Per il West Side Story di Steven Spielberg arriva il momento di una seconda vita dopo l'uscita in sala dello scorso Natale, passata un po' in sordina in un momento difficile per il cinema nel nostro paese: dal 2 marzo, infatti, il film è disponibile su Disney+ e si prepara a farsi ammirare dal pubblico della piattaforma streaming che potranno apprezzare la forza e il valore del nuovo adattamento del popolare musical (di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di West Side Story). Un lavoro sul set complesso ma esaltante di cui ci ha parlato il cast nel corso della conferenza stampa di presentazione, una nutrita rappresentanza degli interpreti al servizio di Spielberg, a partire da Rachel Zegler ad Ansel Elgort e Ariana DeBose.
Il ricordo di Stephen Sondheim
Non si può iniziare a parlare di West Side Story senza che il pensiero corra a Stephen Sondheim, che ci aveva lasciati da poco al momento dell'uscita del film. "Non saremmo qui senza le sue parole" ha infatti dichiarato Rachel Zegler, "siamo stati fortunati non solo a poter cantare i suoi testi, ma anche di discutere di essi insieme a lui", ascoltare aneddoti di prima mano e scoprire la volontà dell'artista di lasciare che quei testi evolvessero: "è stata un'ispirazione come artista vedere qualcuno che ha creato un capolavoro del genere e ancora aver voglia di metterci mano dopo 64 anni."
Stephen Sondheim: le sue migliori canzoni fra Broadway e il cinema
Nel ruolo di Anita
"Non credevo che avrei potuto avere la parte" ha spiegato Ariana DeBose parlando del ruolo di Anita che ha ottenuto, "mi ha stupito che Steven e Tony Kushner fossero aperti all'idea di affidarmi il ruolo" e si è sentita pronta ad affrontare il percorso del personaggio... almeno fino a quando non ha incontrato Rita Moreno: "Ho cercato di non pensare al fatto che avesse vinto un Oscar, perché avrei percepito il fallimento imminente. Non volevo ripetere il suo successo, solo essere adatta a questa versione del personaggio nella storia." Una pressione che ha aggirato evitando di tornare a guardare West Side Story: "sapevo che ci sarebbero stati confronti, quindi l'unica cosa che avrei potuto fare era tenermi il più lontano possibile dall'originale."
Sul set, tra difficoltà e responsabilità
A parlarci dell'incredibile lavoro sul set e della complesse coreografie è stato Ansel Elgort: "Sono arrivato sul set che già provavano da mesi e non ero nemmeno il miglior ballerino" ha spiegato, "ma ero circondato da ballerini incredibili che mi hanno supportato. Dopo le prove Harrison Cole si fermava ad aiutarmi con i passi, ma tutti si sono dati da fare per farmi migliorare. Steven voleva che l'intero processo fosse come un'incubatrice che portasse tutti a dare il meglio, sostenendoci a vicenda." Un contesto positivo di cui ha parlato anche David Alvarez, interprete di Bernando: "Steven e Tony volevano vederci fare ciò che volevamo. Piuttosto che darci indicazioni precise, volevano che ci fidassimo di noi stessi e credessimo in noi stessi, che cercassimo dentro di noi cosa poter dare al personaggio."
West Side Story: l'evoluzione del musical dal 1961 al film di Steven Spielberg
Ma Alvarez ha parlato anche di un altro aspetto fondamentale di un ruolo del genere: la responsabilità. "Fa paura la responsabilità di quel che stai facendo, ma allo stesso tempo ti rende un artista migliore" proprio per quella spinta a credere in se stessi e nel proprio istinto a cui ha accennato. L'istinto non è però stata l'unica arma di Mike Faist per un ruolo delicato come quello di Riff, difficile da affrontare per il suo essere razzista, ma ricco di sfumature che non lo rendono bidimensionale. "Mi sono appoggiato alle sue origini, sulla paura e sul capire da cosa derivi" sullo scavare nel passato e nell'incredibile background che questi personaggi hanno.
La gioia e il caldo intenso delle riprese a New York
Al cast è stato chiesto quale fosse il numero musicale più complesso da realizzare, ma quel che è emerso dalle dichiarazioni è stata la gioia di lavorare a West Side Story e con Steven Spielberg. "Ci sono state sfide e ci sono stati ostacoli" ha spiegato Mike Faist, "ma alla fine quel che resta è un'esperienza meravigliosa e piena di gioia. Non mi è mai sembrato un lavoro." Una delle sfide a cui ha accennato l'attore è senza dubbio il calore intenso delle riprese in estate. "Solo ora mi sto liberando delle righe dell'abbronzatura" ha infatti scherzato Rachel Zegler, ma d'altra parte non si poteva evitare di girare a New York, perché Manhattan è un personaggio della storia.
"Il film è diventato una lettera d'amore per New York" ha infatti dichiarato la Zegler, "non solo perché è visivamente incredibile, ma grazie al contesto che Tony Kushner ha dato allo script, con la comprensione del clima politico. Era incredibile camminare sui set del 1957 realizzati da Adam Stockhausen, ti sentivi trasportato in quell'epoca e traspare nella nostre interpretazioni."
West Side Story, Steven Spielberg: "Non provavo sensazioni simili dai tempi di E.T."