Douglas Wick, uno dei produttori de Il gladiatore, ha fatto chiarezza su una leggenda metropolitana legata a Russell Crowe smentendo che il divo avrebbe riscritto la sceneggiatura della pellicola.
È infatti ben noto, per ammissione dell'attore stesso, che alcuni momenti specifici del film, principalmente battute memorabili, furono frutto della sua immaginazione, su invito del regista Ridley Scott perché all'inizio delle riprese il copione era ancora incompleto. Da quel fatto è però nato una sorta di mito su Russell Crowe come vero e proprio co-sceneggiatore non accreditato, un'impressione coltivata soprattutto da un articolo d'epoca in cui un anonimo executive della DreamWorks dice che l'interprete di Massimo Decimo Meridio cercò di riscrivere l'intera sceneggiatura una volta arrivato sul set.
Intervistato al riguardo da Cinema Blend, Wick ha fatto chiarezza sulla questione: "Si tratta di un'esagerazione. Russell ha creato un Massimo stupendo, e col senno di poi nessun altro attore avrebbe potuto interpretare quel personaggio. Lui era geniale. C'erano dei grandi sceneggiatori al lavoro sul film, e Russell aveva certamente un punto di vista molto forte su ciò che Massimo farebbe o meno, ma non ci fu molta improvvisazione."
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Le parole di Douglas Wick coincidono con quello che lo stesso Russell Crowe ha raccontato, per esempio, durante la sua ospitata a Inside The Actors Studio: più che la trama de Il gladiatore, i suoi contributi creativi influenzarono scene e battute specifiche, su incoraggiamento di Ridley Scott dopo che quest'ultimo gli aveva spiegato il senso generale della scena. Da una di quelle conversazioni nacquero frasi come "Forza e onore" e "Al mio segnale, scatenate l'inferno".
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Quanto alla caratterizzazione di Massimo, recentemente Connie Nielsen ha ricordato che fu Crowe a insistere affinché la relazione tra il generale divenuto gladiatore e Lucilla rimanesse platonica, per questioni di coerenza circa l'integrità morale del personaggio, guidato dal desiderio di vendicare l'uccisione di moglie e figlio. E proprio a loro due, sempre stando a un articolo d'epoca, è legato un altro contributo dell'attore australiano, quando Massimo parla della propria abitazione: in realtà sta descrivendo la fattoria di Crowe.