Virgin River 5, la recensione: la forza del "villaggio" per superare le avversità

La recensione di Virgin River 5: dal 7 settembre su Netflix arrivano i primi 10 episodi della serie ideata da Sue Tenney. Con l'inaspettata notizia del rinnovo per una stagione 6, gli ultimi due episodi li vedremo per uno speciale pre-natalizio.

Virgin River 5, la recensione: la forza del 'villaggio' per superare le avversità

Un anno e quasi due mesi abbiamo pazientemente aspettato per tornare a sentirci parte della famiglia di una delle serie più seguite su Netflix, Virgin River, tratta dai romanzi di Robyn Carr e trasposta sul piccolo schermo da Sue Tenney. Con un inaspettato rinnovo ad una stagione 6, dal 7 settembre l'amatissima coppia composta dall'infermiera Mel (Alexandra Breckenridge) e l'ex marine, barista e imprenditore Jack (Martin Henderson) ci coinvolgerà nuovamente sulle faccende lasciate in sospeso durante la stagione 4 mentre attorno a loro, la coralità della piccola cittadina che dà il titolo alla serie, ne avrà di avventure da vivere.

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Virgin River 5: una scena

Se in passato il primo episodio era sempre servito alla serie tv per saltare qualche spiegone di troppo e passare direttamente e velocemente a risolvere i numerosi cliffhanger con cui ci avevano lasciato sospesi, la stagione 5 a cui dedichiamo questa recensione, invece riprende esattamente da dove ci eravamo lasciati, per volontà del nuovo showrunner Patrick Sean Smith, che ha sostituito Tenney alla guida dello show. Jack non riesce ad abbandonare la rabbia e il risentimento verso Charmaine che per 5 lunghi mesi gli ha fatto credere di essere il padre dei gemelli che porta in grembo. Hope (Annette O'Toole) ancora non si rassegna a doversi affidare ad un aiuto ed anche Doc (Tim Matheson) tentenna ad accettare la sua malattia ed anche quella terminale del ritrovato nipote Denny. Anche per Brie (Zibby Allen) è il momento della resa dei conti con l'uomo che l'ha stuprata e resa vulnerabile psicologicamente per tanto tempo. Forse perché doveva essere l'ultima, la quinta stagione di Virgin River chiarisce da subito di essere orientata a porre i suoi personaggi di fronte a nuove prove ed alla difficoltà più ardua di tutte: accettare quello che la vita ci ha posto davanti, preservare e coltivare il bello e combattere il brutto anche e con l'aiuto degli amici, la famiglia, il "villaggio", la comunità di affetti.

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Virgin River 5: una foto di scena

Nonostante la cornice da cartolina di Virgin River e la storia d'amore da favola tra Mel e Jack, c'è tanta sofferenza, sfortuna e dolore anche tra tramonti, cioccolate calde e boschi incontaminati. La forza con cui gli abitanti di questa serie si rialzano nonostante i ripetuti ed a volte insistenti schiaffi in faccia corrisponde al cuore di questa serie. Oltre alle proprie battaglie personali, Virgin River 5 porrà i suoi protagonisti di fronte al fuoco che divampa, alle case bruciate, ai ricordi svaniti ed i momenti duri saranno molto più numerosi che nelle scorse stagioni. Forse per questa ragione, la 5 è quella con cui si può soffrire di più ma imparare altrettanto.

Virgin River 4, la recensione: per tutti arriva il momento di elaborare i traumi del passato.

La forza di Mel e la forza di Brie

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Virgin River 5: un momento della serie

Per tutta la stagione 4 abbiamo visto Mel cercare di accogliere la gravidanza senza farsi sopraffare dalla paura. Chi ha atteso il suo figlio arcobaleno (i bambini che nascono dopo un aborto spontaneo o una morte perinatale) sa che 9 mesi di gestazione sono un lunghissimo cammino fatto di alternati momenti di gioia e puro terrore, piccoli passi di speranza e timore. Attraverso Mel, Virgin River rende onore e rappresentanza a questo complicato universo di emozioni con veridicità e i toni giusti per la serie. Lo show non ha mai tentato di prendere alla leggera i temi che affronta, mai saltato dei passaggi fondamentali e mai sottovalutato, come abbiamo già affermato in passato, i lunghi percorsi richiesti per elaborare traumi, avvenimenti, guarire, migliorare, superare resistenze. Mel sceglie di prendersi una pausa con ciò che ama di più, il suo lavoro, nonostante questo sia sempre stato il suo modo per connettersi con se stessa, con gli altri e con il ricordo di sua madre. Poco lo si racconta ma spesso, nell'attesa di diventare genitori, il pensiero va a chi ci ha messo al mondo, all'infanzia, come se l'avvicinarsi a diventare genitore fosse anche un viaggio a ritroso nel tempo, su chi siamo stati e come siamo cresciuti.
Lo fa Mel e lo fa, diversamente, anche Jack, pronto a lasciar andare l'idea di essere padre di due gemelli, abbracciare quella di una figlia e liberarsi del suo patologico bisogno di controllare tutto. La vera forza di questa stagione sono le donne, Mel in primis, risorgendo dalle ceneri, letteralmente, e Brie, in prima linea ad affrontare una battaglia dolorosamente attuale, la violenza sessuale ed i muri che spesso ti erigono in faccia il sistema giudiziario e il mondo là fuori. Brie denuncia, rischia la carriera di avvocato, racconta lo stupro e fa tutto questo da sola, terrorizzata ma decisa a fare la differenza. Se nelle stagioni passate tutta la coralità di Virgin River sembrava limitante, pensando a personaggi come Brie, possiamo affermare che si è trasformata in ricchezza.

