Finora abbiamo visto il buco nero solo nei film, come quello di Interstellar. Ora, per la prima volta nella storia, possiamo osservarne uno attraverso una serie di foto.
Una impresa impossibile, così la hanno definita gli scienziati che si sono messi in gioco, riunendo una rete di telescopi sparsi su tutta la Terra per riuscire ad avere la risoluzione necessaria a scattare una immagine di quello che è, senza ombra di dubbio, uno dei fenomeni più affascinanti di tutto l'universo. I risultati di questo progetto, che prende il nome di Event Horizon Telescope, segnano una cesura importante per gli studi di astrofisica, perché confermano la teoria della relatività di Albert Einstein.
I buchi neri si formano al momento della morte delle stelle. Queste, infatti, collassano su se stesse e creano una regione nello spaziotempo dove la forza di gravità è così intensa che ogni cosa ne viene risucchiata, dai gas, alla polvere, sino ai pianeti e addirittura la luce. Sono di dimensioni variabili ma molto densi. Sino a questo momento avevamo delle prove indirette della loro esistenza perché pur non vedendoli, potevamo comunque ascoltarli in occasioni molto particolari. Quando, infatti, i buchi neri si scontrano tra loro, rilasciano delle onde gravitazionali enormi che è stato possibile rilevare grazie a strumenti appositi che si trovano negli osservatori sparsi in tutto il mondo, Italia inclusa.
Ed è forse per queste loro caratteristiche così intriganti che questi oggetti hanno calamitato, è proprio il caso di dirlo, l'interesse di Christopher Nolan tanto che in Interstellar diventano uno snodo centrale della sua opera di fantascienza interpretata da Matthew McConaughey. Il film si basa, infatti, sulla dilatazione temporale e su come questa passi a velocità differenti per i vari personaggi. Per la realizzazione del buco nero, che è stato chiamato Gargantua, come il vorace gigante del romanzo di François Rabelais, così come del whormhole, è stato chiesto un aiuto all'astrofisico Kip Thorne il quale ha fornito pagine e pagine di equazioni teoriche agli ingegneri impegnati come consulenti. Questi ultimi hanno utilizzato le formule matematiche di Thorne per rielaborare dei nuovi software di rendering CGI e simulare in modo corretto la lente gravitazionale dei buchi neri. Un lavoro immane, basti pensare che alcuni frame hanno avuto necessità di 100 ore di rendering e 800 terabyte di dati. I risultati ottenuti da un punto di vista visivo erano, non solo estremamente accurati, ma hanno addirittura permesso a Thorne di avere nuove intuizioni sui dischi di accrescimento che circondano i buchi neri, pubblicate poi su tre articoli scientifici.
Qui in basso potete vedere queste immagini epocali. Si vedono chiaramente la linea dell'orizzonte degli eventi e la distorsione dello spazio-tempo.