Esce mercoledì 2 luglio in Italia, cinque giorni dopo l'uscita Usa, il nuovo kolossal della Universal Wanted - Scegli il tuo destino, action ad alto contenuto adrenalinico che vede la partecipazione di un cast di stelle come James McAvoy (Espiazione), Morgan Freeman, Angelina Jolie e Terence Stamp. A dirigere questa cruenta storia mozzafiato è il regista kazako Timur Bekmambetov, al suo primo film americano dopo il grande successo riscosso in Russia con I guardiani della notte e I guardiani del giorno, due spettacolari film di fantascienza low-budget che hanno ottenuto incassi da capogiro. Regista oltremodo visionario e geniale, Bekmambetov arriva a Hollywood con una pellicola che ricalca l'azione e le mirabolanti invenzioni di regia dei suoi precedenti film ma stavolta (per fortuna) si attiene ad una sceneggiatura assai più lineare.
Basato sulla miniserie a fumetti scritta da Mark Millar e disegnata da J.G. Jones, pubblicata tra il 2003 e il 2004, Wanted racconta della rivincita di Wesley Gibson (McAvoy), un giovane e frustrato impiegato continuamente vessato da una fidanzata che lo tradisce, da amici, colleghi e da un'insopportabile capoufficio. Prelevato durante uno scontro a fuoco dentro un supermercato Wesley viene addestrato a diventare uno spietato assassino membro della Confraternita, una banda di supergiustizieri dai poteri ultrasensoriali di cui sembra facesse parte anche il padre che non ha mai conosciuto. Wes scopre così come uccidere sia nel suo DNA e si sottopone, non sempre volentieri, ai duri insegnamenti della sensuale e feroce Fox (Jolie) e del bizzarro gruppo di assassini capeggiato dall'ambiguo leader Sloan (Freeman). Con i suoi nuovi poteri Wes potrà così riscattare anni durissimi passati dietro una scrivania ma si accorgerà presto che nessuno può insegnare solo lui è in grado di scegliere il proprio destino.
A Roma per presentare il suo film, Bekmambetov ha tenuto a precisare le sue origini sovietiche e ha raccontato come la 'colpa' della sua trasformazione, da studente di ingegneria a regista di blockbuster, sia da attribuire ad un film italiano definito come il 'primo atto' di Wanted.
Come si è trovato a realizzare un film americano in un contesto così diverso dal suo solito?
Timur Bekmambetov: Direi molto bene, ho avuto un grande sostegno da parte di tutti, dai produttori agli attori, passando per gli sceneggiatori. Nonostante il salto di qualità rispetto ai miei precedenti film russi mi sono subito trovato a mio agio e ho realizzato esattamente quel che volevo realizzare nel modo in cui volevo farlo. C'è da dire che il legame con la mia terra rimane comunque molto forte visto che buona parte degli effetti speciali sono opera di professionisti russi, come i costumi (di cui si è occupata Varvara Avdyushko, moglie del regista ndr.).
Com'è riuscito ad amalgamare le due squadre che hanno lavorato al film sui due fronti?
Dalla parte americana c'erano grandissimi professionisti come il grande Danny Elfman che ha curato le musiche, David Brenner che ha montato il film, credo che il risultato parli da solo, il segreto è avere a disposizione un'ottima squadra di professionisti, persone capaci di adattarsi e con un grande talento. Volevo mantenere la promessa fatta qualche tempo fa di fare un film che valesse quattro volte I guardiani della notte, spero di esserci riuscito.
Com'è riuscito a trasformare la Jolie da mamma di tanti bambini e testimonial Unicef a feroce killer?
Non ho cambiato assolutamente nulla di lei e della sua immagine, sin dall'inizio abbiamo discusso del suo personaggio, l'abbiamo costruito insieme e le ho assicurato che non avrebbe mai ucciso alcun innocente ma gli omicidi sarebbero stati sempre motivati e mai gratuiti.
Come l'ha convinta a partecipare al progetto?
Sono andato a cena con lei, abbiamo parlato, è stata una serata piacevolissima e mi ha dato molte idee su come sviluppare il personaggio di Fox. Alla fine siamo arrivati ad una stesura assai più interessante di quella ideata da me e dagli sceneggiatori, anche se alla fine ci siamo sempre attenuti molto al fumetto. Era chiaro come stesse già entrando nel ruolo e come in realtà conoscesse meglio di tutti noi i sentimenti e l'indole del suo personaggio.
La scelta degli attori per i ruoli maschili com'è avvenuta?
Devo ammettere che all'inizio del casting, nel 2005, quando pensai di scritturare James McAvoy, in realtà lui non aveva ancora recitato in Espiazione e non era molto famoso. Per questo ho dovuto un po' lottare con la produzione che avrebbe voluto un attore protagonista già noto, ma con il passare del tempo si sono convinti anche loro che era il ragazzo giusto. Avevamo anche molti dubbi sul fatto che un grande attore come Morgan Freeman potesse accettare la parte, ma poi devo dire che è rimasto entusiasta del suo ruolo e da gran signore qual è ha deciso di partecipare.Il tema centrale del film è quello della scoperta di se stessi e della valorizzazione delle proprie capacità nascoste. E' secondo lei un film rivolto ai giovani che non hanno ancora deciso di prendere in mano la propria vita?
E' esattamente questo il fulcro del film e della storia. Si racconta un ragazzo qualunque alle prese con una vita dimessa e ripetitiva che sogna un mondo più giusto, la possibilità di dimostrare ciò di cui è davvero capace. Ma non è un film solo per i giovani, anche perché un ragazzo di 16 anni non sa cosa significa passare ogni giorno uguale all'altro in un ufficio a eseguire ordini, non sa nulla di frustrazioni di questo tipo. Questo film è dedicato anche a quelli della mia generazione, tra i 35 e i 45 anni, che oggi in fondo sono ancora dei ragazzi in cerca d'identità.
Rispetto al fumetto originale il film è forse troppo poco violento, perché questa 'epurazione' cinematografica?
Ho apprezzato moltissimo il fumetto di Mark Millar perché contiene tutta la rabbia e la voglia di rivalsa che è insita dell'essere umano frustrato e messo sotto pressione, ma il film è un'altra cosa, prova a fare un passo avanti. Il fumetto era una provocazione, mentre il film vuole dare una risposta a tutto questo, cerca una chiave di lettura.
Il suo film è iperveloce, è questo secondo Lei il ritmo di cui il cinema ha bisogno per stare al passo con i tempi?
Non si tratta di velocità ma di tempi. Un film è come una composizione musicale, ha bisogno di tempi diversi a seconda dei momenti. Il tempo è uno strumento importante nel cinema, soprattutto in film di questo genere. Sarebbe deleterio imporre allo spettatore sempre lo stesso ritmo e non accelerare o decelerare mai.
La sua esperienza più importante alle prese con il cinema italiano?
Forse l'esperienza più importante della mia vita professionale. Ero studente di ingegneria elettrica a Mosca negli anni '80. Una mattina sono entrato in un cineclub dove proiettavano Dillinger è morto di Marco Ferreri. Non conoscevo nulla né del regista né del film, ma quando sono uscito dalla proiezione ho fumato una sigaretta e mi sono detto che non avrei mai fatto l'ingegnere. Per questo a distanza di tanti anni ho realizzato Wanted, perché sostanzialmente i due film hanno la stessa storia di fondo, un personaggio molto simile come protagonista, un uomo comune che sceglie di cambiare la propria vita con coraggio. Potremmo dire che Dillinger è morto è stato il primo atto di Wanted.