La forza della comunità

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Virgin River 5: una scena della serie

Nonostante la storia portante tra Mel e Jack, Virgin River è ormai sempre più uno show che fa della coralità il suo tratto distintivo. È per questo motivo che quando l'episodio 5 porta un incendio devastante in città, il suo corrispondere ad una prova dolorosa per Mel ci fa comprendere che la donna e Virgin River sono in fondo la stessa cosa, un tutt'uno, a confrontarsi con il più grande dei villain o la più profonda tra le alleate: la natura. Ci vuole un villaggio, ricorda un detto africano quando si parla di crescere un figlio. E se invece questo concetto potesse essere ampliato anche alle altre grandi imprese difficili e determinanti della vita? Virgin River 5, attraverso Mel e la rinascita di una cittadina dalle ceneri, ci dice che la strada migliore per rialzarsi, per guarire, è affidarsi alla forza della comunità, a chi comprende e condivide il tuo dolore, ti abbraccia e in silenzio ti sta accanto. Certo, il nostro caro nuovo showrunner Patrick Sean Smith e la sua squadra di scrittura filtrano questo profondo pensiero attraverso un "villaggio" virtuoso come l'immaginaria cittadina californiana del suo show ma il messaggio arriva forte, amaro e chiaro. Ad avercela una Virgin River dove vivere.

Virgin River 3, la recensione: una stagione ponte priva di autonomia

Gli uomini di Virgin River

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Virgin River 5: un'immagine della serie

Finora si è parlato solo di donne a Virgin River e bisogna ammetterlo, nonostante ci sia equilibrio numerico per genere all'interno del cast, i personaggi femminili sono sempre quelli che qui fanno muovere le cose, agitano, scuotono, risorgono. Che ne è degli uomini di questa serie? La stagione 5 gli lascia sempre più spazio per espandere i loro drammi e le loro azioni oltre la sottotrama crime che li ha visti protagonisti. Per Brady (Benjamin Hollingsworth) e Preacher (Colin Lawrence) c'è anche possibilità per l'amore, una volta lasciati (forse) alle spalle le beghe giudiziarie, i trafficanti di droga, gli omicidi. Denny (Kai Bradbury) prova a guardare oltre la malattia e Jack dalla stagione 4 in poi sta imparando a verbalizzare e comunicare le emozioni. Ai dottori Doc e Cameron (Mark Ghanimé) infine tocca fare i conti con limiti e debolezze. Il passato bussa alla porta di Doc sotto forma di un vecchio amore e la malattia degenerativa della cornea lo pone di fronte alla decisione che da tempo aveva evitato di prendere: passare il testimone. Anche nella tradizionale Virgin River ci si sta liberando del concetto di maschio alfa e infallibile. La fallibilità è concreta ed è di tutti. Meno bulimica del solito (o probabilmente ci siamo abituati a seguire le vicende di tutti, proprio come in una famiglia numerosa), Virgin River 5 chiude come sempre senza chiudere lasciando una sostanziosa sospensione agli ultimi due episodi che, però sospettiamo esseri carichi degli ormai abituali colpi di scena, corsia preferenziale per arrivare alla Stagione 6.

Conclusioni

A fine recensione della quinta stagione di Virgin River, ci sbilanciamo nel dire che è ancor più ricca della stagione 4, anche se più realistica e dolorosa, forse a causa di un cambio ai piani alti, il passaggio di testimone dalla showrunner originaria Sue Tenney a Patrick Sean Smith. L’immaginaria cittadina di Virgin River dovrà superare delle importanti prove così come Mel, costretta dalla vita a rimboccarsi le maniche ancora una volta. La stagione 5 è esaustiva e soddisfacente anche senza i suoi due episodi conclusivi ma il giudizio finale è rimandato a fine novembre.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Rispetta ancora una volta i tempi e i processi di elaborazione di traumi e resistenze.
  • Regala buonumore e sensazione di famiglia nonostante il lieto fine non sia sempre il destino di tutti.
  • La coppia Mel-Jack è perfetta.

Cosa non va

  • Demonizza un po’ troppo la città a favore della dimensione umana di provincia.
  • Si prende qualche licenza medica di troppo.