James Cameron ha commentato il successo stratosferico di Avatar in occasione del suo rinnovato trionfo al box office mondiale. Dopo che il film ha riconquistato il primo posto nella classifica dei più grandi incassi di sempre, infatti, il regista ne ha parlato all'interno di un podcast curato dalla scrittrice (ed ex-candidata presidenziale) Marianne Williamson. Nello specifico, Cameron ha spiegato che per avere le idee giuste per i quattro sequel lui e il suo team si sono chiesti perché il primo episodio avesse funzionato così bene.
Avatar, 10 anni dopo: perché la sceneggiatura semplice non lo rende un'opera banale
Dopo aver rivisto il film, i diretti interessati sono arrivati alle conclusioni seguenti sul successo di Avatar: la storia in sé funzionava, così come le tematiche legate a "spiritualismo, capitalismo, imperialismo, violazioni dei diritti umani", ha spiegato James Cameron. Ma c'era un altro elemento ancora più importante: "C'è una componente quasi onirica, nel senso che c'è la voglia di essere lì e vivere quella storia. Che si trattasse di volare - quel senso di liberazione - o di stare nella foresta dove potevi praticamente sentire l'odore del terreno, c'era una qualità sensoriale che ha colpito profondamente il pubblico. E quel desiderio non può essere espresso a parole."
Avatar 2: James Cameron, un ritorno nel segno del rischio
Questo ha influito sulla scrittura dei quattro sequel, di cui il primo, Avatar 2, è previsto per dicembre 2022: "Abbiamo scritto e poi scartato diverse versioni dei soggetti per il secondo e terzo film perché non conducevano a quella sensazione di stare sognando con gli occhi spalancati." Sensazione che lui spera quindi di replicare con ciascuno dei seguiti, che hanno avuto una gestazione molto lunga: ammesso che il secondo capitolo esca effettivamente il prossimo anno, saranno passati tredici anni dal primo, un lasso di tempo insolito quando c'è dietro un successo commerciale senza precedenti. Oltre alla motivazione addotta da Cameron, ossia i tempi di scrittura, c'è anche l'aspetto pratico, poiché il cineasta cerca sempre di superarsi in termini visivi e di effettistica, avendo anche menzionato l'ipotesi di proiettare i sequel con una nuova tecnologia 3D che non richiederebbe l'uso di occhialini appositi.