E' una prima volta veneziana che si farà ricordare quella di William Friedkin, in lizza per il Leone d'Oro con l'applauditissimo Killer Joe. 76 anni, debuttante assoluto nella kermesse cinematografica italiana, il regista di capolavori assoluti come L'Esorcista e Il braccio violento della legge ha spiazzato oggi la platea dei critici grazie all'ironico e ferocissimo noir tratto dall'omonima piece teatrale del premio Pulitzer Tracy Letts, un dramma senza eroi in cui gli eventi catastrofici si legano l'un l'altro senza soluzione di continuità. Ambientato in un ruvido Texas, il film racconta la storia di Chris Smith, uno spacciatore di droga che deve restituire una grossa somma di denaro ad alcuni malviventi locali. Decide di uccidere la madre per intascare i soldi dell'assicurazione e sanare i suoi debiti; si rivolge quindi al famigerato Killer Joe, un agente di polizia che nel tempo libero 'arrotonda' i suoi guadagni facendo il sicario. Impossibilitato a pagare le prestazioni 'extra' del poliziotto, Chris pensa bene di cedergli come 'deposito' la sorellina dodicenne Dottie (Juno Temple), che in quella figura maschile trova la via di fuga da un mondo di desolante abiezione. In un crescendo di colpi di scena e violenza che non risparmiano nessuno, la nerissima opera di Friedkin racconta la deriva umana di un mondo in cui padri e figli sono obbligatoriamente nemici (straordinarie le performance di Thomas Haden Church e Gina Gershon) e in cui la follia dei cattivi assume le sembianze di un suadente e (apparentemente) irreprensibile uomo di legge; un ruolo chiave che l'autore di Chicago ha deciso di affidare al 'bravo' ragazzo di Hollywood Matthew McConaughey, assente oggi in sala stampa. Al fianco dell'irrefrenabile William Friedkin, che ha 'minacciato' più volte la platea di cantare Volare c'erano invece l'altro protagonista, Emile Hirsch, lo sceneggiatore Tracy Letts e i produttori Nicolas Chartier e Scott Einbinder.....
Signor Friedkin, dopo Bug - La paranoia è contagiosa questo è il secondo film in cui collabora con Tracy Letts, com'è nato questo sodalizio artistico?William Friedkin: C'è poco da dire, vedo il mondo esattamente come lo vede lui e non in termini critici, ma nel senso che ritroviamo le stesse cose nella natura umana, cose che troviamo molto divertenti e che vengono raccontate con un certo umorismo nero.
Un aspetto questo che è fondamentale in Killer Joe...
William Friedkin: Ed è un umorismo che è già nel testo scritto, ammetto che non si tratti di una comicità alla Benigni o come quella dei fratelli Marx. Si ride come quando si sente un politico americano che fa un discorso. Sappiamo tutti che i politici non comunicano con la verità. I personaggi del film non sono per forza onesti con il mondo, ma noi vediamo veramente come sono fatti.
Nonostante sia tratto da una piece teatrale, il suo film non sembra affatto 'teatrale' nella struttura...
William Friedkin: Tantissimi film americani sono tratti da commedie teatrali. Casablanca, ad esempio, oppure Quando la moglie è in vacanza, opere che la critica considera dei capolavori. I film che hanno un'ispirazione teatrale, poi, hanno dialoghi ben elaborati e proprio questo mi ha sempre attratto delle opere di Letts, oltre alla sua visione del mondo. E comunque non voglio prendermi il merito della riuscita di un film, mi sento come un direttore d'orchestra. E poi aver lavorato con questi attori è stata davvero una benedizione. Non so se sarei riuscito a fare questo film se non avessi avuto questo cast.
Tracy Letts: A dire il vero non ho mai pensato che altre mie opere teatrali potessero diventare dei film, ma quando uno come William Friedkin ti chiama e ti dice che vorrebbe adattare le tue piece per il grande schermo non puoi fare altro che pensare che diventeranno dei grandi film. Io e lui non commentiamo mai le azioni dei personaggi, ma siamo affascinato da loro, ci piacciono sinceramente. Lo so che è un po' bizzarro e strano da dire, viste le cose terribili che fanno, ma proprio per questo motivo ci siamo affezionati. Bill è un grandissimo cineasta ed è stato solo un onore poter lavorare con lui.
Signor Letts, qual è stata la genesi della piece e le sue fonti di ispirazione?
Tracy Letts: Killer Joe ha avuto la sua premiere nel '93 e poi ha avuto un lungo percorso e quando l'ho scritta mi sono ispirata alla vera storia di una famiglia della Florida, con madre e figlio entrambi spacciatori. Quando la madre ruba alcune dosi di cocaina al figlio, lui decide di allearsi con il padre e di farla fuori. Per quanto riguarda le ispirazioni, il primo che mi viene in mente Jim Thompson, autore di numerosi romanzi pulp.
