Il regista Spike Lee non è nuovo a pubbliche esternazioni e a risse virtuali. Il cineasta, da sempre 'arrabbiato' e in prima linea nella difesa della comunità afroamericana, ha scelto il suo ultimo bersaglio: si tratta del western di Quentin Tarantino Django Unchained. In una recente intervista Spike Lee ha, infatti, dichiarato che non andrà a vedere l'ultimo film dell'autore di Pulp Fiction per il taglio dato dalla questione della schiavitù nel sud degli USA. "Non posso parlare dello specifico del film, perché non l'ho visto e non andrò a vederlo" ha dichiarato l'autore di Malcolm X e Fa' la cosa giusta. "Tutto ciò che posso dire è che il film manca di rispetto ai miei antenati. Ovviamente parlo per me... Non sto rappresentando nessun altro". Spike Lee ha proseguito la polemica sul suo Twitter scrivendo: "La schiavitù americana non è uno spaghetti western di Sergio Leone. E' stato un olocausto. I miei antenati erano schiavi portati via dall'Africa. Io li onorerò" . Ovviamente la dichiarazione ha dato vita a un dibattito tra i sostenitori della sua idea e i detrattori che non trovano niente di male nella scelta di Quentin Tarantino di affrontare il tema della schiavitù in chiave ironica e stilizzata.
Non è la prima volta che Spike Lee critica Quentin Tarantino per le sue scelte. In passato lo aveva pesantemente attaccato per l'eccessivo uso della parola 'nigger' nella sceneggiatura di Jackie Brown affermando: "Ho un problema con l'uso eccessivo della parola-n che Tarantino fa. Non ho mai detto che non la possa usare - l'ho usata anche io in molti dei miei film - ma credo che lui abbia qualcosa che non va". Vedremo se Quentin stavolta sentirà la necessità di replicare al collega o se lascerà cadere la polemica nel dimenticatoio.