Cinema e danza hanno spesso costituito un'accoppiata vincente, dai musical degli anni Ottanta (come Saranno famosi, Flashdance o Dirty Dancing) ai teen dance film incentrati sulla passione hip hop e la storia d'amore tra i protagonisti (basti pensare a Save the Last Dance o alla saga di Step Up). Molti registi hanno raccontato il sacrificio, il dolore e la sofferenza che una disciplina come la danza classica comporta e che, talvolta, può sfociare in una vera e propria ossessione (da Il ritmo del successo a Il cigno nero). In questa recensione di Yuli - Danza e libertà vi parleremo un altro film che, dopo l'uscita di Nureyev - The White Crow, arriva sui nostri schermi per celebrare l'arte di un mito della danza classica, Carlos Acosta, considerato come uno dei più grandi ballerini di tutti i tempi dopo Nureyev stesso e Baryshnikov.
Un guerriero sulle punte
Yuli - Danza e Libertà è il biopic diretto dalla regista spagnola Icíar Bollaín e sceneggiato da Paul Laverty, storico e pluripremiato screenwriter di Ken Loach. Si tratta dell'adattamento cinematografico del memoir del ballerino Carlos Acosta, No Way Home. Il film racconta per mezzo di molteplici flashback l'infanzia turbolenta di un bambino cubano (interpretato dal bravissimo Edilson Manuel Olbera Nuñez) che scopre ben presto di avere la danza nel sangue. A credere per primo nel suo talento c'è il padre, Pedro (Santiago Alfonso), un camionista con un grande amore represso per l'arte che si impone affinché il figlio possa mettere a frutto le proprie qualità innate e avere una vita diversa dalla sua. E' a lui che Acosta deve il nickname Yuli, un leggendario guerriero. Carlos Acosta fa anche un'apparizione nei panni di se stesso adulto, ormai coreografo e un produttore affermato. Splendide ed emozionanti le coreografie che intervallano gli episodi che maggiormente hanno influito sulla crescita del ballerino e della persona.
Un Billy Elliot al contrario
In effetti il film verte molto su questa relazione di amore-odio. Padre e figlio, come spesso accade, parlano due lingue diverse. Se in Billy Elliot il protagonista lottava contro un padre ostile alla sua passione per la danza, qui troviamo un genitore che incoraggia il figlio ad investire sul proprio talento fino a farla risultare un'imposizione. Fortunatamente dalla sua parte ci sono gli insegnanti dell'Accademia di Danza di Cuba che riconoscono immediatamente il talento prodigioso di questo bambino gracile e terribilmente indisciplinato.
Va sottolineato che, nonostante sia un biopic piuttosto convenzionale, Yuli - danza e libertà non tenta minimamente di mostrare una storia edulcorata. Proprio nella rappresentazione del rapporto controverso con il padre, un uomo rozzo e dal brutto carattere, non vengono risparmiate scene di forte violenza. Tra le più emozionanti del film. E' proprio in queste dinamiche familiari distruttive che risulta evidente il punto di forza della regista che già aveva impressionato gli spettatori con Ti do i miei occhi, film toccante e totalmente privo di retorica sulla violenza domestica.
Carlos Acosta: lontano da Cuba, lontano dal cuore
Yuli racconta la storia di una superstar del balletto ma offre anche uno sguardo non banale sul contesto socio-culturale di Cuba sotto il regime di Fidel Castro. Il bambino e l'adolescente Carlos Acosta considera le proprie abilità come ballerino più come un peso insopportabile e un'ostacolo alla sua libertà di fanciullo che come un dono su cui poggiare le basi dei suoi sogni di gloria. Il film riesce a catturare benissimo l'orgoglio, la frustrazione e i sentimenti contraddittori che hanno animato i cubani in quegli anni difficili.
La povertà, la discriminazione razziale all'interno della sua stessa famiglia, la malattia mentale dell'amata sorella: tante tragedie attraversano la vita di questo piccolo talento che trova la salvezza solamente allontanandosi dal nido famigliare. Carlos e la sua famiglia, come tante altre, si trovano a dover scegliere tra la libertà e l'amore per le proprie radici. In altri casi a prevalere è la lotta per la sopravvivenza. Un biopic classico, non particolarmente originale ma che rende omaggio ad una storia straordinaria, al trionfo di un talento, al riscatto di un'intero paese ("mi sembra di portare Cuba sulle spalle", continua a ripetere il giovane Acosta) che grava sulle spalle di un uomo già terribilmente provato e arrabbiato. "Sono l'unico cubano che non vuole andare via da Cuba", sbotta ad un certo punto il ballerino.
Conclusioni
In chiusura della nostra recensione di Yuli - danza e libertà, sottolineiamo come sia una storia che fa bene conoscere, che emoziona e fa riflettere su un talento unico dalla carriera fulminante dall'infanzia povera e infelice nei bassifondi dell'Avana al ruolo di primo ballerino al Royal Ballet di Londra all'età di soli 17 anni, il primo Romeo di colore della storia della compagnia. Il sentimento ambivalente nei confronti della danza che lo porterà inevitabilmente lontano dalla sua amata Cuba e il complesso approccio alle sofferte dinamiche famigliari rendono questo film un po' più di un semplice film biografico a lieto fine.
Perché ci piace
- La storia di Carlos Acosta è di grande ispirazione.
- Il contesto famigliare e sociale non viene mai edulcorato.
- Il rapporto tra padre e figlio è rappresentato con sensibilità e risulta molto emozionante.
Cosa non va
- Il biopic ha un’impostazione molto classica e convenzionale.
- Il film non presenta grandi elementi di originalità.