La 65a edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia fa segnare un record già dal nome del suo direttore: Marco Muller è stato infatti riconfermato alla direzione del festival dopo la fine del suo primo mandato quadriennale, non era mai accaduto prima. Il nuovo corso di Biennale Cinema si apre quindi nella fiducia verso una figura come quella di Muller che ha saputo dare nuovo vigore alla Mostra, che attraverso le sue selezioni, nei quattro anni precedenti, è riuscito ad allargare l'orizzonte dello sguardo di noi spettatori, portando nel bagaglio culturale del festival cinematografie altre che con grande dignità e qualità hanno saputo ritagliarsi il proprio spazio nella storia della Mostra e lasciare un segno in quel pubblico che si trovava per la prima volta ad assistere a un cinema diverso, in divenire. Anche quest'anno, a circa un mese dall'inizio della Mostra, il Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, e il Direttore della Mostra, Marco Muller, hanno incontrato la stampa all'Hotel Westin Excelsior di Via Veneto a Roma per la tradizionale presentazione del programma e per l'illustrazione delle linee guida che hanno portato a questa 65a Mostra del cinema di Venezia, che si svolgerà dal 27 agosto al 6 settembre. Inevitabile un commento, da parte del presidente Baratta, alla riconferma del direttore artistico della Mostra: "Muller è stato riconfermato per quattro anni alla guida della Mostra con grande convinzione da parte di tutto il Cda della Biennale di Venezia - ha dichiarato Baratta - La Mostra vuole essere di ampia latitudine, internazionale, e per questo consideriamo Muller il nostro uomo che percorre il mondo alla ricerca della qualità. Nella selezione delle opere c'è stata grande libertà di giudizio che ha permesso così di avere i prodotti più qualificati. La Mostra riflette l'andamento delle cose del mondo, presentando opere qualitativamente importanti e significative."
Come ci ha già abituati in questi anni, la Mostra messa a punto da Muller si ritrova ancora una volta a confrontarsi con un'idea di cinema in continua evoluzione. Le note di presentazione di questa edizione, firmate dallo stesso direttore, ci fanno conoscere il percorso che ha portato alla composizione del festival. "Non volevamo più chiedere al cinema di salvarci da un presente problematico, ambivalente, ambiguo - scrive Muller - Toccava a noi, invece, starci dentro. Il cinema è diventato un insieme di idee, di forze, di proprietà, di miti e di storie. E soprattutto si è trasformato in un nuovo modo del pensiero, originale e potente." Per Muller il cinema "è anche divertimento ed è senz'altro industria che organizza il divertimento. Tuttavia, non è più lo spettacolo di massa dagli effetti incantatori, in grado di rinnovare di continuo la propria mitologia." Per trovare risposte alla fine della modernità e dell'idea di un "cinema moderno" bisogna "andare in quei mondi (a Sud, a Oriente) dove la "modernità necessaria" non è mai arrivata per davvero." Per i mondi a noi più vicini, Muller ripropone e rispolvera il concetto di Autore, colui cioè che può "ancora offrirsi il lusso di essere intempestivo, che crede nel nuovo ma ha la consapevolezza che il futuro è un'arte della trasmissione (e a volte della tradizione)." La 65a edizione della Mostra si è configurata quindi come pluralistica, volutamente contraddittoria, andando a privilegiare come collante che tenesse insieme le opere l'intuizione delle verità che in esse si celavano. "Nella selezione abbiamo inseguito un sistema di individualità, ma anche molteplicità di fenomeni espressivi - spiega Muller nel corso della conferenza stampa - Facciamo la Mostra per capire cosa ci sarà oltre il cinema. Vogliamo lasciarci possedere da chi i film li fa. Il concorso offre un quadro dinamico, non agonistico, di quello che sta succedendo nel mondo. L'epos più potente ci viene dall'Africa di Haile Gerima, in un film di due ore e mezza quale è Teza, che parte dal Mediterraneo per cercare di farci capire cosa è un paese che esce ora da delle lacerazioni lontane dall'essere rimarginate."
