di beneficenza One to One per i bambini con bisogni speciali. L'iconico spettacolo, che ebbe luogo il 30 agosto 1972, fu l'unico concerto completo di Lennon tra l'ultima esibizione dei Beatles nel 1966 e la sua morte nel 1980. One to One vanta video casalinghi inediti girati da Lennon e Ono, oltre a telefonate e foto personali d'archivio.
Il figlio di questa iconica coppia, Sean Ono Lennon, è coinvolto anche come produttore musicale.
I dettagli del documentario
La logline ufficiale recita: "Ambientato a New York nel 1972, il film esplora il mondo musicale, personale, artistico, sociale e politico di John e Yoko sullo sfondo di un'epoca turbolenta della storia americana. Sebbene gran parte del film sia incentrato sul concerto, One to One esplora profondamente lo stato della cultura pop di quel periodo nel suo complesso".
In precedenza era stato annunciato che il regista McDonald avrebbe diretto un biopic su Elvis Presley e successivamente un documentario su Whitney Houston. Ora, McDonald avrà finalmente il suo progetto musicale con il defunto Beatles.
Insieme a McDonald, Sam Rice-Edwards è co-regista e montatore. Mentre McDonald ha prodotto il documentario con Alice Webb e Peter Worsley. Tra i produttori esecutivi figurano Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Marc Robinson, David Joseph e Steve Condie.
Il film sarà presentato in anteprima a Venezia e successivamente al Telluride Film Festival. Il regista McDonald ha dichiarato alla stampa che il documentario intende mettere in risalto Lennon e Ono come persone, invece di adottare un approccio più biografico con le interviste. "Questo periodo intorno al concerto è quello in cui John e Yoko sono più presenti davanti alla telecamera", ha detto McDonald. "C'è abbastanza materiale per lasciarli parlare da soli, permettere al pubblico di origliare e far sì che questo sia parte del divertimento del film. Penso che questo documentario sia molto più interessante di un biopic tradizionale, in cui i registi cercano di presentare una versione molto coerente delle cose".