Con Fabio Volo il divertimento è sempre assicurato, ed è così che anche una conferenza stampa può diventare un mini-spettacolo, grazie a doppi sensi, frecciatine all'interprete (che in seguito, sempre grazie all'esuberanza di Volo, si scoprirà superflua visto che i pochi giornalisti stranieri presenti parlano comunque italiano) e tanta autoironia. L'attore, giunto alla terza prova interpretativa sul grande schermo dopo i due film di Alessandro D'Alatri, è a Roma per presentare il "suo" Uno su due, film italiano in concorso diretto da Eugenio Cappuccio e interpretato anche da Ninetto Davoli.
Il film ha già ricevuto diverse recensioni positive e si prospetta un discreto successo italiano. Qual è il segreto di questo film, perchè ha funzionato così bene?
Eugenio Cappuccio: L'argomento trattato nel film richiedeva 'umanità e i sentimenti umani, un sguardo attento sul mondo e sugli altri da parte di chi si trova costretto a riflettere sulla propria vita, in questo mi sono ispirato ad un maestro come Francois Truffaut.
Un altro aspetto vincente della pellicola risiede sicuramente nell'inedita coppia Volo-Davoli, com'è nata quest'idea?
Eugenio Cappuccio: E' stata un'intuizione felice che ha preso forma durante il lavoro di sceneggiatura: è un film che richiede personaggi con grande umanità ma anche grande simpatia, un aspetto fondamentale per la riuscita del film.
Fabio Volo: In realtà io pensavo di essere in coppia con Anita Caprioli!
In realtà il rapporto con Ninetto è stato fantastico, quando ci siamo incontrati per la prima volta a Cinecittà per provare, ero ovviamente molto emozionato e felicissimo di conoscere e poter lavorare con questo grande attore. Sono da subito rimasto affascinato dalla sua simpatia e dalla sua straordinaria energia e voglia di vivere. Abbiamo molte cose in comune e questo nostro legame umano penso si veda anche sullo schermo.
Ninetto Davoli: Vedo in Fabio un ragazzo grintoso e gagliardo, un pò come ero io da giovane. Siamo entrambi persone molto semplici e naturali, ed in più è un bravissimo attore.
Fabio Volo ha partecipato al progetto fin dall'inizio, prima ancora che fosse scelto un regista, perchè proprio Cappuccio?
Fabio Volo: Per me è stata un'esperienza molto diversa rispetto a Casomai o La febbre, perchè il progetto è nato da un soggetto che ci era piaciuto molto e siamo così andati alla ricerca di un regista che potesse avere la sensibilità giusta. Cappuccio si è rivelato una scelta ottimale e devo dire che il risultato è sicuramente quanto di più vicino possibile a quanto avessi immaginato leggendo la sceneggiatura.
Lei ha avuto anche problemi di salute durante la lavorazione del film, come ha influito sulla parte che doveva interpretare?
Fabio Volo: Si, sono stato ricoverato appena iniziate le riprese, diciamo che, come un vero esponente del Metodo Stanislavskij, mi sono talmente calato nel personaggio che il mio corpo ha seguito a ruota e sono stato male!
In realtà è stata un'esperienza sicuramente poco divertente, ma anche molto utile per poter vivere in prima persona parte di quello che succede al protagonista del film e poter così scovare tanti dettagli della vita d'ospedale che ovviamente nella sceneggiatura non erano presenti.
Cosa può dirci di questa Festa di Roma, come sta vivendo questo evento?
Fabio Volo: Ad essere sincero non ho prestato particolarmente attenzione alle polemiche che ci sono state con Venezia, ma ho sempre trovato strano che una città come Roma non avesse un festival, per il cinema mi sembra quasi un luogo naturale. In quanto a me, cerco di essere sempre me stesso e a divertirmi ovunque mi trovo, non sento la pressione ma mi adatto facilmente in qualsiasi situazione. E poi ho albergo e pasti pagati, quindi non posso proprio lamentarmi!