All'inizio della nostra recensione di Zona Franca non possiamo che lodare l'incredibile lavoro di montaggio di Massimiliano Onorati e Marta Corradi nel riuscire, in soli 55 minuti, a condensare un ritratto attraverso lo schermo di Franca Valeri. L'attrice recentemente scomparsa all'età di 100 anni è la protagonista indiscussa del documentario a cura di Francesca Cadin, responsabile di Rai Teche, e con la regia di Steve Della Casa presentato in anteprima nel Fuori Concorso del Torino Film Festival. Un documentario che sceglie di lasciar parlare gli archivi e le teche della Rai, evitando una voce narrante che avrebbe dato vita a un eccessivo didascalismo. Così, invece, la zona Franca del titolo non è solo l'universo eclettico dell'attrice, della sua carriera a partire dagli anni Cinquanta, dei suoi momenti televisivi migliori e anche di qualche intervista, ma anche una zona franca nel senso di onesta. Come a voler dire che il personaggio era già lì, davanti a noi, per anni, in tutta la sua sincerità.
Non c'è bisogno di presentazioni
Non ci sarebbe bisogno di presentare Franca Valeri, uno dei volti più celebri della televisione e della drammaturgia italiana. Ci prova lo stesso il documentario, nei primi momenti, raccogliendo alcune clip in cui i presentatori annunciavano l'arrivo davanti alla telecamera dell'attrice, in modi sempre differenti, alcuni più formali, altri più simpatici. Per usare le parole del regista Steve Della Casa: "Il materiale trovato nelle teche della Rai è così interessante che Franca Valeri riesce a presentare da sola Franca Valeri stessa" e così infatti avviene. Nel corso del documentario noi spettatori veniamo catturati dal suo umorismo, mai volgare (perché, come avrà modo di dire lei stessa, fare ironia è un'azione complessa e raffinata), dai vari personaggi che interpretava riuscendo ad affrontare varie tematiche che sono poi i fili che il documentario segue. Non essendoci una vera e propria divisione tra temi, il documentario riesce tuttavia a collegarli egregiamente, dando vita a un flusso di pensieri mai confuso. Si parte dalle telefonate per poi affrontare la dimensione musicale dell'attrice, la danza e la guerra, gli anni del fascismo e il ruolo della donna in tutti i suoi pregi e difetti e di come si inserisce nella società. La stessa società che viene in qualche modo raccontata tra le righe. Un modo di rappresentare non solo una singola attrice, ma anche la cultura e la società di un intero Paese.
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"Perché eccetera eccetera"
Perché Franca Valeri era così amata? All'inizio del documentario il presentatore decide di chiudere con un "Perché eccetera eccetera" prima di annunciare il suo nome. In quell'indescrivibilità, quasi a voler ammettere l'impossibilità di elencare tutte le ragioni, sta la chiave del documentario che, da un certo punto in poi, gioca con lo stesso spettatore. Non solo clip dalle varie trasmissioni in cui la Valeri sta recitando, ma anche stralci di interviste in cui è semplicemente se stessa che si amalgamano e si confondono col resto. Diventa difficile separare, soprattutto se non si conosce al meglio il talento e la carriera della protagonista, quando finisce il personaggio e dove inizia la persona, quando sta recitando un personaggio comico e quando invece è semplicemente lei stessa. Il risultato è il ritratto tra l'omaggio e la celebrazione, tra il passato e l'immortalità, di una donna fiera, capace di ridere sull'universo culturale e femminile ("La signorina Snob era solo l'inizio, in lei c'era la voglia di non risparmiare nessuno"), soprattutto, di essere unica: "semplicemente Franca Valeri".
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione di Zona Franca non possiamo che promuovere il documentario di Stefano Della Casa che costruisce il ritratto di un’attrice tanto amata attraverso il montaggio di filmati di repertorio e d’archivio. Ne esce un universo singolare, che colpisce con nostalgia lo spettatore più maturo e che sorprende lo spettatore più giovane che ha modo di conoscere attraverso varie tematiche e sfaccettature il talento di Franca Valeri.
Perché ci piace
- Il montaggio rende il documentario piacevole e perfetto anche senza una voce narrante.
- Affronta varie tematiche legate alla poetica e alla persona di Franca Valeri riuscendo a raccontare anche l’Italia del passato.
Cosa non va
- Per uno spettatore più giovane potrebbe mancare il valore affettivo nel rivedere alcune clip.