Nel corso di un'intervista con Il Corriere della Sera, Alessandro Gassman ha presentato il suo ultimo film, Il silenzio grande, presentato alla prossima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e ha parlato del rapporto con suo padre, Vittorio Gassmann, e con il figlio, Leo Gassman.
Nonostante Alessandro Gassmann abbia presentato Il silenzio grande, il vero focus dell'intervista si è concentrato sul rapporto con suo padre Vittorio Gassman e con il figlio, Leo Gassman. Interrogato su che genere di padre sia, l'attore ha risposto: "Sono come dovrebbe essere un politico con i suoi elettori. Non dico quello che un figlio vuol sentirsi dire e che piace per conquistare, ma quello che serve ed è utile. Ma Leo è un figlio fantastico e non perché abbia vinto Sanremo Giovani. Farà 23 anni a novembre, studia Affari Internazionali e Psicologia all'università americana a Roma, poi, come avviene in America, si fa una crasi tra le due discipline".
E sul paragone tra lui e suo padre Vittorio Gassman, come padre, Alessandro ha raccontato: "Rispetto a Vittorio, sono molto più presente. Intanto con Sabrina sto bene insieme e Leo ha potuto avere molte più sicurezze, mentre io ero un pacco che viaggiava da un padre a una madre. Papà era più spaventoso di me, quando si arrabbiava era terrorizzante, gli bastava lo sguardo silente. Io poi avevo risultati scolastici disastrosi... Con mio figlio sono stato severo in modo metodico nel proibire il cellulare fino ai suoi 15 anni e il motorino fino a 16".
Relativamente al rapporto con suo figlio Leo, invece, Alessandro Gassman ha dichiarato: "Io ho dato a Leo gli strumenti per ampliare il suo vocabolario, per capire quanto sia unica e bella la nostra lingua italiana. Le composizioni che scrive per sé stesso, lontano dal pop che l'ha reso celebre, sono molto belle e di spessore. Lì si apre e tira fuori più coraggio, sono riflessioni sulla sua generazione, parla del cambiamento climatico. Dovrebbe farle conoscere quelle canzoni".
Infine, un ultimo ricordo relativo a Vittorio Gassman e al suo rapporto con i festival di cinema: "La prima volta che sono stato a Venezia avevo 17 anni e mio papà presentava Di padre in figlio, il film che cominciò quando ne avevo 8 e lo concluse nove anni più tardi. È un racconto tra me e lui. Amava parlare di sé stesso in pubblico, io lo detestavo, ne avevo vergogna. Mi mise nelle mani di Enrico Lucherini, il press agent, che aveva un esercito di venti sarte e mi riconsegnò a papà che ero un'altra persona. Quel giorno capii che non volevo fare l'attore. Ero timidissimo".
Poi, però, le cose sono cambiate e Alessandro Gassmann, seguendo il percorso paterno, ha scelto di diventare attore: "Per mio padre fu lo stesso, fu sua madre a insistere perché diventasse attore. Io non volevo al punto che dopo Venezia mi iscrissi ad Agraria a Perugia. Mio padre mi volle a teatro al suo fianco per la seconda edizione di Affabulazione, e lì è cominciato tutto".