Non solo glamour e cinema, il Festival de Cannes come tutti i grandi eventi inevitabilmente si presta ad amplificare la voce di chi protesta e di chi intende spostare per un attimo i riflettori puntati sulle le celebrità verso problemi che riguardano il sociale o la politica internazionale. L'anno scorso a Cannes a protestare furono i precari del mondo dello spettacolo, appoggiati anche da alcuni divi come Emmanuelle Beart; ieri invece sulla Croisette, durante la passerella, sei ragazzi si sono arrampicati sulla facciata della Banca di Francia, proprio di fronte al Palais du Festival. I sei dimostranti, che hanno comprensibilmente messo in agitazione il personale di sicurezza del Festival, hanno lanciato dei volantini e calato un grande striscione verticale raffigurante l'Urlo di Edward Munch sul quale c'era scritto "Quando l'ultimo albero sarà abbattuto, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce catturato, soltanto allora vi accorgerete che il denaro non si mangia".
Con buona pace del presidente del Festival de Cannes, Gilles Jacob, (nella foto) che quest'anno si augura che la politica resti fuori dalla kermesse cinematografica. Jacob si riferisce in particolare al film vincitore della scorsa edizione del Festival, Fahrenheit 9/11 di Michael Moore: "Il talento di Moore è fuori discussione" ha detto il presidente "ma il suo film è stato premiato più per ragioni politiche, che cinematografiche, nonostante quel che ha detto la giuria". Jacob ha affermato inoltre con una certa sicurezza che il caso Michael Moore non si ripeterà più, eppure tra i 21 film in concorso per la Palma d'Oro, quest'anno c'è Kilometre Zero di Hiner Saleem, ambientato in Iraq nel 1988.
Il film del regista di Vodka Lemon racconta la storia di un giovane curdo costretto ad abbandonare la sua famiglia per prendere parte alla guerra contro l'Iran; una storia per la quale Saleem si è ispirato alla vicenda di suo fratello che un giorno uscì di casa per andare a comprare il pane, ma fu arrestato dagli iracheni e portato a combattere contro l'Iran. Al contrario di Michael Moore, Saleem difende con fermezza l'intervento americano in Iraq "Sono rimasto molto sorpreso nel vedere l'unanimità con la quale in Europa è stato criticato l'intervento. Ancora oggi troviamo sacchi con le ossa di bambini che risalgono a tanti anni fa e nessuno sa a chi appartengano. Cercate di capire cosa ha significato per noi la missione di Bush in Iraq".