Cate Blanchett ha rilasciato una nuova intervista al New York Times, parlando dei registi che pretendono sempre sensualità dai personaggi femminili, senza capire che invece l'attenzione del pubblico potrebbe essere attirata in molti altri modi.
Nel corso della sua carriera, la vincitrice dell'Oscar Cate Blanchett ha dimostrato più e più volte il suo camaleontico talento, interpretando ogni genere di personaggio, sempre in maniera credibile e impeccabile. Basti pensare all'interpretazione di Phyllis Schlafly in Miss America, quella di Bob Dylan in I'm Not There, di Katharine Hepburn in The Aviator e di Elisabetta I in Elizabeth del 1998. Nel 2015, poi, c'è stato Manifesto, progetto nel quale Blanchett si è trasformata in ben tredici personaggi differenti, tra cui un'insegnante, un'operaia, una coreografa, una punk, una scienziata, una vedova ed un senzatetto
Questa settimana, durante un'intervista congiunta con la fotografa femminista Cindy Sherman, rilasciata al New York Times, Cate Blanchett ha parlato delle persone che lavorano "dietro le quinte" dei suoi film, dichiarando: "Ho capito nel corso degli anni che il mio rapporto con la costumista e le persone che si occupano di trucco e parrucco è davvero profondo. È profondo vedere come appare il personaggio, e quindi come un personaggio potrebbe muoversi o proiettarsi sullo schermo". Eppure Blanchett ha notato che i registi uomini non sempre capiscono fino a che punto queste persone siano parte integrante del cinema. "Quei dipartimenti sono spesso cose di cui i registi maschi affermano di non sapere nulla", ha aggiunto Blanchett, spiegando che i registi spesso dicono in modo quasi sprezzante "Lascio a te quella parte".
Blanchett ha poi usato come esempio quanto accaduto all'epoca di Elizabeth e del sequel del 2007, Elizabeth: The Golden Age. "Ho interpretato Elisabetta I anni fa, e il regista Shekhar Kapur, che amo e rispetto, è sempre stato tipo 'Voglio solo i capelli sciolti, che fluiscano nel vento'. Gli chiesi 'Hai visto le immagini di Elisabetta I?', visto che non ce n'erano molte che la ritraevano così". L'attrice ha quindi continuato: "Ma è perché alcuni registi uomini hanno bisogno di sentirsi attratti dai personaggi femminili. Non riescono a vedere che ci sono altri modi, che non per forza richiamano la sfera sessuale, in cui puoi essere allettante. Puoi attirare il pubblico verso un personaggio in molti modi diversi".