Non si può programmare troppo. Penso sempre a una frase di Napoleone, quando gli chiesero di spiegare i dettagli del suo piano di battaglia. Lui rispose: "Be', ecco il piano: intanto andiamo lì, poi vediamo che succede".
You're so vain: Warren Beatty, ieri e oggi
Sarà anche impulsivo, imprudente e amante del rischio, ma Warren Beatty ci perdonerà se non prestiamo totale fiducia alle sue parole. Certo, che Warren abbia il coraggio di tentare degli azzardi non da poco ce lo ha dimostrato esattamente mezzo secolo fa: quando, a neppure trent'anni, scelse di investire di persona su un soggetto quasi impensabile per l'epoca come Bonnie and Clyde (distribuito in Italia con il titolo Gangster Story), senza lasciarsi spaventare dalla natura controversa e dalla violenza esplicita di un film in cui l'attore americano, oltre a vestire i panni del protagonista maschile, assunse anche il ruolo di unico produttore.
L'esito di quella scommessa è materia ormai nota, mentre Beatty, proprio in qualità di producer, intascò ben ventotto milioni di dollari in seguito al gigantesco successo della pellicola, fra i titoli che di fatto sancirono la nascita della New Hollywood. Eppure, nell'arco della sua lunga carriera il fratellino di Shirley MacLaine si è rivelato un professionista scrupoloso e metodico, pronto a investire enormi quantità di tempo, di attenzione e di denaro nei progetti in cui credeva, assumendone spesso pure la produzione e/o la regia e lasciando il meno possibile al caso. La determinazione, del resto, è stata il vero asso nella manica di questo ragazzone alto quasi un metro e novanta, che alla fine del liceo rinunciò a una carriera nel football per trasferirsi a New York e studiare recitazione, deciso a seguire le orme della sorella (già una star in ascesa nella Hollywood degli anni Cinquanta).
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Una breve gavetta fra la TV e il teatro e poi nel 1961, grazie ad Elia Kazan, ecco arrivare l'esordio sul grande schermo e una celebrità immediata: il pubblico, specie quello femminile, si lascia subito irretire dal fascino di questo aitante all-American boy che 'rivaleggia' con il coetaneo Robert Redford nei cuori delle spettatrici, ma pure in quelli delle sue colleghe. È pressoché infinito l'elenco delle conquiste (vere o presunte) di questo incallito seduttore: oltre a una lunga relazione con Julie Christie, Beatty avrebbe alimentato il proprio mito di dongiovanni grazie alle liaison con attrici come Leslie Caron, Natalie Wood, Diane Keaton, Isabelle Adjani e Madonna, mentre la cantautrice Carly Simon ha confessato che Beatty è stato la principale fonte d'ispirazione per la sua You're So Vain. Poi, nel 1991, fu galeotto il set di Bugsy, dove Beatty si innamorò della sua comprimaria Annette Bening: Warren e Annette, che insieme hanno avuto quattro figli, formano una delle coppie più solide e longeve del mondo dello spettacolo, tanto da aver appena festeggiato il loro venticinquesimo anniversario di matrimonio.
Ma accanto al passaporto da (ex) donnaiolo e a quello da eterno attivista politico, essendo da decenni uno dei più appassionati sostenitori del Partito Democratico (fu lui a mobilitare, nel 1972, un plotone di star del cinema e della TV nella campagna a favore di George McGovern contro Richard Nixon), c'è una carriera fra le più illustri di Hollywood: una carriera che lo ha visto raccogliere strepitosi successi con film come il già citato Bonnie and Clyde (1967), l'irriverente commedia Shampoo di Hal Ashby (1975) e il campione d'incassi Il paradiso può attendere (1978), in quest'ultimo caso nella quadruplice veste di produttore, regista (insieme a Buck Henry), sceneggiatore ed interprete. Il numero di cult in cui ha recitato, fra cui perfino il cinecomic Dick Tracy (1990, altra sua fortunata prova da regista), è di poco superiore a quello dei grandi film da lui rifiutati, da Come eravamo al title role in Kill Bill, mentre la sua bacheca di riconoscimenti comprende un premio Oscar su ben quattordici nomination (e una seconda statuetta speciale, l'Irving G. Thalberg Memorial Award), sei Golden Globe e un Leone d'Oro alla carriera.
Insomma, un curriculum variegato in cui non mancano pure un paio di disastri epocali, Ishtar e Amori in città... e tradimenti in campagna, e qualche altro occasionale passo falso, incluso purtroppo il suo recentissimo ritorno alla regia, la commedia romantica L'eccezione alla regola, con Lily Collins e Alden Ehrenreich, in cui Beatty in persona presta il volto al leggendario magnate Howard Hughes.
Involontario co-protagonista, un mese fa, della terrificante gaffe della cerimonia degli Oscar, con l'annuncio del vincitore sbagliato per il miglior film, oggi Warren Beatty spegne ottanta candeline, e noi vogliamo celebrarlo ricordando cinque fra i ruoli più importanti e significativi a cui questo intramontabile sex symbol ha dato vita sul grande schermo.
