Il regista premio Oscar Gabriele Salvatores si racconta per la prima volta nell'autobiografia Lasciateci perdere, in libreria dal 7 novembre. Il libro ripercorre un'epoca attraverso l'amore e l'amicizia, il personale e il politico, le utopie e i sentimenti di una generazione che ha esplorato il mondo attraverso nuove forme di creatività e conoscenza e che ha ancora molto da dire.
Lasciateci perdere era il titolo provvisorio di Mediterraneo, che nel 1992 ha vinto l'Oscar per il miglior film straniero. "Lasciateci perdere" era inteso come lasciateci stare ma anche lasciate che ci perdiamo. Lasciateci viaggiare lontano, sperimentare nuove forme di conoscenza e di creatività. Lasciateci esplorare il mondo, per inventarne uno migliore.
Quel "ci" è riferito a una generazione, quella di Salvatores, che è stata bambina negli anni del boom e ha raggiunto la maggiore età nel fatidico 1968 o giù di lì. Leone ascendente Cancro, nato a Napoli e cresciuto a Milano, cofondatore del Teatro dell'Elfo e poi regista di molti film di successo da Marrakech Express a Turné, da Mediterraneo al profetico Nirvana, fino al recente Il ritorno di Casanova, Gabriele Salvatores è il regista di un cinema libero, eclettico, spesso addirittura sperimentale, impossibile da incasellare.
In questo libro si racconta per la prima volta in modo inedito. Apre i cassetti della memoria condividendo il personale e il politico, l'amore e l'amicizia, la passione per il cinema, la musica e il teatro. Ci parla della vita dell'uomo, con i suoi amici storici, i due grandi amori, e l'ansia che da sempre lo affianca, e condivide momenti straordinari della vita del regista, mostrando come tutto si intrecci e sovrapponga perché in fondo "il cinema è una disciplina che aiuta a vivere mentre lo fai".
Lasciateci perdere è un viaggio che attraversa il tempo, mille storie e sentimenti in cui ognuno potrà riconoscersi. "Se c'è una cosa che, nel corso del tempo, è diventata sempre più chiara ai miei occhi è che per quanto io ami il cinema, la vita conta di più" ha dichiarato Gabriele Salvatores.