Uscito nelle sale americane nel febbraio 2019, What Men Want - Quello che gli uomini vogliono non ha mai raggiunto i cinema italiani, saltandoli e piedi pari. Costato 20 milioni di dollari e prodotto nel 2018, il remake al femminile della ben più nota commedia What Woman Want - Quello che le donne vogliono con Mel Gibson ha incassato a fine corsa 72 milioni totali, recuperando l'investimento e generando un minimo di profitti adeguati. Non è stato un successo e nemmeno un flop, passato semplicemente inosservato in termini internazionali in un clima di neutrale disinteresse.
In Italia è arrivato da diversi mesi su Prime Video fuori abbonamento, per l'acquisto o il noleggio, ma è Netflix che da pochi giorni ha deciso di inserirlo in catalogo e ovviamente senza costi aggiuntivi, facendolo schizzare in cima alla Top 10 del film più visti del momento. Ma questo re-made al contrario del piccolo cult d'inizio millennio diretto da Nancy Meyers sa essere migliore o diverso dall'originale? Ha qualche spunto inedito a cui aggrapparsi e su cui parodiare? È pensato in modo nuovo e virtuoso? Scopriamolo insieme.
Soldi e sesso
Come intuibile, il punto di vista del film è ribaltato e protagonista della storia è una donna, Alison "Ali" Davis (Taraji P. Henson). Se il Nick Marshall di Gibson era un pubblicitario di successo di Chicago, donnaiolo impenitente e arrogante, Ali è invece una brillante agente sportiva di Atlanta che gli uomini non sa assolutamente come (com)prenderli, da sempre circondata da testosterone e sessismo e per questo disillusa sulla condivisione di genere nonostante l'ottimo rapporto con la figura paterna. Una donna in carriera che lavora il doppio dei suoi colleghi e raggiunge ottimi risultati che si vede soffiare l'affiliazione come socia della sua agenzia da uno di questi. Ha un carattere dominante, comunque, e non accetta facilmente consigli o piedi in testa: deve avere il controllo e il giusto riconoscimento, anche a costo di risultare cinica o spietata. E qui sta il paradosso: nonostante tenti di comportarsi nei modi come un maschio alfa, la sua femminilità prorompente non le permette d'integrarsi in un ambiente totalmente fallocentrico dove la donna, al massimo, "può gestire solo il proprio reparto". L'unica eccezione è l'assistente omosessuale Brendon (Josh Brener), che tratta comunque con troppa condiscendenza e poco rispetto, nonostante il grande intuito e talento di quest'ultimo e il suo professarsi amico della protagonista.
Durante l'addio al nubilato di una delle sue migliori amiche Ali incontra però la "sensitiva, parrucchiera e pusher" Sister (una dirompente Erykah Badu, forse la cosa migliore del titolo), risvegliandosi il giorno successivo dopo una nottata brava con la strana capacità di poter sentire i pensieri degli uomini. Di tutti gli uomini. Decide così si sfruttare questo potere per rivaleggiare ad armi pari con i colleghi, scoprendo che quello che gli uomini vogliono sono "soldi e sesso" e utilizzando questa conoscenza approfondita della questione per ottenere un contratto miliardario con una star nascente dell'NBA, approfittando anche dell'interessamento del barista e padre single Will (Aldis Hodge) per raggiungere il suo obiettivo. Ma le cose non sono mai così semplici e da grandi poteri deriveranno grandi conseguenze e responsabilità con cui Ali dovrà fare presto i conti.
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Modernità trash
A conti fatti, What Men Want è una commedia mediocre e senza mordente. Concettualmente parlando, il film non sovverte poi così tanto le fondamenta narrative del titolo originale, scambiando semplicemente i ruoli di genere e modificando qui e lì alcune intuizioni del racconto. Il cambiamento più radicale è in verità nei toni, che sono tipici della commedia trash americana e miscelati ad alcune ispirazioni comedy afro-americane, avendo non a caso come co-protagonista un esuberante Tracy Morgan in uno dei suoi soliti - e ripetitivi - ruoli caratteristici senza maschera. Le battute più funzionali al progetto sono anche le più sciocche e scurrili, il che restituisce con precisione la vera anima del progetto, che pur volendo in una certa misura parlare della situazione della donna nella società contemporanea, in realtà fa di tutto per essere semplicemente una tamarra commedia situazionistica e a tratti slapstick con una Taraji P. Henson decisamente divertita e al limite dell'overacting. La regia di Adam Shankman è poi inesistente, distante anni luce dalle intuizioni di Hairspreay o Rock of Ages e relegata a sola presenza nominale.
Non c'è una sola scena che possa dirsi sinceramente dissacrante o esilarante, essendo per lo più situazioni banali o già viste che mancano di reale bontà comica ed espressiva, regalando al massimo un sorriso. A parte l'interpretazione della Henson, c'è da sottolineare la spassosa performance della Badu nel ruolo della sensitiva Sister, con tempi comici irresistibili ma con uno screen time purtroppo assai ridotto (ma non perdetevi le scenette post-credit a lei dedicate). Per il resto, What Men Want si rivela un prodotto modesto che rappresenta nel suo piccolo tutto quello che questa tipologia di remake non dovrebbero essere, troppo spesso occasioni di lucro superficiali e senza ispirazioni di sorta.
Conclusioni
In conclusione, What Men Want - Quello che gli uomini vogliono di Adam Shankman si dimostra un re-made poco efficace, di mediocre portata e solo sporadicamente divertente. Nella sua modernità contenutistica, il film pecca di una risoluzione di toni e contenuti decisamente più trash e raffazzonata rispetto al titolo originale, con una Taraji P. Henson in parte e un paio di momenti spassosi ma nient'altro di più.
Perché ci piace
- L'interpretazione della Henson.
- La Sister di Erykah Badu è la cosa migliore del film.
Cosa non va
- Regia inesistente.
- Scrittura spesso inefficace in termini commediati.