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5. I compari
L'insolito e crepuscolare western diretto da Robert Altman nel 1971, rovesciando uno dopo l'altro modelli e canoni del genere di appartenenza, segna la prima collaborazione artistica fra Warren Beatty e la sua partner di quel periodo, Julie Christie, alle prese con i due ruoli da cui deriva il titolo originale della pellicola: lui è John McCabe, famigerato giocatore d'azzardo appena giunto nella cittadina di Presbyterian Church, nello Stato di Washington, agli albori del ventesimo secolo; lei è Constance Miller, giovane donna inglese che si propone come tenutaria del bordello aperto da McCabe. Il pistolero di Beatty, introdotto nell'incipit del film dalle note di The Stranger Song di Leonard Cohen, è un antieroe malinconico dai contorni quasi donchisciotteschi, nonché uno dei personaggi più memorabili nella carriera dell'attore.
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4. Bugsy
Appena un anno dopo aver prestato volto e voce al detective dei fumetti Dick Tracy, nel 1991 Warren Beatty mette a segno un altro grande successo di critica e di pubblico con Bugsy, crime drama da lui stesso prodotto e con Barry Levinson al timone di regia: una biografia romanzata di uno dei più noti gangster degli anni Trenta e Quaranta, Benjamin Siegel, soprannominato dai suoi nemici Bugsy, ovvero "scarafaggio". Il naturale carisma di Beatty, a dispetto di un'età anagrafica superiore a quella del personaggio, contribuisce a trasformare il suo Siegel in una figura affascinante e fuori dal tempo: una sorta di criminale 'romantico' e un po' gaglioffo, divorato dall'ambizione di costruire il paradiso del gioco d'azzardo nel bel mezzo del deserto del Nevada e dalla passione per la starlette Virginia Hill, interpretata da una sensuale Annette Bening (e l'alchimia fra i due è un altro punto di forza del film). Grazie a Bugsy, Beatty ha ricevuto la sua quarta nomination all'Oscar come miglior attore.
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3. Splendore nell'erba
Uno dei debutti più promettenti che si potessero desiderare: nel 1961 un Warren Beatty appena ventiquattrenne affianca Natalie Wood (sua futura partner) in uno dei più bei film del maestro Elia Kazan, Splendore nell'erba. Ambientato nella soffocante realtà di provincia del Kansas di fine anni Venti, Splendore nell'erba è la storia dell'educazione sentimentale di due liceali alle prese con le irrefrenabili pulsioni dell'adolescenza e con la mentalità bigotta e sessuofoba del microcosmo in cui vivono; e se la Wood regala forse la sua migliore prova di sempre nella parte di Deanie Loomis, nei panni del suo fidanzato, Bud Stamper, il giovane attore sfodera un'intensità e una presenza scenica formidabili, dando corpo all'entusiasmo e alle inquietudini di questo comune ragazzo di provincia. Per la sua performance, Beatty è stato ricompensato con il Golden Globe come miglior attore esordiente.
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2. Reds
È il "sogno nel cassetto" che Warren Beatty ha coltivato per circa un decennio, nonché il frutto di oltre due anni di lavoro, fra riprese e post-produzione, e uno degli apici assoluti della sua filmografia: si tratta di Reds, kolossal a sfondo storico che Beatty, qui alla sua seconda prova dietro la macchina da presa (subito dopo il trionfo de Il paradiso può attendere), porta nelle sale nel 1981, aggiudicandosi fra l'altro il premio Oscar per la miglior regia (la pellicola vince in tutto tre Oscar su dodici nomination). La ricostruzione della vita del giornalista Jack Reed fra il 1915 e il 1920, dalla sua relazione con la collega Louise Bryant (una magnifica Diane Keaton) al viaggio in Russia durante la rivoluzione antizarista del 1917, passando per la diffusione del socialismo in America, confluisce in un affresco drammatico di incredibile potenza e densità, mentre Beatty, candidato all'Oscar come miglior attore, fornisce un vibrante ritratto di Reed, fra vita privata e impegno politico.
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1. Gangster Story
Impossibile non pensare, come "punta di diamante" nel repertorio di Warren Beatty, al suo personaggio più famoso: Clyde Barrow, giovane e spavaldo bandito che, nell'America della Grande Depressione, si guadagna una controversa notorietà come rapinatore di banche in coppia con la sua partner, la Bonnie Parker incarnata da una splendida Faye Dunaway. Bellissimi, audaci e fieramente ribelli, gli antieroi di Gangster Story, il cult diretto da Arthur Penn nel 1967 e ispirato alla reale vicenda della gang di Bonnie e Clyde, sono diventati due autentiche icone del cinema americano. E il Clyde di Warren Beatty, con il suo amalgama fra una sfrontata virilità, accenni di impotenza sessuale e l'insofferenza rispetto all'autorità, è uno di quei ruoli in grado di definire un'intera carriera: per Bonnie and Clyde Beatty si è guadagnato la sua prima candidatura all'Oscar (insieme a una nomination come produttore del film) e un posto d'onore negli annali della New Hollywood.
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