La semifinale di X Factor 2024 dimostra quello che molti vanno dicendo da anni: è necessario porre un limite al televoto. O almeno trovare un'alternativa valida, altrettanto popolare, ma più "regolamentata". Il problema, però, è che non si conosce al momento un'alternativa più democratica del voto, e dunque la questione è destinata a durare. D'altronde se non ce ne preoccupiamo quanto dovremmo in vista delle elezioni, figurarsi se l'espressione di qualunque voto a Sanremo o a X Factor potranno toglierci il sonno.
Potremmo, semmai, guardare il tutto da un altro punto di vista. Quello che ha detto Achille Lauro è vero: non c'è mai stata, a memoria, un'edizione di X Factor più variegata di questa in quanto a generi musicali e talenti. Il pubblico però, attraverso lo strumento che ha a disposizione, ha deciso di portare in finale i concorrenti più "da X Factor" (perché i Patagarri in tutto questo sono l'inciampo). Il principio, insomma, è lo stesso della canzone sanremese: non importa che sistema di voto ci sia, non importa quanto sia vasto il ventaglio musicale che arriva sul palco, il pubblico decide in base a un solo criterio: la riconoscibilità. Che si tratti di un volto, di un personaggio (in questo caso non sono i suoi concorrenti ma è Achille Lauro), o di canoni, in questo caso musicali. Perchè alla fine il gusto personale, che dovrebbe essere una sorta di incontro di affinità elettive, si forgia in realtà sull'abitudine a determinate cose.
Le nostre pagelle
Nella finale di X Factor ci saranno almeno tre errori. Il voto, per tornarci ancora una volta, avrà pure decretato che, a furor di popolo, la squadra di Achille Lauro è la più meritevole, ma sappiamo molto bene come poco c'entri con la musica. C'entra invece con la natura duplice di X Factor, che, come ripetiamo sempre, è anzitutto uno spettacolo televisivo, dove alla fine vince chi meglio ha saputo vendere pentole e coperchi.
Lorenzo Salvetti - voto 5
Il primo "errore" è lui. E se fino a ieri non avevamo assolutamente nessun motivo in più del gusto personale per non applaudire troppo questo dolcissimo diciassettenne dal cuore di panna, oggi ne abbiamo uno: le "Lorenzine". Tralasciando la personale antipatia per tutti quei raggruppamenti al femminile che finiscono in -ine: nella semifinale Lorenzo, tra una Caruso fuori misura per lui, e un Piccolo, grande amore che non è sbocciato, praticamente non ne ha azzeccata una. Eppure è in finale con il voto di chi già prepara magliette e braccialetti per il panchina tour. Mah!
Les Votives - voto 6,5
Vincono, anche qui per partito preso dei televotanti, in una serata in cui sono decisamente sottotono. Sbagliano completamente nella manche orchestrale, e d'altronde Almeno tu nell'universo è uno di quei testi sacri che mette paura a tutti. Si riprendono con Crazy dei Gnarls Barkley ma senza brillare.
Patagarri - voto 8,5
Non sappiamo se tutti i jazzisti del mondo si siano dati appuntamento per votarli in massa, forse tutte le band di ragazzini che suonano da dio agli angoli di New Orleans, ma se l'hanno fatto, allora hanno fatto bene. Tra tutti i concorrenti della squadra di Lauro sono oggettivamente quelli che lo meritano di più. Anche solo per la bella versione di Can't Help Falling In Love di Elvis, dove hanno sfoderato ogni arma a disposizione e hanno conquistato tutti grazie al sax. La manche con l'orchestra, d'altronde, urlava il loro nome.
Achille Lauro - voto 8
I toni sono decisamente più cauti delle scorse puntate, deve aver capito che il fastidio a favor di telecamera dei colleghi al tavolo verso i suoi modi plateali e ruffiani ne celava uno reale. Non che rinunci a invocare il senato più di quanto sia necessario, ma lo fa con maggiore misura. Lode a Lauro, che forse per la prima volta nella storia del programma riesce a portare una squadra al completo in finale. E sia chiaro: qui non è in discussione la bravura, il talento dei suoi ragazzi ma un risultato simile è stato possibile soprattutto grazie al seguito e al carisma del loro giudice.
