"Ho Bill Fishman al telefono. Sta facendo un film su Marlo Brando e tu gli somigli parecchio". È iniziata così, nella casualità più totale, la strada che ha portato Billy Zane a interpretare la leggenda di Hollywood in Waltzing with Brando, film di chiusura del Torino Film Festival presentato in anteprima mondiale. Ma, in realtà, il regista e l'attore si conoscevano già.
Tutto merito di Posse, western del 1993 di cui Fishman era produttore esecutivo. "Non è stata una proposta tipica, non mi è stato presentato un copione. Abbiamo iniziato a parlare e a lavorare sulla bozza della sceneggiatura nell'arco di un anno", ricorda Zane. "E poi abbiamo iniziato a ballare insieme. È stata un'esperienza di collaborazione naturale, un progetto caratterizzato dalla grazia. È il film che ha trovato noi".
La sfida interpretativa di Billy Zane
Tratto dal libro di memorie Waltzing with Brando: Planning a Paradise in Tahiti scritto dall'architetto Bernard Judge, il film copre l'arco temporale che dal 1969 arriva al 1974. Cinque anni il cui Judge, diventano amico di Brando, ha lavorato per realizzare il sogno dell'attore: una casa sulla sua isola privata nella Polinesia Francese costruita nell'attenzione più totale all'ambiente e alla biodiversità. Sbalorditiva la somiglianza tra Billy Zane e il suo personaggio - "La gente non si rende conto e pensa sia il trucco il segreto dell'interpretazione, ma in realtà aveva solo una parrucca e una gobba sul naso", ci tiene a precisare il regista -, al punto da confondere realtà e finzione.
"La prospettiva di interpretare un ruolo del genere presentava una grande sfida, l'unico modo per avvicinarmi alla storia è stato cercare di immaginare come potesse essere Brando, di procedere con calma e senza ossessioni", confessa l'attore. "Perché - e lo dico senza screditare né lui né il progetto - era uno a cui non gliene fregava niente. È stato il modo più naturale per metterlo in scena, per celebrare le sue passioni rispetto alle notizie riportate sulle prime pagine dei tabloid. E accendere un faro in un luogo che ha forgiato la sua visione come uomo. Ho cercato di entrare in campo con dolcezza e amore. È stato il mio punto saldo".
L'attivismo ecologista
Waltzing with Brando nel concentrarsi su una parentesi temporale precisa della vita di Marlon Brando ne fa scoprire anche un profilo per lo più inedito: il suo attivismo ecologista e il desiderio di portare consapevolezza tra gli esseri umani provando a invertire gli effetti del cambiamento climatico già cinquant'anni fa. Il film è stato girato proprio nell'isola tanto cara all'attore. "Una fonte incrdibile, ti riempie i sensi in modo naturale", racconta Zane. "È il luogo più straordinario in cui abbia mai messo piede. Ho capito perché l'avesse toccato nel profondo e perché l'avesse scelto per trascorrere lì il resto della sua vita. È innegabile la sua magia".
"Tutta l'esperienza non ha mai avuto a che vedere con la forza, neanche intenzionalmente. Si è trattato di tenere i fili dell'amore e vedere che cosa attirava. Lasciare spazio alle reazioni. Questo coincide con lo stile di recitazione di Brando, la presenza, il cercare dei bellissimi incidenti sperando di essere in qualche modo sbilanciato in modo non programmato. E di improvvisare. È stato molto interessante per me farlo nei panni di Marlon".
Marlon Brando, il precursore
Parlando di cambiamento climatico e attivismo, Waltzing with Brando oltre ad essere un biopic finisce anche per avere una valenza legata all'attualità che sottende un messaggio preciso. "Se c'erano due fili a cui agganciarsi uno era l'amore e l'atro l'intrattenimento funzionale. 'Se vuoi mandare un messaggio, manda un telegramma', diceva Brando. Non era un fan dei film con un insegnamento, però ci siamo resi conto che per noi era importante proprio per i tempi in cui viviamo", sottolinea l'attore.
"È un'angolazione molto attuale considerando la minaccia esistenziale che tutti noi viviamo oggi. L'abbiamo proposta senza predicare o voler essere paternalisti. Brando è stato un precursore, ha dettato la linea su tante tematiche sociali e si è esposto quando non c'erano tanti attivisti a Hollywood. Ha investito i suoi soldi ed è stato paladino dei diseredati. Comprendeva le disuguaglianze tra le persone. E il fatto che avesse la lungimiranza di comprendere l'importanza dell'ambiente nel 1969 e immaginare i rischi che si correvano, mi ha entusiasmato".