Parigi, 1667: Luigi XIV è un giovane di 28 anni, è sovrano di Francia ma fatica a imporre la sua autorevolezza ai nobili, che lo considerano debole e immaturo. Per diventare una guida rispettata, Luigi ha bisogno di liberarsi dei nobili e progetta un piano geniale quanto diabolico: costruire per loro una gabbia dorata, una prigione fatta di specchi e stucchi, piena d'oro e giardini: in 10 episodi, Versailles, co-produzione anglo-francese, che vede unite le forze di Canal+ e BBC Two, racconta la trasformazione in uomo del monarca passato alla storia con il soprannome di Re Sole.
Già rinnovata per una terza stagione, Versailles è stata presentata un paio di anni fa in anteprima al Roma Fiction Fest ed è arrivata su Neflix dal 6 Gennaio.
Versailles incontra I Soprano
Intrighi di corte, nemici nascosti ovunque, impegni di stato pressanti e rapporti familiari complicati, a partire dal segreto della moglie, in procinto di partorire, e dalla rivalità con il fratello Filippo, Duca d'Orlèans (Alexander Vlahos), che sperpera le finanze di Luigi tramando contro di lui per sostituirlo sul trono di Francia: il futuro Re Sole ha molto su cui ponderare, destreggiandosi su più fronti come un giocatore di scacchi, una strategia che ricorda quella della lotta per il potere di Il trono di spade, fatta soprattutto tra famiglie nobili, che, secondo il regista Jalil Lespert, che ha presentato la serie a Roma, ricorda molto I Soprano, con Luigi XIV che diventa una versione più giovane, elegante e infiocchettata di Tony Soprano.
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Serie in costume come I Tudors - Scandali a corte, I Borgia e Vikings hanno risvegliato l'interesse per l'epopea di dinastie celebri e Versailles si inserisce in questo filone non rinunciando però all'originalità: se il dramma familiare guarda a Shakespeare, la ricostruzione storica è allo stesso tempo fedele e originale, prendendosi libertà per quando riguarda abiti e colonna sonora, che non ha paura di far risuonare musica elettronica tra gli splendidi giardini di Versailles.
Una produzione reale
Girata in parte nella vera reggia di Versailles e nelle sale di altri castelli francesi, come Château de Pierrefonds e Château de Champs, la serie, costata 27 milioni di euro, è stata scritta da Simon Mirren e David Wolstencroft avvalendosi della collaborazione di storici, che hanno aiutato soprattutto gli attori, insegnando loro la rigida etichetta della reggia, mostrando come si vestivano, mangiavano e si muovevano i nobili francesi del '600. Oltre alla bellezza delle scenografie, Versailles può contare su costumi splendidi, disegnati da Madeline Fontaine e realizzati appositamente per la serie, cercando stoffe pregiate che sono andate a comporre 100 abiti per i personaggi principali e 200 per le comparse. Grande sfoggio di parrucche, come richiedeva la moda del tempo: quelle indossate dal protagonista sono di veri capelli umani, dal valore di diverse centinaia di euro l'una. Un tale sforzo produttivo non è passato inosservato: sul set della serie sono andati in visita persino il presidente della Repubblica di Francia e il Primo Ministro francese.
George Blagden, dalle asce di Vikings ai tacchi del Re Sole
Oltre al fascino della storia e alla bellezza di scenografie e costumi, la grande forza di Versailles è sicuramente il suo protagonista: a interpretare Luigi XIV è l'inglese George Blagden, passato in una sola settimana dal set canadese di Vikings, in cui ha interpretato il prete cristiano Athelstan, a quello francese, abbandonando asce e scudi per infilarsi nei tacchi del Re Sole. L'attore dà al sovrano un fascino particolare, destreggiandosi perfettamente nelle varie sfumature del personaggio, formalmente impeccabile di fronte alla corte, ma tormentato nelle sue stanze private. Dando al sovrano la giusta dose di ambizione e intelligenza, Blagden riesce a cambiare totalmente la sua fisicità, lavorando moltissimo sul corpo, che muove come un uomo dell'epoca, e sullo sguardo,capace di comunicare interi mondi anche quando non dice nulla e rimane immobile. Per interpretare al meglio Luigi XIV, l'attore inglese ha studiato l'etichetta del tempo, imparando perfino a mangiare come il sovrano francese, e si è fatto crescere i baffi, che, come ha rivelato, lo hanno tormentato durante i sei mesi di riprese, dandogli una sensazione continua di prurito. Del suo personaggio, così complesso e stratificato, l'attore ha detto: "Da spettatore guardo molta televisione e i miei personaggi preferiti sono sempre quelli che hanno molte cose in testa: problemi, segreti, fragilità. Per Luigi XIV è stato fondamentale renderlo interessante dal punto di vista psicologico, in modo da far emergere le sue vulnerabilità".
Movieplayer.it
4.0/5