Finale col botto per questa sessantacinquesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia che, dopo essere partita un po' in sordina, regala un'emozione grandissima incoronando re del festival The Wrestler di Darren Aronofsky che vede protagonista il gigante Mickey Rourke. Venendo meno al rigido cerimoniale veneziano, il celebre attore è salito sul palco insieme al regista (mentre il chihuahua Loki lo attendeva su una comoda poltrona della Sala Grande) per ricevere il Leone d'Oro regalando un indimenticabile one-man show e godendosi una lunghissima, meritata standing ovation del pubblico, fino a questo momento freddino con gli altri premiati. A tutti coloro che si sono lamentati della scarsa qualità dei film in concorso ritenuti per lo più brutti o, comunque, non all'altezza delle passate edizioni, non possiamo dar completamente torto visto che di pellicole non riuscite se ne sono viste parecchie, ma le opere di alto livello non sono comunque mancate. D'altronde sarebbe stato impossibile bissare la concentrazione di talenti di un'edizione eccezionale come quella del 2007. A trionfare è stato, dunque, il cinema più diretto, potente e muscolare di Darren Aronofsky che, dopo l'insuccesso del pretenzioso L'albero della vita, ha saputo fare un passo indietro e mettere da parte la sua visione cupa e sofisticata della realtà per realizzare un film che ha colpito giuria e pubblico come un doloroso pugno allo stomaco.
Tutti si sono inchinati di fronte al re Mickey che, a detta molti, avrebbe meritato la Coppa Volpi come miglior interprete maschile. A questo proposito il presidente della giuria, l'eccentrico Wim Wenders che per tutto il festival ha sfoggiato mise indimenticabili e cappottoni decisamente fashion, ma poco consoni al clima estivo del Lido, durante la conferenza stampa dei premiati si è lasciato sfuggire una mezza verità subito ritrattata, ma che lasciava intendere che molti dei giurati avrebbero preferito vedere Rourke trionfatore rispetto a Silvio Orlando, al quale è andato il premio per la miglior interpretazione maschile. A scontentare la giuria non sarebbe stato lo straordinario interprete de
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Premio doppio per i diretti contendenti di The Wrestler. L'etiope Teza del maestro Haile Gerima, colpo di fulmine per la gran parte dei critici presenti al Lido, deve accontentarsi del Premio Speciale della Giuria e dell'Osella d'Oro per la sceneggiatura. Il lungo biopic dedicato a trent'anni di storia etiope narrata dal punto di vista del protagonista, il medico Anberber, a nostro avviso rappresentava un'idea di cinema il cui importante contenuto è, però, veicolato da una forma non particolarmente originale. Decisamente più azzeccato il Leone d'Argento per la regia che va al poetico Paper Soldier, gelido dramma ambientato tra le steppe russe durante le settimane che precedono il lancio dello Sputnik con i primi astronauti diretti sulla Luna. Al film di Aleksey German Jr. va anche la meritata Osella d'Oro per la miglior fotografia. Convince molto poco, invece, il leone speciale inventato su due piedi per celebrare l'insieme dell'opera del regista tedesco Werner Schroeter, vecchio amico di Wenders nonché autore del criticato e poco comprensibile Nuit de Chien, tratto dal romanzo di Juan Carlos Onetti, che si porta a casa un premio imprevisto dovuto probabilmente alla stima che Wenders nutre verso il collega e alle sue cattive condizioni di salute. Dominique Blanc, protagonista de L'autre, ha invece soffiato la Coppa Volpi sotto il naso alla bella e questa volta anche brava Anne Hathaway, vincitrice annunciata dopo che la sua performance nei panni dell'ex tossicodipendente Kym, protagonista di Rachel Getting Married, aveva toccato il cuore di molti.
Come in tutte le edizioni non mancano i grandi esclusi, film amatissimi dalla critica e protagonisti fino alla fine del totomostra che sono stati completamente ignorati dalla giuria: in primis lo straordinario Rachel Getting Married di Jonathan Demme, dramma familiare dal look
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