La chiave suscitò scandalo in molti ambienti a causa di alcune riprese esplicite, proprie dei film di Tinto Brass, contenti nudità caratterizzate da alcuni critici come "ginecologiche" e scene di sesso che coinvolgono la protagonista Stefania Sandrelli. Tuttavia il film ottenne un discreto successo dal punto di vista commerciale e fu molto apprezzato dalla critica.
Prima dell'uscita della pellicola nelle sale la commissione di revisione cinematografica acconsentì a far uscire il film vietandolo ai minori di diciotto anni. Vennero censurate soltanto due scene:
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Scena ambientata nella stanza blu della locanda, taglio della sequenza relativa alla protagonista che con la mano accarezza il fallo dell'uomo.
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Uomo chino con la testa posizionata tra le gambe della donna, sdraiata sul letto. Scena ambientata nella stessa camera blu di cui sopra.
In una recensione Sight & Sound ha affermato che "Brass non si scusa per aver sottolineato una preferenza personale per le frequenti esibizioni di calze, cosce, ciuffi di peli pubici e soprattutto sederi femminili". Secondo la recensione il film "è gratificante grazie alle ottime luci, riflessi e colori".
La chiave, basato sul romanzo omonimo dello scrittore giapponese Jun'ichirō Tanizaki, fu il più grande successo commerciale di Brass: in Italia la pellicola con Stefania Sandrelli fu infatti il maggior incasso italiano e il secondo in assoluto della stagione cinematografica 1983-84.