Con il suo ruolo iconico in The Office, Rainn Wilson è un volto che viene immediatamente in mente quando si parla di remake americani di serie britanniche e ora conferma questa suggestione con la sua partecipazione a Utopia, rifacimento targato Amazon della popolare serie inglese del 2013 distribuito su Prime Video dal 30 Ottobre. Nel remake firmato da Gillian Flynn, la penna dietro Gone Girl e il romanzo da cui è tratta Sharp Objects, Wilson interpreta il dottor Michael Steams, una figura di scienziato quantomai attuale, considerando la pandemia in corso e il momento che stiamo vivendo, che richiama in modo inquietante quanto si vede nella serie.
Nel mondo di Utopia
Che tipo di serie è Utopia? Come la descriveresti?
Rainn Wilson: La cosa meravigliosa di Utopia è l'essere tanti show impacchettati in uno. È un thriller, è una commedia molto dark, è una storia di cospirazioni, ha della fantascienza e un aspetto sociale, tutto allo stesso tempo. Affronta tanti generi diversi allo stesso tempo. Quindi se sei fan di uno o più di questi generi, può piacerti Utopia. Inoltre è un viaggio frenetico e questi otto episodi volano via, lasciano senza fiato e sono sicuro che il pubblico sarà eccitato e aspetterà speranzoso una seconda stagione.
Qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura?
Quando Gillian Flynn mi ha offerto la parte, mi sono stati mandati sei script e, sinceramente, ero un po' scettico. Non sapevo molto dell'originale e sapevo che il mio personaggio non sarebbe stato nel primo episodio, quindi ho iniziato a leggere e sono stato immediatamente rapito. Avevo intenzione di leggere solo un episodio e mezzo, invece ho letto il primo, il secondo e poi il terzo e continuavo ad andare avanti. Adoro i personaggi e soprattutto il mio. Mi è sembrata qualcosa di molto diverso da qualunque cosa avessi fatto prima, questa specie di scienziato nerd che affronta un viaggio bizzarro, carico di integrità, ma allo stesso tempo di umorismo. Quindi ho accettato e sono felice di farne parte.
La showrunner di questa serie è Gillian Flynn che è una scrittrice che amo molto. Ci racconti come è stato lavorare con lei e come avete definito il personaggio?
Non conoscevo per niente Gillian prima che mi offrisse il ruolo e mi ha impressionato moltissimo, ho amato lavorare con lei. La sua visione è fantastica. Sembra una casalinga americana molto ordinaria, ma è un demonio! È folle, ha un senso dell'umorismo così contorto e una sensibilità cupa e incasinata. L'adoro! Le è stata data carta bianca con Utopia e questo le ha permesso di mostrare questi aspetti di lei, ma lavorarci insieme è una gioia.
Come ti sei preparato per il ruolo?
Quando ho avuto la parte, sono tornato al college e ho preso una laurea in biologia molecolare... e questa battuta avrebbe funzionato meglio se avessi pronunciato bene molecolare. In realtà non ho fatto molta ricerca come scienziato, perché la scienza è solo uno sfondo a cui facciamo riferimento, ma non uso molto strumenti scientifici o un gergo del settore. La preparazione è stata molto emotiva e psicologica per il dottor Michael Steams e per il viaggio che deve affrontare, che inizia come piccolo individuo che lavora nel seminterrato di un college su un campo di studi molto ristretto e viene catapultato sul palcoscenico mondiale. È un percorso eccitante quello che affronta e su quello mi sono concentrato.
L'arte del remake
Sei uno specialista di adattamenti americani di serie britanniche. Come ti regoli? Preferisci guardare l'originale prima o eviti di farlo?
Quando ho fatto il The Office americano, ero già un grande fan di quello BBC. Pensavo fosse fantastico ed ero entusiasta di far parte del remake, ma non volevo fare semplicemente fare la mia versione di Gareth, volevo che Dwight Schrute fosse un personaggio autonomo e credo che siamo riusciti a farlo. Per quanto riguarda Utopia, non ho visto l'originale britannico, forse potrei farlo ora, perché non c'era un legame diretto con il personaggio di un virologo al centro di questa specie di cospirazione. Non avevo una necessità concreta di guardarla e non volevo essere influenzato dal tono generale. È un punto importante: se devi fare il remake di una serie, devi sapere perché lo stai facendo. In questo caso Gillian Flynn ha preso il cuore della serie originale e l'ha adattato per poter raggiungere il grande pubblico di tutto il mondo, a cui piace la commedia nera, la violenza sopra le righe e personaggi folli. L'ho descritta come Stranger Things che incontra Quentin Tarantino e penso sia perfetta per quelli che amano queste cose.
