Natalie Portman ha partecipato con Jenna Ortega ad una conversazione per Interview Magazine, tornando sulla lunga 'fase alla Lolita' che fu suo malgrado costretta a vivere agli inizi della carriera.
L'attrice aveva soltanto 12 anni quando lavorò a Léon di Luc Besson, il suo primo grande successo sul grande schermo, al fianco di Jean Reno, e da tempo è una voce critica nei confronti della sessualizzazione delle star minorenni a Hollywood.
Natalie Portman ricorda il periodo in cui fu sessualizzata da Hollywood
"C'è un'immagine pubblica di me che è diversa da chi sono davvero. Ne ho parlato un po' in passato, di come, da bambina, sono stata fortemente sessualizzata, cosa che penso capiti a molte ragazzine che appaiono sullo schermo. Mi faceva molta paura. Ovviamente la sessualità fa parte anche dell'infanzia, ma avrei voluto che restasse dentro di me, non rivolta verso di me".

La star premio Oscar per Il cigno nero ha raccontato le etichette che le sono state affibbiate durante il suo percorso nel cinema:"In ogni fase della mia carriera c'era uno stereotipo diverso da evitare. Ovviamente c'è stata una lunga fase 'Lolita'. Poi è arrivata la lunga fase della 'ragazza che aiuta il protagonista a scoprire le sue emozioni', durata circa un decennio".
La protezione e la presenza della madre di Natalie Portman sul set
In passato, Natalie Portman raccontò quanto si rivelò fondamentale la presenza costante di sua madre sul set mentre suo padre la invitò, ad un certo punto, a trovarsi un vero lavoro:"[Mia madre] Era sempre con me e si assicurava che nessuno mi si avvicinasse. Una volta al college, mio padre mi disse che era stato carino finché era durato e che ora avrei dovuto trovarmi un lavoro vero".

Il prossimo progetto di Natalie Portman sarà un ruolo da protagonista al fianco di John Krasinski in Fountain of Youth, film d'avventura diretto da Guy Ritchie e prodotto da Apple TV+.