Daniel Craig torna a parlare dei risvolti politici di No Time to Die sottolineando come ogni riferimento a Trump è stato volutamente tenuto fuori dal film.
Viste le preoccupazioni legate alla diffusione del Coronavirus, i fan di James Bond dovranno attendere fino a fine novembre per rivedere l'Agente Segreto in azione nel venticinquesimo capitolo della saga. Ecco i dettagli sul film diffusi dalla star Daniel Craig in un'intervista a GQ di aprile in cui Craig ricostruisce la prima reazione di fronte all'offerta di interpretare Bond ("la mia vita andrà in malora se accetto"), le ferite che si è provocato sul set e la malinconia dopo aver girato l'ultima scena.
Craig ha inoltre parlato di come l'attuale clima politico abbia influenzato il plot di No Time to Die, con gli eventi dell'11/9 che hanno dato una svolta sempre più cupa alle avventure di Bond rispetto al mood scanzonato all'epoca dei vari Pierce Brosnan e Roger Moore:
"Abbiamo lottato per tenere Trump fuori dal film, ma in realtà c'è. Il riflesso c'è sempre, sia che si tratti di Trump o della Brexit o dell'influenza russa o le elezioni o cos'altro."
Qui trovate il nostro commento al trailer di No Time to Die. Pur non avendo elaborato su come il Presidente Trump abbia influenzato No Time to Die, Daniel Craig, sostenitore della campagna di Bernie Sanders del 2015 con una donazione di 47.000 dollari, ha parlato anche della sua contrarietà alla Brexit:
"Ci sono cittadini inglesi che lavorano nelle principali industrie del mondo e sono a capo di queste industrie. Lo facciamo e siamo anche bravi. E in qualche modo stiamo rovinando tutto. La Brexit mostra una sorta di nichilismo, non è vero?"