Tra i più grandi successi del cinema italiano, L'armata Brancaleone ha anche influenzato il nostro modo di parlare, a cominciare dal titolo stesso, entrato nel linguaggio comune per indicare un gruppo variegato i cui membri non hanno le idee chiare. Gli altri tormentoni lanciati dalla commedia di Mario Monicelli sono le battute* come "Che te ne cale", che significa "Che te ne importa"; "Mai coverto", ossia "Mai visto" o "Mai conosciuto"; e l'immancabile "Et come non?", sostituto pseudo-latino di "E come no?".
Un bel riconoscimento per la ricca e spumeggiante sceneggiatura che lo stesso Monicelli scrisse insieme ad Age e Scarpelli, supportati sullo schermo dalla performance di un grandissimo Vittorio Gassman, all'apice delle sue capacità da mattatore del nostro cinema.
L'armata Brancaleone è uscito nella primavera del 1966 ed è stato molto apprezzato sia in Italia, dove incassò quasi due miliardi di lire, che all'estero (fu uno di tre film italiani selezionati in concorso a Cannes quell'anno, insieme a Signore & Signori di Germi e Uccellacci e uccellini di Pasolini). Quattro anni dopo, nel 1970, è uscito il sequel Brancaleone alle crociate, sempre con Monicelli dietro la macchina da presa, Age e Scarpelli alla sceneggiatura e Vittorio Gassman nei panni di Brancaleone da Norcia, affiancato per l'occasione da un irriconoscibile Gigi Proietti nei panni della Morte e da un allora emergente Paolo Villaggio (Proietti, intervistato per l'edizione DVD, ironizzò sul suo doversi recare sul set, nel deserto, con indosso un abito che lo rendeva impossibile da riconoscere).
A differenza del capostipite, selezionato ma non premiato a Cannes, il seguito di L'armata Brancaleone partecipò al concorso principale del Festival di San Sebastián, in Spagna, e fu premiato per l'interpretazione di Gassman. L'attore di origine genovese ribadì più volte di essere molto legato al ruolo di Brancaleone, in parte perché è quello che gli diede la massima popolarità.