Beppe Grillo torna in TV e non in diretta da qualche piazza per un comizio ma proprio nelle sue antiche vesti di attore satirico. Stasera alle 21.20 Rai2 manderà in onda una nuova puntata del contenitore C'è, la serie di omaggi che la seconda rete RAI tributa ai grandi dello spettacolo italiano, ideata dal direttore Carlo Freccero, composta da spezzoni di vecchi spettacoli televisivi e teatrali. Aveva debuttato con Adriano Celentano e si prepara a proseguire con Beppe Grillo, con una puntata che sta scatenando da giorni polemiche: non solo il personaggio in questione è anche il fondatore del principale partito di Governo ma è giallo sul compenso che la RAI avrebbe pagato.
Secondo AdnKronos l'azienda di viale Mazzini dovrebbe pagare a Grillo oltre 30.000 euro, nonostante non esisterebbe alcun tipo di contratto, o almeno nessun tipo di contratto firmato da tutte e due le parti. Per che cosa? Per i diritti di messa in onda da corrispondere allo storico agente dell'attore genovese. La RAI si è dapprima difesa dichiarando che "non esiste nessun tipo di contratto né compenso per Grillo come per gli altri protagonisti del nuovo format", ma pare stia sperando che l'agenzia di Beppe Grillo decida di concedere i diritti gratuitamente in quanto il comico risulta ancora garante del Movimento Cinquestelle, lo stesso partito che ha nominato Freccero direttore di Rai2. A chiarire la questione è intervenuto direttamente proprio Carlo Freccero che ha ammesso il pagamento dei 30.000 euro ma per un motivo chiaro: "Semplicemente, per fare questo programma, abbiamo dovuto acquistare i diritti degli spettacoli che lui ha fatto dopo l'ultima cacciata dalla Rai. Sono pochi spezzoni per un costo appunto di circa 30.000 euro. Non vedo davvero lo scandalo. [...] Vi assicuro che C'è Grillo è costato davvero poco perchè i diritti dei suoi programmi Rai sono della Rai. Quindi non abbiamo dovuto acquistare molto materiale".
La polemica, però, è eminentemente politica e va al di là del compenso. Ai parlamentari del Pd non è sembrato affatto adeguato mandare in onda sul servizio pubblico una trasmissione completamente dedicata al un leader politico. Dalla sua bacheca di Facebook ha così tuonato il capogruppo del Partito Democratico a Palazzo Madama Andrea Marcucci: "La Rai dovrà rendere conto della sua dissennata decisione di mandare Beppe Grillo in prima serata. La maggioranza M5S-Lega vuole trasformare il servizio pubblico in nuovo Istituto Luce". Il deputato Pd Roberto Morassut ha rincarato la dose: "Il fatto che gli sia riservato un programma come artista non desta scandalo in sé. Quello che non va bene è che egli vada in prima serata in un momento nel quale viene percepito principalmente come leader politico. E non un leader qualunque, ma il capo del partito di maggioranza relativa. Ormai dagli esponenti del Movimento Cinque Stelle ci stiamo abituando a tutto: condono, lavoro nero, appalti senza gara a Roma e ora clientelismo in Rai. Però Grillo non può fare la satira verso gli altri e fruire della vecchia attitudine spartitoria di "mamma Rai". Lui in qualche modo resta un simbolo. Non è coerente. Faccia un bel gesto. Soprattutto ora che ha potere si batta per un sistema più trasparente nel campo delle nomine pubbliche in generale e delle commesse pubbliche nella specifica situazione". La polemica ha assunto toni così aspri da spingere all'intervento anche Matteo Salvini, intervenuto con toni meno aspri del solito: "Sono sicuro che quei 30.000 euro li darà in beneficenza. Anche perchè non ne ha bisogno".