In una zona periferica della Georgia, l'ex membro dei marines William Duncan conduce un'esistenza felice insieme all'amata moglie Jen e alla figlia adolescente Kat, che ha il sogno di diventare una campionessa di softball. Sogno destinato a interrompersi un giorno quando, mentre si trova a bordo del pick-up di famiglia in attesa che il padre compri del cibo d'asporto, è vittima dell'assalto di una banda di criminali.
La ragazzina viene fatta scendere dal mezzo e uccisa a sangue freddo, come rito di iniziazione per Danny, il figlio del gangster locale Donnie. Come vi raccontiamo nella recensione di Vendetta, William accorre sul luogo del delitto quando è ormai troppo tardi ma riesce a far arrestare l'assassino. Il problema è che lui è il solo testimone oculare e in questo modo il colpevole, senza altre prove certe, rischia una condanna minore, tanto che con la buona condotta potrebbe essere fuori nell'arco di tre anni. Una pena troppo leggera per William, che decide di far decadere le accuse nei confronti di Danny al fine di poterlo pedinare una volta al di fuori delle mura del carcere. L'unico obiettivo del protagonista è quello di vendicarsi, ignaro delle conseguenze che questo provocherà...
Giustizia ad ogni costo
Già il titolo è ampiamente esplicativo di quanto andremo ad assistere nel corso dell'ora e mezza di visione, che segue pedissequamente tutti i classici step del revenge-movie d'ordinanza, come Il giustiziere della notte e affini ci hanno insegnato nel corso di decine - centinaia, addirittura migliaia - di pellicole a tema.
Vendetta è il tipico prodotto di serie b che sarebbe passato inosservato senza la presenza in ruoli secondari - o addirittura terziari - di star più o meno ammuffite del cinema action, a cominciare proprio da quel Bruce Willis ritiratosi negli scorsi mesi in seguito alla diagnosi di afasia. Anche in questo caso il popolare die harder si limita al minimo indispensabile, con battute/dialoghi brevi e uno sguardo fisso in camera e monoespressivo, segno evidente della patologia che ha condizionato la sua carriera nell'ultimo decennio.
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Chi si rivede
A fargli compagnia nelle vesti di guest star troviamo in quest'occasione un volto familiare come quello di Thomas Jane - probabilmente nelle vesti del personaggio più riuscito nella sua essenza piacevolmente guascona - e Mike Tyson, improbabile gestore di un'autofficina immischiata in loschi giri. Poco da spendere invece, per via di una performance impalpabile, sul protagonista interpretato da Clive Standen, che di vendetta se ne intende avendo già vestito il ruolo principale nella serie televisiva Taken, tratta dall'omonima trilogia per il grande schermo con protagonista Liam Neeson.
A mancare è il giusto tormento introspettivo, con il dramma vissuto da William che non riesce mai prepotentemente a colpire il lato emotivo dello spettatore, il quale assiste ad un racconto che procede per inerzia su scelte stilistiche spesso discutibili - su tutte un inseguimento automobilistico nel quale, in un cambio scena, si passa improvvisamente dal giorno alla notte senza una reale motivazione cronologica.
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All'insegna dell'approssimazione
Ma Vendetta oltre alle ingenuità di messa in scena palesa forzature altrettanto evidenti in fase di sceneggiatura, con situazioni obbligate che fanno apparire di volta in volta i vari contendenti uno più imbelle dell'altro, con sparatorie e rocambolesche scorribande action che si alternano senza sosta senza provare a insinuare ulteriori sfumature, in grado di umanizzare un protagonista per il quale ben presto la cieca missione di "occhio per occhio, dente per dente" diviene la sola ragione di vita.
La citazione di Stieg Larsson - il compianto scrittore svedese autore della trilogia cult di Millennium - a precedere i titoli di coda sembra un orpello gratuito e ininfluente a giustificare le scelte di questo vendicatore disperato e accecato dal dolore, ennesimo elemento fine a se stesso di un'operazione ben più che mediocre e povera di idee.
Conclusioni
Dopo che la figlia viene uccisa a sangue freddo davanti ai suoi occhi dai membri di una gang, quale sadico rito di iniziazione, un tranquillo padre di famiglia con un passato nel corpo dei marines decide di farsi giustizia da solo. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Vendetta, ci troviamo davanti ad un revenge-movie di serie b, popolato da star più o meno (de)cadute del genere - uno stanco Willis in primis - e da soluzioni narrative straabusate, che caratterizzano novanta minuti di visione assai dimenticabili.
Perché ci piace
- Thomas Jane è l'unico nel cast a donare un pizzico di personalità al suo personaggio.
Cosa non va
- Bruce Willis e Mike Tyson fanno le belle figurine e nient'altro.
- La messa in scena è ricca di evidenti errori e/o forzature, così come la sceneggiatura.