La Cina potrebbe bandire i film di Hollywood dal suo mercato in risposta ai dazi di Trump

Un contrattacco cinese alla scelta del governo statunitense che sta facendo tanto discutere potrebbe riguardare proprio il cinema.

Una scena di Minecraft

Le uscite cinematografiche e in streaming sono classifiche come servizi e non come beni fisici. Proprio per questo motivo, i dazi dell'amministrazione Trump non hanno influito sulle ritorsioni dei Paesi colpiti dalla scelta del governo USA.

Qualcosa potrebbe cambiare ora in Cina, che rappresenta il secondo mercato cinematografico al mondo, a causa del deterioramento dei rapporti commerciali tra Washington e Pechino.

Il possibile ban cinese ai film di Hollywood

Secondo due blogger cinesi molto seguiti, in risposta ai dazi del 54% di Trump su tutti i prodotti cinesi, che potrebbero addirittura aumentare sino al 104% secondo il presidente, Pechino avrebbe studiato delle contromosse.

Donald Trump è il 'boss' di The Apprentice
Donald Trump in una puntata di The Apprentice

Nell'elenco delle decisioni cinesi come risposta a Donald Trump spiccano anche la riduzione o il divieto di importazione di film statunitensi sul territorio, oltre all'aumento dei dazi sui prodotti agricoli e sui servizi americani.

Le contromosse pubblicate sui social in Cina

Le potenziali contromosse sono state annunciate da due blogger locali, tra cui Ren Yi, influente blogger e nipote di Ren Zhongy, ex capo del Partito Comunista, che attribuiscono la provenienza delle loro informazioni da fonti anonime.

Perdere completamente l'appoggio del mercato cinese potrebbe indebolire i bilanci degli studios, nonostante gli incassi in quella zona siano notevolmente diminuiti a causa del cambiamento dei gusti del pubblico, sempre più propenso ad orientarsi verso produzioni nazionali.

Film Minecraft Adorabile Famiglia Panda
Una scena dell'adattamento cinematografico di Minecraft

Le autorità cinesi mantengono un controllo ferreo sulle distribuzioni cinematografiche; secondo precedenti accordi commerciali, la Cina si impegnava a distribuire 34 film stranieri all'anno secondo il modello revenue share, che consente agli studios all'estero di trattenere il 25% degli incassi. Il settore cinematografico rimane uno dei pochi ambiti nei quali gli Stati Uniti riescono ad avere un surplus commerciale consistente con la Cina, visto che i lungometraggi cinesi difficilmente riescono ad ottenere grandi risultati negli USA.