Secondo step della lunga rassegna delle personali top 20 targate 2014 dei redattori del nostro webmagazine, in attesa della presentazione, in concomitanza con annuncio dei vincitori dei Movieplayer.it Awards, della top 20 dello staff. Ecco a voi la selezione di Antonello Rodio.
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1 - The Wolf of Wall Street
2 - Boyhood
3 - American Hustle - L'apparenza inganna
4 - Mommy
5 - L'amore bugiardo - Gone Girl
6 - Locke
7 - Belluscone. Una storia siciliana
8 - Interstellar
9 - Nebraska
10 - 12 anni schiavo
11 - Lo Sciacallo - Nightcrawler
12 - Jersey Boys
13 - Storie Pazzesche
14 - In ordine di sparizione
15 - Grand Budapest Hotel
16 - A proposito di Davis
17 - Dallas Buyers Club
18 - Snowpiercer
19 - Disconnect
20 - Lei
"Un frenetico trip di tre ore, un'esperienza quasi lisergica a base di eccessi, soldi, vizi, sesso e droga, shakerata alla perfezione da un maestro come Martin Scorsese, il regista perfetto per trattare un materiale così sopra le righe: come avrete capito, a mio parere è The Wolf of Wall Street il film dell'anno. Una pellicola esagerata, dai toni grotteschi e allucinati, confezionata da chi non ha paura di rischiare, consapevole anche delle qualità di cui è dotato. Ma il tutto non sarebbe stato possibile se per raccontare ascesa e caduta di Jordan Belfort, un'amorale figura di gangster dell'alta finanza degli anni '80, a vestire i suoi panni non ci fosse stato Leonardo DiCaprio, che sfodera un'interpretazione che avrebbe meritato l'Oscar.
Sempre nei primi mesi dell'anno cinematografico, era uscito un altro film sull'anima nera dell'America tutta truffe e corruzione, stavolta ambientato negli anni Settanta, ma anch'esso trattato in modo brillante, colorato e ipercinetico: si tratta di American Hustle di David O. Russell. Grazie al delizioso look d'epoca e a un poker di attori come Christian Bale, Bradley Cooper, Amy Adams e Jennifer Lawrence, avrebbe meritato il secondo posto della mia classifica, se negli ultimi mesi non fosse uscita quell'opera immensa di nome Boyhood: un progetto di oltre dodici anni da far tremare i polsi solo a pensarci, da seguire con costanza, cura e applicazione, con il quale Richard Linklater è riuscito a raccontare la vita, il passare del tempo nella quotidianità, seguendo in tempo reale la crescita di un ragazzino per dodici anni, dalla prima elementare fino alla fine della scuola, esaminando in particolare il suo rapporto con i genitori divorziati. Ovvero il miracolo del crescere giorno per giorno e di essere ogni giorno diversi.
Ma come non ricordare poi anche quel giovane genio canadese di Xavier Dolan e il suo intenso Mommy, con quello strano formato claustrofobico delle immagini 1:1 che sembra racchiudere in una stretta gabbia rabbia ed emozioni. E poi ancora David Fincher con L'amore bugiardo - Gone Girl, un viaggio nell'abisso dei rapporti dei coppia per scoprire quanta ambiguità si nasconda nelle pieghe più profonde dell'animo umano e di come l'apparenza possa essere ingannevole. Ma una citazione la merita anche Locke: se Boyhood è un film da ricordare perché abbraccia 12 anni veri di vita, Locke è da mettere in bacheca come esempio fulgido dell'imprescindibile importanza delle idee per fare cinema, più importanti perfino dei mezzi a disposizione. Il film di Steven Knight è la dimostrazione di come si possa creare tensione con un uomo solo (nell'occasione, un formidabile Tom Hardy) chiuso nella sua auto in viaggio in autostrada per tutto il film, e attorno a lui solo tante voci telefoniche a costruire un puzzle con il pathos di un giallo.
E più ancora del poderoso Interstellar (tecnicamente mirabile ma lo slancio di Christopher Nolan è apparso meno lucido), del bianco e nero struggente di Nebraska e del premio Oscar 12 anni schiavo, mi ha colpito il coraggio e l'incisività di Belluscone. Una storia siciliana, astuta prova di Franco Maresco, che nasconde il suo micidiale pugno allo stomaco dietro le vesti di un documentario su un film non riuscito". (Antonello Rodio)