Continua a costruire complesse, ma non indecifrabili, architetture narrative e temporali Westworld, che con il secondo episodio del secondo ciclo di episodi, intitolato Reunion, scritto da Carly Wray (sceneggiatrice neofita del parco, che vanta in bacheca un Emmy per Mad Men ed è anche soggettista di Mindhunter) e Jonathan Nolan e diretto dal timoniere di lusso Vincenzo Natali, ci accompagna al fianco di una astuta e inflessibile Dolores che si prepara a difendersi dalla rappresaglia della Delos, ci riunisce allo spietato Uomo in nero per nuove efferate avventure, ma ci conduce anche a esplorare scenari pressoché inediti, anche precedenti all'apertura del parco.
Torniamo infatti indietro di quelli che dovrebbero essere trentacinque anni, che poi è l'epoca delle conversazioni di Arnold con Dolores avvenute prima dell'apertura di Westworld che costellano tutto lo show, e in un momento leggermente posteriore in cui assistiamo a una agghiacciante "reunion": quella tra William e Dolores che si incontrano la prima volta dopo il tempo breve e ossessivo del loro "amore". Lui ha ancora il volto di Jimmi Simpson, ma il suo cuore è già nero.
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Dolores tra le stelle
Dolores regisce alle parole taglienti di William ("davvero, non sei altro che un oggetto") con sottile, quasi impercettibile sgomento. Il mistero della personalità di Dolores Abernathy è un miracolo di recitazione di Evan Rachel Wood, che riesce a fare affiorare il dolore, il ricordo, la sorpresa là dove non dovrebbe essere rimasto nulla dopo l'ultimo reset. Se Dolores è un enigma che Willliam decide di considerare risolto, non è così per Arnold che vediamo al suo fianco in una scena che rafforza l'idea che la malattia e la morte di suo figlio gli abbiano dato gli strumenti per "capire" Dolores. Il senso di meraviglia di Dolores nella scena newyorkese è lo stesso che Arnold ha visto nel piccolo Charlie: come una bambina cresce nella complessità del suo pensiero e nella profondità del suo intuito Dolores, anche se a volte sembra arretrare nella sua programmazione, turbando Arnold che non la ritiene "pronta" per la missione per cui è stata portata fuori dal parco.
Questa "missione", per cui evidentemente viene utilizzata, al suo posto, l'algida Angela di Talulah Riley, l'avrebe messa sulla strada di una sua futura conoscenza: Logan Delos, non ancora tra gli azionisti del parco, ma che Robert Ford sta introducendo all'incredibile progetto allora denominato Argos Initiative, o meglio ai suoi incredibili abitanti, gli host, già perfettamente indistinguibili dagli esseri umani; in qualche caso, come quello di Angela, perfino troppo perfetti per essere umani. La sensazione di potere e di piacere che dà all'edonista e sadico Logan l'incontro con Angela e gli altri host fa sì che un passo importante sia compiuto per il finanziamento e l'allestimento del progetto che mira a trasformare il virtuale in reale. E fa sì che noi si possa rivedere Ben Barnes in questo ruolo squisitamente sgradevole che tanto gli si confà.
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Il fiuto di William
Non si deve a Logan, tuttavia, se la fortuna della sua famiglia finisce a foraggiare la crescita e le ambizioni di Westworld e della Delos; la conversazione che decide il futuro del parco avviene tra suo padre Jim - interpretato dal formidabile Peter Mullan - e il futuro cognato, William, e si può collocare cronologicamente qualche tempo dopo il "festino" di Logan a New York. William, che all'alba della sua carriera di frequentatore assiduo del parco, è già un esperto sulle sue potenzialità, convince il magnate e futuro suocero grazie ad una allettante idea di merketing: ciò che il pubblico farà dentro Westworld potrà essere prezioso per la multinazionale non per il guadagno immediato per il costo dell'accesso al servizio, ma per la possibilità di osservare i desideri delle persone che si scatenano e si svelano senza inibizioni: se scopriamo ciò che vogliono, possiamo venderglielo.
La freddezza e il cinismo di William per le sofferenze degli host fa il paio con il suo evidente fiuto per gli affari, che farà di lui il maggiore azionista della Delos trent'anni dopo; ma ci fa anche pensare che quest'uomo scaltro e arido potrebbe avere lo stesso atteggiamento utilitaristico nei confronti degli esseri umani.
C'è in effetti tutto un aspetto della gestione del parco da parte della Delos che attende di essere esplorato e che riguarda i visitatori e non gli host; sappiamo grazie a Bernard che il loro DNA viene raccolto e utilizzato per scopi misteriosi. Ora scopriamo che sono anche osservati e schedati ai fini di ricerche di mercato. Il che ci porta ancora una volta a chiederci: qual è il vero scopo del parco?
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Le mille morti di Teddy Flood
Una questione per noi affascinante, che non sfiora minimamente la Dolores della storyline del presente, intenta a mostrare al suo amante "predestinato" Teddy Flood la verità sulla sua condizione di host. Lo show torna crudelmente a giocare sul motivo delle quotidiane fini violente di Teddy (aka il Kenny di Westworld), che nel parco impersonava l'innamorato devoto e coraggioso, e quindi finiva regolarmente stecchito nel tentativo di difendere Dolores nella narrativa che la voleva vittima delle attenzioni degli ospiti, e soprattutto dell'Uomo in Nero. Il "risveglio" di Teddy, stavolta, sembra definitivo, ma non per questo ha imparato a non correre rischi inutili nel tentativo di fare l'eroe per la sua bella, visto che qui rischia di farsi fare secco da Hector in occasione del breve incontro con Maeve - che non ci dice molto, se non che forse due host con programmi diversi per l'immediato futuro possono rispettarsi reciprocamente in una maniera che forse sarebbe più problematica per degli umani nella stessa situazione.
E che Maeve è più saggia e più badass di Dolores: "La vendetta è solo un'altra preghiera al loro altare, mia cara, e io non m'inginocchio più."
Ma tornando al piano di Dolores, torturando il personale dei laboratori riesce a farsi fare una stima del contingente di soldati e membri della security armati fino ai denti sono in arrivo nel parco per sedare la rivolta. "Ottocento uomini, Dorores. Noi ne abbiamo forse cinquanta!", lamenta Teddy, che deva ancora imparare anche a lasciar fare i ragionamenti (e le resurrezioni) alla sua dolce metà.
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La strada verso la Valle
Altrove, nel parco, l'Uomo in nero avanza alla volta della sua nuova quest, reclutando una vecchia conoscenza, Lawrence/El Lazo, che lo ha affiancato nelle sue scorribande anche nella prima stagione. L'obiettivo non è chiarissimo, ma ci sembra di poter dedurre da un paio di battute di Dolores e di William che si tratta della ricerca di qualcosa di estremamente pericoloso su cui sia la bellicosa fanciulla sia il suo odioso aguzzino hanno messo il pensiero. "Non è un posto, è un'arma - dice Dolores - e la userò per distruggerli". La ricerca di un piccolo esercito di supporto conduce l'Uomo in nero a entrare in conflitto con il nuovo El Lazo - che ha il volto inconfondibile di Giancarlo Esposito, guest star d'eccezione - ed esposto ancora una volta alle beffe postume di Robert Ford. E noi, con lui, ci sentiamo irresistibilmente attratti da questo oscuro cammino, da questo nuovo enigma, che sembra insolubile, ma che episodio dopo episodio continuerà a rivelare la sua vastità e il suo rigore. Buon viaggio, cowboys.