A Torre Annunziata hanno ambientato il loro Butterfly (2018), un documentario sulla pugile Irma Testa e sul cammino che l'ha portata a conquistare una medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020, la prima nella storia del pugilato femminile italiano, e a Torre Annunziata sono tornati con il loro primo lungometraggio di finzione Californie (2021).
In questa terra che negli anni è diventato il luogo dove "hanno imparato a fare cinema" e che si sposa alla perfezione con il loro metodo, fatto di relazioni umane e empatia, Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman hanno deciso di girare anche il loro secondo film, Vittoria, prodotto da Lorenzo Cioffi, Giorgio Giampà, Nanni Moretti e Rai Cinema. In occasione del suo arrivo in sala dal 3 ottobre, dopo il passaggio in Orizzonti Extra, all'81esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, i due registi, gli interpreti principali e i produttori raccontano cosa è stato e cosa vuol dire continuare fare cinema indipendente oggi, un film di resistenza in un momento storico come questo. "Se la legge sul tax credit rimanesse così come è oggi, un film come questo non avrebbe diritto a usufruirne e non sarebbe possibile farlo".
Vittoria: tra realtà e finzione
Vittoria racconta la storia vera di Jasmine (Marilena Amato), una quarantenne che dalla vita ha avuto tutto quello che desiderava: un buon marito (Gennaro Scarica), tre adorati figli maschi e il suo salone di parrucchiera. Ma un sogno ricorrente le farà capire il suo bisogno più profondo: una figlia femmina. Contro ogni logica e mettendo a rischio il proprio matrimonio e il benessere di tutta la famiglia, Jasmine decide di affrontare un difficile percorso di adozione internazionale. Come spesso succede nei film di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, la protagonista arriva dal loro lungometraggio precedente, Californie: "Jasmine ci ha raccontato questa storia molto personale e da qui siamo partiti. Abbiamo fatto tante interviste sia con lei che con suo marito per tracciare bene la loro storia. Poi ci siamo confrontati con altre coppie che hanno fatto lo stesso percorso per capire meglio tutti i passaggi e successivamente ci siamo messi a scrivere la storia che segue il percorso fatto realmente da Marilena e Rino", spiega Cassigoli, "Gran parte del film è incentrato sulla loro vicenda reale alla quale abbiamo aggiunto elementi di finzione o provenienti da altre storie di adozione".
"Il corpo del film è il loro percorso, e abbiamo deciso di scegliere Jasmine e Gennaro anche come interpreti". Un metodo ben rodato che si tramanda ormai di film in film, basato sull'uso di camera a mano e di attori non professionisti. Un cinema del reale in cui le prove "sono una fase molto importante. Dopo ogni prova la sceneggiatura cambiava completamente in base a come i protagonisti della storia ricevevano le nostre idee", precisa Kauffman.
"Di finto c'è ben poco, solo qualcosa che a livello burocratico non si è potuto dire. Però la storia è questa", racconta la protagonista femminile, Marilena Amato. Ma rivivere la propria storia su un set non è stato facile: "Ho veramente lottato tanto per l'adozione di mia figlia Vittoria. Era una storia intima, la mia e quella della mia famiglia. È stata molto dura, ho pianto tanto in tutti i set e le scene che abbiamo girato, però sono felice di averlo fatto per mia figlia, che un domani saprà quello che ho fatto per averla. È stato doloroso e liberatorio insieme".
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Nanni Moretti e il suo coinvolgimento da produttore
Non ci è voluto molto a coinvolgere Nanni Moretti nel progetto, aveva conosciuto i due registi qualche anno fa ospitando il loro documentario Butterfly. "Poi li avevo rivisti alla rassegna 'Bimbi belli' che hanno vinto come miglior film con Californie. Avendo saputo che avevano un nuovo progetto, mi sono reso disponibile Mi piace produrre film che non mi assomigliano, non 'alla Moretti. Ad esempio usano sempre la macchina a mano, io invece non la uso mai. Mi piace molto il loro metodo di lavoro: coinvolgere attori non professionisti e girare con una troupe minuscola, piccola, agile. Si fa prima e si fa meglio, mi ha conquistato il loro sguardo limpido, pulito, efficace e per niente ruffiano, sono riusciti a fare un film bellissimo e commovente con pochi soldi. Per questo mi sono unito ai primi produttori molto volentieri e molto volentieri ho lavorato per loro nei mesi scorsi", dice Moretti.
"E poi mi sto ancora chiedendo qual è in Vittoria la persona che sceglierete e renderete protagonista del vostro prossimo film? Non mi sono dato una risposta", ironizza il produttore. "Se succederà vorrà dire che non si riuscirà mai ad andare via da Torre Annunziata!", scherza invece Kauffman. "Non abbiamo mai pensato di farne il luogo di una trilogia, ma è capitato che una cosa abbia portato naturalmente a quella successiva. Torre Annunziata è sempre stato il posto perfetto per fare il nostro tipo di cinema con pochissime risorse e il bisogno di trovare di volta in volta delle soluzioni diverse, appoggiandosi al supporto delle persone del luogo", dice prima di concludere ironicamente "forse siamo gli unici ad aver fatto tre film a Torre Annunziata senza mai parlare di camorra".