La preapertura della Mostra del Cinema di Venezia 2024 dedicata a Vittorio De Sica e al suo L'oro di Napoli. La pellicola avrà la sua prima mondiale Martedì 27 agosto alle 20:30 nella Sala Darsena del Lido nella nuova versione del film restaurata in 4K a cura di Cinecittà per iniziativa della Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, a partire dal negativo scena 35mm e dal negativo colonne ottiche 35mm mono, sotto la supervisione artistica di Andrea De Sica. Un omaggio prezioso in occasione dei 50 anni dalla scomparsa del regista e a 70 anni dall'uscita del film.
Ispirato all'omonima raccolta di racconti di Giuseppe Marotta, nella riduzione cinematografica di Cesare Zavattini che firma la sceneggiatura insieme a Vittorio De Sica, L'oro di Napoli è suddiviso in 6 episodi in cui si raccontano alcune delle tante facce di Napoli attraverso i capitoli Il guappo, Pizze a credito, Il funeralino, I giocatori, Teresa e Il professore. A interpretarli, un cast con alcuni dei più grandi artisti della storia dello spettacolo italiano che comprende Totò, Sophia Loren, Silvana Mangano, Paolo Stoppa, Eduardo De Filippo, Tina Pica, e lo stesso Vittorio De Sica. Un teatro di Napoli che diventa Theatrum Mundi, grazie a una capacità raffinata nel tempo e sublime di alternare toni drammaturgici nella stessa sequenza, dalla commedia al dramma, dal farsesco all'intimista alla cronaca sociale. Una capacità di scrittura su testo e su scena, che si realizza in una composizione registica straordinaria, che per ogni episodio trova una chiave espressiva particolare.
La magia di un capolavoro
Nell'episodio iniziale, Il guappo, l'intreccio dell'umiliato pazzariello di Totò con il capobastone del quartiere, non può non rimandare alla tensione esplosiva di alcuni personaggi scorsesiani alla Quei bravi ragazzi. Mentre Pizze a credito, oltre a presentare Sophia Loren come nodo sensuale ed esplosivo dell'intreccio, ha una mobilità frizzante nel dentro-fuori delle botteghe e dei vicoli. Il funeralino, sulle esequie di un bimbo, è un capolavoro di ascolto neorealista, un cortometraggio che si potrebbe guardare anche in silenzio, e da cui silenziosa esplode tutta la dignità e complicità della civiltà partenopea. I giocatori si basa sul più semplice campo/controcampo tra un De Sica da manuale - a mezza strada tra il Conte Max e se stesso amante del gioco - e uno straordinario bambino impegnati in una febbrile sfida a scopa. Teresa, con Silvana Mangano, è insieme spaccato sociale e dramma intimo, con un primo piano che fa pensare ad Antonioni e un finale di tensione morale bruciante. La chiusa de Il professore è l'abbraccio di Eduardo De Filippo, il più grande drammaturgo di Napoli se non d'Italia, alla comunità, in un dramma collettivo da risolvere con un 'pernacchio'.
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Vittorio De Sica realizzò L'oro di Napoli in un momento particolare della sua carriera, dopo l'esplosione, i successi e le incomprensioni del Neorealismo. Veniva dal quartetto di titoli che aveva e avrebbe sconvolto l'estetica e l'etica cinematografica mondiale - Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano e Umberto D. - e il tentativo di produzione 'americana' di Stazione Termini. Pur nella struttura a episodi, L'oro di Napoli si presenta ancora oggi con una compattezza di ispirazione e stile sorprendente, frutto in primis dell'arte del suo regista, che riesce dal grande libro di Marotta a restituire lo spirito di un luogo senza cadere per un metro di pellicola nel folklore e nel pittoresco, ma restituendo a tutte le figure, dai protagonisti ai comprimari ai fondali della città, un carattere che non è solo di quella città. Una speranza di ricostruzione e salvezza, di sopravvivenza e vita, che nell'Italia del '54 era di tutto un paese. Ancora oggi, la commozione e il riso che scatena L'oro di Napoli possono ben rappresentare non solo un carattere specifico del cinema italiano di sempre, ma di uno spirito italiano.
Presentato in concorso a Cannes nel 1955, il film venne premiato ai Nastri d'argento per la miglior attrice a Silvana Mangano e per il miglior attore a Paolo Stoppa; successivamente è stato selezionato fra i 100 film italiani da salvare.
"L'oro di Napoli - ricordava Martin Scorsese - a New York era trasmesso a quei tempi in televisione, e tutti nel quartiere lo rivedevano ogni volta e lo amavano molto. [...] E' un film che offre una meravigliosa gamma di stili comici e incorpora qualcosa che apprezzo molto nel cinema italiano: il modo in cui si muove senza sforzo tra la commedia e la tragedia" (My Voyage to Italy, Martin Scorsese, 1999).
Nota tecnica sul restauro
Il negativo scena presentava numerose macchie, vecchie giunte riparate a scotch e una grande quantità di righe, graffi e spuntinature. Alcuni strappi e rotture importanti hanno reso indispensabile la ricostruzione di diversi fotogrammi. È stato necessario il trattamento per la rimozione del flicker su molte inquadrature. Un color grading accurato ha ricreato contrasti e look originale della fotografia. Sulla colonna sono stati eliminati i classici difetti presenti in un supporto dell'epoca, intervenendo sul rapporto segnale-rumore per ricreare il giusto equilibrio tra suono d'ambiente e dialoghi. La presenza di una rottura del supporto ha reso necessaria la ricostruzione di una battuta