Continuamo a svelare le top 20 personali dei nostri redattori relative all'anno che abbiamo da poco salutato, sulla base delle quali sarà calcolata la classifica definitiva della redazione, che pubblicheremo a breve. E' il momento di scoprire i magnifici 20 di Alessandro Aniballi
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- 1) Goodbye to Language - Addio al Linguaggio
- 2) The Wolf of Wall Street
- 3) Maps to the Stars
- 4) A proposito di Davis
- 5) Belluscone. Una storia siciliana
- 6) Welcome to New York
- 7) Frances Ha
- 8) La Storia della Principessa Splendente
- 9) Father and Son
- 10) L'immagine mancante
- 11) Synecdoche, New York
- 12) I fratelli Karamazov
- 13) Ana Arabia
- 14) Torneranno i prati
- 15) Class Enemy
- 16) Mommy
- 17) Le meraviglie
- 18) Solo gli amanti sopravvivono
- 19) Gebo e l'ombra
- 20) Pasolini
È stato un anno di grandi ritorni, ma è stato anche un anno in cui si è confermata ancora di più la tendenza di una vecchia guardia che continua a ragionare, a volte in modo sublime, sul meccanismo cinematografico e sul suo senso oggi. E, in cui, per contro, si scorge sempre di più la carenza di nuovi autori. Non è un caso allora che a dare forma all'annata appena trascorsa sia stato Jean-Luc Godard con il suo Goodbye to Language - Addio al Linguaggio, riflessione auto-distruttiva sul mezzo cinema, tesa allo stesso tempo verso una rinascita con "nuovi occhi" (l'uso del 3D è strabiliante, quasi da effetto lisergico).
Ma se Godard ha mantenuto negli anni una coerenza invidiabile e dunque il suo contributo, pur impressionante, è tutt'altro che sorprendente, hanno dato un rinnovato segno di vitalità due autori che negli ultimi anni si erano vagamente adagiati, vale a dire Martin Scorsese e David Cronenberg. Il primo, con The Wolf of Wall Street, ha rispolverato il suo cinema enfatico, vitalistico e insieme mortifero che non si vedeva più dai tempi di Al di là della vita, mentre il secondo ha finalmente portato alle estreme conseguenze il discorso solamente abbozzato in Cosmopolis puntando il suo sguardo sull'inferno hollywoodiano e usando gli strumenti dell'horror come non gli capitava di fare da almeno vent'anni. D'altronde, è stato un anno di fantasmi, di fantasmi cinematografici e di film che riflettono su un cinema che ormai sta diventando fantasmatico e, forse, si sta dileguando. Da L'immagine mancante a Torneranno i prati (un altro grande ritorno quello di Ermanno Olmi), da Solo gli amanti sopravvivono all'eterno Manoel de Oliveira di Gebo e l'ombra, da Synecdoche, New York (esordio alla regia del 2008 di Charlie Kaufman, fatto uscire in sala per la morte di Philip Seymour Hoffman) ai due titoli giapponesi (La Storia della Principessa Splendente e Father and Son), da A proposito di Davis a Frances Ha, da Ana Arabia a I fratelli Karamazov, fino ad arrivare a Belluscone. Una storia siciliana: sono tutti film che riflettono sulla scomparsa e sull'assenza, sulla morte.
E se il film dell'anno è stato Goodbye to Language - Addio al Linguaggio, il regista dell'anno forse è stato Abel Ferrara, ritornato ai suoi livelli con ben due titoli: Welcome to New York e Pasolini, anch'essi riflessioni su dei fantasmi: da un lato l'uomo-bestia (il "mostro" Depardieu nei panni di Dominique Strauss-Kahn), dall'altro l'uomo-intelletto (il posato Dafoe nei panni di Pasolini), un dittico perfetto in cui tra l'altro - per traslato - Ferrara ha messo in scena se stesso.
In mezzo a tutti questi giganteschi autori, spuntano però, per fortuna, almeno tre giovani: Alice Rohrwacher, Xavier Dolan e Rok Bicek. I loro film - Le meraviglie, Mommy e Class Enemy - ci consentono di sperare nel futuro del cinema.