La serie originale è stata criticata per la violenza e Gillian Flynn ha già dichiarato che la vostra versione è meno violenta. Sei d'accordo?
C'erano state controversie per la violenza della serie britannica, che molti consideravano gratuita. Anche la nostra versione di Utopia è violenta e ci sono momenti scioccanti, ma sono relativi alla storia. Bisogna fare in modo che la violenza non prenda il sopravvento sulla storia, ma che ne sia parte. Lo stesso riguarda l'umorismo, si tratta di aspetti che devono aiutare a raccontare la propria storia. Non ci deve essere poca violenza, né troppa, la difficoltà è proprio nel trovare questo equilibrio. La gente è abituata alla violenza e nel nostro show ce n'è, ma il cuore del racconto sono i personaggi e il loro viaggio.
E che tipo di messaggio può dare al mondo un personaggio come il tuo in questo momento?
Sì, sono felice di interpretare un personaggio che è uno scienziato, che è un uomo che fa fede nella scienza, nei fatti, in un mondo pieno di cospirazioni, sia in Utopia che nella realtà. Credo che la scienza sia importantissima e non capisco cosa sia accaduto all'umanità, visto che sembra che un terzo delle persone del pianeta abbiano abbandonato il metodo scientifico basato sui fatti per prendere decisioni. È una follia per me che la gente non creda nel cambiamento climatico, che le mascherine aiutino, che non credono agli scienziati. Non so se interpretare il dottor Michael Steams può fare la differenza, ma sono felice di essere dalla parte della scienza.
Utopia, parla John Cusack: "È una serie che spiazza continuamente lo spettatore"
Il rapporto con la realtà
La serie affronta il tema della pandemia ed è molto attuale in questo momento storico, tanto che fa un po' paura. Com'è riguardarla ora, soprattutto considerando che il tuo personaggio è uno scienziato e direttamente coinvolto in ricerche di questo tipo?
Sì, fa venire i brividi far parte di una serie che tratta una pandemia virale. E per di più interpretare uno scienziato che è un virologo. Scherzavo l'altro giorno che le persone accuseranno Jeff Bezos di aver creato la pandemia per spingere la gente a guardare Utopia. Potrebbe essere la prossima teoria della cospirazione! Sì, fa venire i brividi, è spaventoso, ma allo stesso tempo rende la serie molto più rilevante. Credo che il pubblico sarà incuriosito da Utopia, che è stata realizzata nel 2019, ma parla di noi. Parla di una pandemia che riflette quello che sta succedendo nel mondo.
Che rapporto hai con le teorie della cospirazione? Ne hai una preferita?
Sì, credo nelle teorie del complotto, ma forse non quelle che sono considerate tali oggi. Non credo che l'11 settembre sia opera del governo americano, non credo che l'atterraggio sulla Luna sia un fake firmato da Stanley Kubrick e non credo che ci fossero più assassini di Kennedy, ma credo alla cospirazione che le compagnie energetiche e petrolifere hanno portato avanti per decenni cercando di nascondere la scienza che riguardava il cambiamento climatico per non far capire che dipendesse dall'uomo. È una grossa cospirazione ed è stata provata, è basata su fatti e ci si può informare. A queste teorie credo, quelle basate su fatti provati e sulla scienza.
Le piattaforme streaming hanno acquisito maggior importanza nell'ultimo periodo e sono state un aiuto concreto per le persone. Pensi che lo diventeranno ancora di più nel prossimo futuro?
È molto interessante lo spostamento dai film alla televisione. Quando ero ragazzo, la televisione era piccola così, aveva una qualità terribile, mentre ora per 600 dollari puoi comprare uno schermo enorme con un'immagine di qualità e puoi avere un piccolo cinema in casa, dove poter guardare tutto quello che ti pare. Eppure c'è qualcosa della serialità che affascina, il ritornare ogni settimana sugli stessi personaggi, ed è qualcosa che fa presa alla visione casalinga. Credo che le limited series siano il mezzo del futuro. I film non saranno mai messi da parte, perché offrono un'esperienza unica e spettacolare, ma sempre più persone nel mondo stanno dimostrando di apprezzare delle storie di più ampio respiro.