Il calcio, gli anni '60, una delicatezza e calore che accompagnano il racconto: questo è Zamora di Neri Marcorè, uno degli esordi alla regia usciti nel corso del 2024 che è valso al suo autore il Premio Anec Pietro Coccia alle recenti Giornate Professionali di Cinema di Sorrento. Un film tratto dal romanzo di omonimo di Roberto Perrone, interpretato dallo stesso Marcorè insieme ad Alberto Paradossi e Marta Gastini, nelle sale dalla scorsa primavera dopo il passaggio al Bari Film Festival. Abbiamo avuto modo di parlarne con il regista, per capire quali siano state le sensazioni che hanno accompagnato il cammino del film e l'accoglienza calorosa da parte del pubblico.
Un film delicato
Neri Marcorè si era accorto da subito dell'affetto che il pubblico stava dimostrando per il suo Zamora? "Sì, perché è un film delicato, che non si impone con forza ma con dolcezza, e quindi piano piano, col passaparola, si è fatto strada." Un passo per volta, un riconoscimento per volta fino ad arrivare al premio di Sorrento. "Perché in tanti festival, in Italia, all'estero, ricevo continui complimenti, anche premi, che sicuramente sono anche specchio di questo apprezzamento. Abbiamo vinto la giuria dei giovani, oppure il premio del pubblico, oppure il premio per la migliore sceneggiatura. Quindi ci sono evidentemente motivi per premiare diversi aspetti del film. E alla fine è sempre il giudizio del pubblico quello che conta di più per noi che facciamo questo lavoro."
Perché, in fin dei conti, è sempre per il pubblico che si fa, "al di là dei premi e dei giudizi della critica, quando vedi che le persone si avvicinano alla fine proiezione, dandoti la mano, a volte commosse, sorridenti sempre, ti ringraziano per averle accompagnate appunto in questa storia. Questa è la più grande soddisfazione e gioia per me e che condivido poi sempre con tutte le persone che hanno lavorato al film." Perché un regista è la guida, quello che segna la via, quello che deve far da sintesi per arrivare all'opera completa, ma sono in tanti a lavorare a un progetto.
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Il difficile viene dopo
Se Zamora è stato il primo passo di una nuova strada, come si dice sempre il difficile viene dopo l'esordio. "Per il musicista è il secondo album, per il regista il secondo film" ci dice e siamo curiosi di sapere se sta già lavorando a qualcosa: "Ma infatti sto pensando di smettere, di fare un po' come Salinger dopo Il Giovane Holden: fare soltanto un film e basta" ci risponde scherzando, "sarebbe l'ideale, no? Però è talmente bello, è stata un'esperienza talmente positiva e gratificante, proprio dal punto di vista umano prima ancora che professionale, che la voglia di tornare sul set c'è, ma senza fretta." Senza fretta, come ci ha detto anche l'altra premiata per l'esordio, Margherita Vicario. "Tanto più perché la seconda opera è più difficile, perché magari appunto ci sono più aspettative. Sicuramente qualche idea c'è, però non ci sto lavorando adesso, dovrà passare ancora un po' di tempo prima di vederlo."
Zamora, un film che rappresenta Neri Marcorè
Ma in termini generali, cosa possiamo aspettarci? Il tono sarà lo stesso di Zamora è quell'approccio era proprio di quel primo film? "Quando lo presentavo dicevo che vi piace o meno, il film è proprio il mio specchio. Sicuramente non farò un secondo film con le stesse caratteristiche, nel senso che questo è ambientato negli anni 60, tratto da un romanzo, mentre il prossimo potrebbe essere tratto da un'altra opera letteraria oppure originale, ma sicuramente mi vorrò spostare di epoca, magari andare nella contemporaneità e cambiare anche degli elementi. Però credo che poi ogni film, anche chi ne ha fatti tantissimi, sia sempre un po' lo specchio di chi lo scrive e di chi lo gira." Va però detto che tutti noi siamo esseri complessi, "abbiamo tante sfaccettature, quindi magari sono film diversi tra loro, ma c'è sempre comunque l'anima e il vissuto del regista che porta a fare quelle scelte, a decidere come girare una scena, come raccontare quell'emozione, quel sentimento e quindi penso che sarà così anche il prossimo, come scheletro, come colonna portante." Un'opera, in definitiva, di Neri Marcorè.