Francamente - voto 9
Nella sequela degli errori in vista della finale entra anche lei, anche se dal lato opposto rispetto a Lorenzo Salvetti e Les Votives. Francesca Siano sarà la grande assente della grande festa napoletana che ci attende giovedì 5 dicembre, vista la sua eliminazione al ballottaggio. In questo risultato non c'è davvero nessun demerito da parte sua e del suo giudice, per leggere questo risultato dobbiamo rimandarvi a quanto si diceva in apertura del pezzo. Una soddisfazione almeno ce l'ha data: cantare Alice e Carmen Consoli, nella sera che doveva essere quella della sua disfatta. Che si è trasformata, invece, in quella della sua consacrazione come artista, come donna, come essere umano e pensante.
Jake La Furia - voto 7
Alla fine della serata fa compagnia a Paola Iezzi nel gruppo dei giudici che dormiranno sonni tranquilli per tutta la settimana perché rimasti senza concorrenti. Un peccato aver perso il talento di Francamente a un passo dalla vittoria, ma anche un risultato per cui non può sentirsi in colpa perché, con lei più che con gli altri due concorrenti, non ha sbagliato davvero nulla. In puntata recupera anche un po' della sua verve comica, e di quello che in fondo è stato il suo ruolo per tutta la stagione: il moderatore del tavolo a cui non si riesce mai a dire di no.
Mimì - voto 9
Che si creda o no, nella sua serata migliore (che è tutto dire, considerando quello a cui questa ragazzina di 17 anni ci ha abituati) Mimì Caruso ha rischiato di essere eliminata al ballottaggio. Contro chi? Francamente. La sensazione che ci ha pervasi, nel momento in cui Giorgia ha pronunciato i loro nomi in vista dello spareggio, è stata, cambiate le cose da cambiare, la stessa che abbiamo provato nel sapere, per esempio, che Donald Trump avrebbe corso nuovamente per la presidenza USA: non è possibile. Ci ha emozionati fino alle lacrime con la sua versione di Strange Fruit di Billie Holiday, ha cantato una versione di Mi sei scoppiato dentro al cuore di cui anche Mina sarebbe orgogliosa. Ma il pubblico ha deciso che non era abbastanza. Nonostante tutto, nonostante il ballottaggio soffertissimo contro Francamente, alla fine Mimì sarà la quarta finalista e dovrà riuscire, da sola, a far fuori un'intera brigata. È ora di indossare di nuovo la tuta di Kill Bill.
Punkcake - voto 6,5
Non la loro serata migliore, ma l'impressione è che, avendo dato cuore, corpo, anima e polmoni nella puntata precedente, salvati dal ballottaggio finale, siano arrivati alla semifinale già con la testa alla prossima sagra del fagiolo zolfino. D'altronde per un gruppo di outsider come loro, cucirsi addosso la X rossa della finale, forse sarebbe stato un po' troppo. E infatti sono i primi eliminati della serata. Ma in fondo il punk è anche quella cosa che, nel momento in cui riceve troppi applausi, attestati di stima e pacche sulla spalla, si trasforma in qualcosa che non conserva più la purezza e la bellezza dell'originale. E loro non hanno corso ulteriormente il rischio. Resta il fatto che, se l'edizione resterà negli annali del talent, sarà anche grazie a loro e un giudice che ha saputo portarli fino in fondo con profondo rispetto.
Manuel Agnelli - voto 7,5
Parla poco, giusto quanto necessario per spingere e coccolare ancora un po' i suoi concorrenti. Ha pienamente ragione su Lorenzo Salvetti, pur se Achille Lauro finge di non capire di cosa stia parlando, bastona i Les Votives non più del necessario, è giusto con le lodi agli altri talenti non suoi. Gioca con i Punkcake, si emoziona per i progressi di Mimì. Un Manuel Agnelli finalmente umano, troppo umano? Aspettiamo di vederlo giovedì 5 durante la finale: sarà un testa a testa pieno di scintille con la sua nemesi.
Paola Iezzi - voto 7,5
Ora che non ha più concorrenti in gara si gode finalmente il gioco, e dispensa consigli e buone parole per tutti. C'è solo un momento in cui, giustamente, si infiamma. Lo fa, cogliendo al balzo il discorso significativo e doloroso di Francamente sull'empowerment femminile, per fare un appello a tutte le donne, anche alle "lorenzine": bisogna sostenersi e smettere di criticarsi a ogni costo, contro ogni ragione logica. Il mondo là fuori sta cambiando, anche se in certi giorni è difficile credere che lo stia facendo in meglio, e quello di Paola Iezzi è un appello affinché cittadini e cittadine, anche in Italia, arrivino preparati a un appuntamento cruciale con la storia non più rimandabile. E una lezione per tutto questo può passare, sì, anche da un programma televisivo. Sarà orgoglioso un suo vecchio professore ai tempi del liceo classico, Roberto Vecchioni.