La scorsa settimana Spike Lee, non nuovo a polemiche nei confronti dei colleghi, ha attaccato Quentin Tarantino per il modo in cui ha trattato un tema delicato come la schiavitù nel suo western Django Unchained (qui potete trovare la notizia). Lee, da sempre schierato a difesa del popolo afro-americano, ha trovato offensiva e irrispettosa nei confronti dei suoi antenati la scelta di dipingere con ironia un'epoca storica di sofferenza ed enorme violenza, ma non tutti i colleghi di colore concordano con la sua visione. Antoine Fuqua, ospite in questi giorni della manifestazione Capri Hollywood, ha detto la sua sulla disputa dissociandosi dagli attacchi.
"Questo non è il modo di fare le cose" ha spiegato Fuqua. "Se sei in disaccordo con un collega lo chiami, lo inviti fuori per un caffè e gli parli di ciò che non ti convince, ma non lo fai pubblicamente. Io non credo che Quentin Tarantino sia razzista. Sono molto amico del protagonista di Django Unchained Jamie Foxx e so per certo che lui non avrebbe mai accettato di fare un film che contenga elementi razzisti al suo interno. Purtroppo non ho ancora visto la pellicola perciò non ne posso parlare nello specifico, ma quando fai un film cerchi di inserire elementi realistici e nel Sud del 1850 era abbastanza facile sentire la parola 'negro' perché era il modo in cui la gente si esprimeva. Voglio che i miei figli sentano queste parole nel giusto contesto, in modo da capire che è sbagliato usarle".
Il 4 gennaio Quentin Tarantino sarà ospite a Roma per presentare l'anteprima italiana di Django Unchained e nell'occasione riceverà un'onorificenza tributatagli dal Festival Internazionale del Film di Roma.