William Friedkin: E chi lo sa? Mia moglie me la ho chiesto così tante e volte e le ho sempre risposto "boh". C'è una scena di Otto e mezzo, quella in cui Mastroianni consegna la sceneggiatura del suo film ad un critico, che forse può aiutarmi a definirlo. Il critico stroncava il film, aggiungendo "Manca una premessa filosofica problematica e non ha i meriti dell'avanguardia. E' la prova che il cinema è 50 anni indietro rispetto alle altre arti". Ecco, credo che questa possa essere una giusta definizione.
Forse un po' ingenerosa, però. Quali sono i giovani autori e registi che lei apprezza di più?
William Friedkin: Se dico Darren Aronofsky sembra che io voglia il suo voto? Allora non lo dico. Vediamo, adoro Paul Thomas Anderson. Naturalmente i fratelli Coen, anzi se c'è qualcuno qui dentro che non ama i Coen uscite tutti fuori! (ride). E poi Federico Fellini, John Ford, Alain Resnais. Guardo i loro film in continuazione. Il bello di oggi è che la tecnologia rende possibile ogni sogno del regista, mentre una volta le sequenze di azione dovevamo farle in maniera meccanica. Ultimamente ho rivisto The Bourne Ultimatum - il ritorno dello sciacallo di Paul Greengrass e sono rimasto estasiato. Quelle scene di inseguimenti con macchine sono davvero fantastiche ed è stato possibile girarle grazie alla tecnologia. Per tornare a parlare di giovani registi, spero che qualcuno sfrutti le nuove tecnologie per fare quello che Orson Welles ha fatto con Quarto Potere, rivoluzionando il mondo del cinema o come hanno Michelangelo Antonioni e Fellini. A loro non posso neanche allacciare le scarpe, ma hanno ispirato il mio cinema. Una volta incontrai Fellini e al suo cospetto mi sentivo come un apostolo. Si offrì di cucinarmi un piatto di pasta nel suo ufficio, dove c'era un fornelletto. La pasta, anche se faceva schifo, era la più buona che avessi mangiato.
Non si fa che parlare della scena del film in cui Gina Gershon simula del sesso orale utilizzando una coscia di pollo 'offerta' da McConaughey. Come l'avete strutturata e soprattutto, signor Letts, come è arrivato ad ideare una cosa del genere?
Tracy Letts: Precisiamo, è una zampa di pollo e non una coscia, ma non saprei dire cosa mi abbia ispirato. Ricordo solo che 20 anni fa ogni volta che si provava questa scena a teatro dovevo uscire dalla sala perché mi dava molto fastidio.
William Friedkin: (Rivolgendosi a Letts) Forse era la peggiore umiliazione che potessi immaginare all'epoca per una donna.
Emile Hirsch: Mi ha ispirato il lavoro di preparazione che ho fatto qualche anno fa per il ruolo di Amleto, un personaggio che poi non ho più interpretato a teatro. Però tutto quel training mi è stato fondamentale per rendere la natura conflittuale di Chris, il suo animo dark.
E com'è stato il lavoro sul set con Friedkin?
Emile Hirsch: Bill è decisamente il miglior regista con cui ho avuto modo di lavorare, sotto ogni aspetto, da quello visivo della messa in scena a quello recitativo. Conosce più cose lui sulla recitazione di qualunque altro regista con cui abbia diviso il set. Ho passato davvero un periodo fantastico, recitavamo tutti in modo spontaneo. Sotto la direzione di Bill ci sentivamo al sicuro, salvi, eppure pronti per addentrarci in territori sconosciuti. Tutti poi potevano apportare qualcosa di unico. Pensate al ruolo di Matthew. Quando il film è stato completato non avrei mai potuto immaginare un altro attore in quella parte, non poteva non essere lui Joe.
Signor Friedkin, anche in Killer Joe viene confermato un aspetto importante del suo stile, e cioè quello di rendere esplicito tutto, senza metafore o allusioni. E' una giusta sensazione?
William Friedkin: Forse è vero, ma anche se le cose le mostro in maniera più esplicita, mi diverto a renderle più ambigue. Ho fatto due film in cinque anni e tutti e due sono stati tratti da opere di Letts. Leggo davvero molti script e raramente trovo qualcosa di interessante che vorrei trasformare in un film. Forse Killer Joe è una storia d'amore come Cenerentola. La ragazzina cerca un principe azzurro e trova un killer prezzolato. A me è successo un sacco di volte. Ho sempre cercato Cenerentola e ho trovato dei killer prezzolati (ride). Non mi riferisco a Jeanne Moreau, lei è una donna fantastica e siamo ancora molto amici. Siamo stati sposati, anche se non ho ancora capito cosa ci facesse con me.