Sono 18 i paesi rappresentati in questa edizione della Mostra, che Muller vuole dedicare a Youssef Chahine, regista egiziano recentemente scomparso, che il direttore considera "uno dei pochi cineasti ad aver mostrato davvero che il cinema serve a far danzare i cuori e i cervelli. Il suo è stato un cinema contraddittorio e pluralistico a cui si ispira il programma della mostra di quest'anno." Secondo queste linee guida si è andato componendo un cartellone che concede pochissimo al glamour per proporre al pubblico una vera e propria sfida: esplorare, riflettere, godere delle diverse traiettorie di un programma che privilegia la libertà espressiva e sfida il comune senso del reale, mettendo in discussione l'idea di fiction e i limiti del punto di vista consentito allo spettatore. Delle tre sezioni principali, ben 49 sono i lungometraggi in prima mondiale, 5 in prima internazionale. A comporre il Concorso 21 titoli, mentre il Fuori Concorso prevede 7 film inediti e 4 riproposte, e Orizzonti un totale di 20 opere, considerando le 18 già annunciate e le rimanenti 2 che saranno svelate nelle prossime settimane in quanto ancora prive del visto censura. Tra gli Eventi del Fuori Concorso e di Orizzonti assisteremo inoltre ad altri 13 titoli. "E' stata una Mostra che si è andata a fissare, nei contorni della selezione, proprio nel farsi dei diversi film _ - dichiara Marco Muller - _Siamo stati una sorta di sismografo che registrava uno spettro di tutti i movimenti e i sommovimenti del mondo cinematografico." A chi gli chiede se c'è un tema comune nei film selezionati quest'anno, Muller risponde così: "Non credo si possa fare una Mostra a partire da un tema scelto. Ogni tanto succede che c'è una coincidenza tra i film proposti, ma non è voluto. Qui viene fuori un nomadismo culturale che vuol dire essere parte di un processo osmotico che esiste da tremila anni. Le culture delle società sono legate da un rapporto simile a quello delle onde del mare. Se dobbiamo per forza trovare un comune denominatore, si può però evidenziare un numero forte di film che parlano in prima persona di adolescenti. C'è di nuovo la "condizione giovanile" al centro di molte opere come una delle realtà con cui bisogna fare i conti oggi." Quattordici sono i film italiani presentati alla Mostra, ai quali si andrà ad aggiungere il corto Vicino al Colosseo... c'è Monti, un nuovo esempio di cinema diaristico che proprio in questi giorni Mario Monicelli sta finendo di girare. Muller spiega la presenza di ben quattro titoli italiani in concorso sulla scia di un "anno eccezionale" per la nostra cinematografia, che è tornata dal Festival di Cannes rinata, grazie ai film di Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, entrambi presenti al Lido il 3 settembre per ricevere il riconoscimento "Premio alla creatività 2008" voluto dalla Siae per quelle personalità che hanno meglio valorizzato il cinema italiano nel mondo. A conferma di questo ritrovato interesse verso il cinema nostrano, aprirà la sezione Orizzonti il film Pa-ra-da di Marco Pontecorvo: "E' un opera prima che ci è sembrata importante per tante ragioni - afferma Muller - E' un bell'esempio di cinema nomade e non è il solo in questa Mostra, perché in concorso c'è anche Marco Bechis con La terra degli uomini rossi - Birdwatchers, girato in Brasile. I cineasti italiani hanno ritrovato la capacità di guardare al mondo e di dare col cinema una sintesi di ciò che vedono." L'Italia torna inoltre a raccontare le urgenze. Saranno presenti al Lido, infatti, due documentari che raccontano l'emergenza delle morti bianche nel nostro paese degli ultimi tempi: si tratta de La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti e ThyssenKrupp Blues di Pietro Balla e Monica Repetto. A questi va ad aggiungersi la versione restaurata di Yuppi Du di Adriano Celentano, "il primo film ad aver affrontato l'argomento - sostiene Muller - Bisogna riscoprire un film che è stato in grado di stare sul reale, stilizzandolo secondo il gusto inconfondibile di Celentano che a Venezia terrà la sua prima conferenza stampa dopo 15 anni, per parlare di cinema e del suo rapporto con quest'arte." Paolo Benvenuti ha invece realizzato Puccini e la fanciulla, omaggio al grande compositore Giacomo Puccini per il 150° anniversario della sua nascita, una storia privata che è anche il racconto della nascita di un'opera lirica quale La fanciulla del West. A chiusura della Mostra, tra i titoli Fuori Concorso, un altro film italiano, Orfeo 9 di Tito Schipa Jr., la prima opera rock italiana, realizzata nel 1973, con due interpreti d'eccezione, Renato Zero e Loredana Bertè.
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La Mostra di quest'anno è costata 11 milioni di lire, dei quali 70% di contributo pubblico e 30% di entrate proprie. Con questa edizione della Mostra partono poi i lavori per la costruzione del famigerato nuovo Palazzo del Cinema: "Il 28 agosto ci sarà una piccola cerimonia di posa della prima pietra del Palazzo del Cinema - ha dichiarato a tal proposito il presidente Paolo Baratta - Al Lido troveremo già le prime macchine del cantiere. Il progetto è stato perfezionato nel corso degli ultimi mesi. Si tratta di un complesso che ospiterà una sala principale da 2350 posti, due sale più piccole da 480 e 300 posti e un grande spazio destinato all'organizzazione delle varie attività collaterali. La prima Mostra dotata del complesso sarà inaugurata nel 2011, ma nel caso di un miracolo forse la Sala Grande potrà essere inaugurata già nel 2010." Il tanto atteso salto di qualità nelle strutture della Mostra sta quindi per essere effettuato e Baratta tiene a sfatare un mito: "In molti dicono che alla Mostra di Venezia manca la città, che è un evento isolato e isolano. I numeri però parlano chiaro: l'anno scorso abbiamo venduto 40.000 biglietti al Lido, 20.000 tra S. Paolo e Mestre e con quelli staccati altrove raggiungiamo i 110 mila biglietti venduti intorno ai film della Mostra. Pochi altri festival al mondo possono contare su una partecipazione simile". L'appuntamento è quindi fissato per il 27 agosto in laguna. I fratelli Coen sembrano garantire con la loro commedia una partenza fulminante, a differenza degli ultimi anni che hanno offerto film d'apertura decisamente zoppicanti. Sullo stato di salute del cinema italiano e sulla qualità di un cartellone così sfaccettato ci sarà modo di discutere quando le pellicole saranno finalmente proiettate in sala.